Manifestazione nazionale l’11 dicembre a Roma

L'annuncio di Bersani: “In piazza contro il governo”

6 novembre 2010

“Faremo una manifestazione nazionale contro il governo. Se siete d'accordo la faremo l'11 dicembre a Roma”, dice Bersani e l'Auditorium si scioglie in un applauso: “Bene, vedo che siete d'accordo. Abbiamo a cuore tre cose: democrazia, lavoro, solidarietà. Parleremo di questo a un Paese sbandato. Stiamo facendo una grande iniziativa capillare estesa in tutto il paese. Siamo l'unica forza che può farlo”.

E tra gli applausi dei Segretari, Bersani ha concluso l’Assemblea nazionale dei circoli: “Che bel Partito che siamo, siamo una gran bella squadra -ha esordito il Segretario – ed ho l’idea che questo potrà generare un cambiamento. Grazie per la partecipazione numerosa, questi sono dati che ci fanno riflettere. Quando noi dirigenti parliamo con i compagni e amici vicini alla gente comune, ne ricaviamo un di più di forza e coraggio, mentre, man mano che ci allontaniamo, un avvitamento nostro, ci fa perdere di vista l’obiettivo. Tra la tivù, i giornali e la gente si è creata una frattura, c’è un muro comunicativo che dobbiamo superare. Il senso comune si sta distaccando dalla politica e c’è un problema di sfiducia e radicalizzazione non inferiore ai primi anni novanta, descritti con uno scollamento drammatico tra gente e politica”.

“Il mio ragionamento è questo – ha detto Bersani -, quello di questi tempi, non è un passaggio da un governo all’altro, ma un passaggio di cui si parlerà nei prossimi anni. Con questa premessa: cercare di uscire dal cerchio surreale di una politica distante, in quanto noi siamo l’unico vero Partito a radicamento nazionale di questo Paese. Noi facciamo 2000 Feste Democratiche e de l’Unità. A noi la Lega e Berlusconi ci fanno un baffo! Voi – ha detto rivolgendosi ai dirigenti locali – siete stati stimolanti e interessanti e vi siete occupati del tema del Partito. Ma ancora, questo non è il Partito democratico che voglio io, lo Statuto non mi consegna ancora la forbice. Dobbiamo trovare il modo di diventare il Pd e noi lo faremo. Andiamo a vedere i dati: l’80 per cento dei Segretari provinciali è sotto i 40 anni, mi viene da dire andiamo avanti così, ma voi delle altre generazioni date una mano. Bisogna sostenere un rinnovamento che significa si il voto per quello più giovane ma anche dare una mano. Ed io farò così. Avanti la nuova generazione ma con un po’ di memoria, di esperienza, di know – how. Dobbiamo misurarci con un progetto per l’Italia. Per dare un profilo culturale al Paese e lo faremo facendo un Partito su base territoriale. Il territorio resta il luogo privilegiato dove poter selezionare la gente che è in grado di guardare gli altri all’altezza degli occhi”.

Io sul simbolo di Partito Bersani non ce lo scrivo. “Questo per una ragione politica –ha spiegato il Segretario -, se uno non pensa di avere qualcosa alle spalle non può fare politica. È questo il tema, noi non crediamo nel Partito personale e pensiamo che la democrazia sia questo. E sul simbolo di Partito io Bersani non ce lo scrivo, Noi abbiamo preso un’altra strada rispetto alla personalizzazione di Berlusconi, e ciò sarà un vantaggio per noi, in Europa e nel solco delle grandi democrazie occidentali. Prima di tutto questo è un passaggio di fase e non possiamo accettare altre forme di governo di questo genere anche quando Berlusconi non ci sarà più. Davanti a questo, ci deve essere il decisionismo, ma non personalismo, anche se siamo assuefatti ad una personalizzazione dei Partiti. C’è una utilizzazione della legge elettorale come una nomina e noi su questa dobbiamo mettere mano e far riflettere la nostra gente, e avere tanto popolo a cui rivolgerci. Riflettiamoci, parliamo da Segretario a Segretario, da dirigente a dirigente se necessario. Alla prima Direzione da Segretario del Pd, ho detto: non sono permaloso, ho un atteggiamento amichevole verso tutta la nostra squadra, l’unico limite è che ci sia una critica rispettosa dei membri dell’associazione. Da adesso in poi io lo pretenderò. Faccio una scommessa: noi fra non molto, saremo il primo Partito del Paese. Vi chiedo: amicizia, apertura anche con umiltà”.

Siamo al secondo tempo del berlusconismo. “Siamo ad un passaggio cruciale per la storia del Paese”. Noi abbiamo un Presidente del Consiglio che non può andare alla conferenza della famiglia – ha sottolineato Bersani tra gli applausi- Noi come Pd, stiamo parlando di coerenza politica, stiamo parlando di Art. 54 della Costituzione: i cittadini cui sono affidate funzione pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore. Quindi, la correttezza politica è necessaria ma prima ancora viene quella personale, o in alternativa ci sarà una politica senza civismo: ci si dimentica che un minore è un minore e non puoi sbatterlo su una strada, non sono mica noccioline, questi, sono temi devastanti, è un aspetto drammatico, è una vergogna, non si può traccheggiare su queste cose. Il Segretario di Lussemburgo ci chiede come fate. Questi fatti ci screditano in tutti i tavoli esteri, tolgono dignità all'Italia”.

Bersani ha poi denunciato il pericolo della propaganda di Berlusconi che ‘sta sulla faccia della soluzione e non sul problema, come ad esempio per la Campania, dove bisogna dire che c’è un ‘problema micidiale’, non piuttosto, ‘faccio un miracolo’. L’insufficienza delle soluzioni secondo questo governo è sempre colpa di qualcuno e inalberano ulteriormente le questioni. Anche nel dramma del Veneto alluvionato adesso denuncia: il Veneto è abbandonato… ma se hai tutto tu! Un bel capolavoro ha fatto Berlusconi in questi mesi: massacrare la scuola e aumentare la spesa corrente. Se c’è una crisi, questa può far venire meno dei concetti basici di solidarietà: prima salviamo quelli e poi il resto. Anche nelle amministrazioni, se ci sono i tagli, i soldi devono andare prima ad una cooperativa di disabili ad esempio e poi al resto. Questo siamo noi, questo è il Pd”. Insomma c’è ben altro da fare: “Andiamo al soccorso del lavoro, dell’impresa, delle famiglie a basso reddito –ha dichiarato Bersani – perché con la crisi, abbiamo perso più degli altri, ma rimontiamo meno. L’Europa ci dice che abbiamo il debito più alto. Chi arriva dopo qua è in macello, come al solito.. – ha detto ironicamente riferendosi alle due volte in cui il centrosinsitra ha vinto e ha dovuto rimettere in sesto le finanze pubbliche massacrate dalla destra”.

Berlusconi si dimetta. No ribaltoni ma una ripartenza. “Il Paese sta andando alla deriva e noi diciamo: Berlusconi si dimetta, e chi l’ha criticato, stacchi la spina. Perché? Non ha curato la crisi economica, c’è crisi nella maggioranza di governo e siamo avvitati a problemi inutili. Non vogliamo ribaltoni del Paese, ma una ripartenza. Chiunque ha responsabilità e possibilità se le prenda, noi abbiamo chiarito qual è la nostra disponibilità. Noi stiamo lavorando per un progetto alternativo al centro-destra e ci stiamo muovendo sul lato dei contenuti: lavoro, legalità, regola e civismo. Ci vogliono: politiche industriali e della ricerca, lotta al precariato, fondi alla scuola e università, federalismo, insomma forze di un centrosinistra di governo. Al di la di queste mosse politiche noi abbiamo voluto questa iniziativa del 'porta a porta' che significa la presenza del Pd nei luoghi della gente, per dirgli cosa proponiamo. Una grande iniziativa capillare ed estesa in tutto il Paese. Dobbiamo avere la capacità di muoverci!”

“A Torino ho parlato partendo dal Mezzogiorno per creare una grande forza riformatrice. Ed ora devo chiedere a voi se siete d’accordo per fare l’11 dicembre a Roma una grande manifestazione nazionale”, ha chiesto il Segretario alla platea, che ha risposto con un lunghissimo applauso di consenso.

“Bene, allora è deciso così e la faremo per la democrazia e il lavoro e per dare solidarietà ad un Paese sbandato. La giornata di oggi ci dice che possiamo far vivere con orgoglio del Pd e senza il nostro progetto, altrimenti ci si tiene Berlusconi o il berlusconismo. Quindi chiediamo un rapporto amichevole alle forze politiche e anche sociali, agli associazionismi. Dobbiamo trovare una chiave di collaborazione. Basta tatticismi e autolesionismi, mettiamoci coraggio. Anche alla Lega dico basta ipocrisie, non mi si dica Roma ladrona se state con chi ha fatto a Roma le leggi per le cricche. Non mi si dica federalismo o autonomie, fanno da badante a Berlusconi per prendersi l’eredità sono il sottovaso di Berlusconi e aspettano”.

“Chiudo dicendo che abbiamo una certa idea di Partito e di come dovremmo costruirlo. Questa è una grande occasione di crescita del Pd. Noi non accettiamo di raccontare favole agli italiani, politica significa avere un progetto alternativo, perché corre l’idea che chi fa politica è uguale. Invece la differenza c’è e noi la dobbiamo considerare. Chi dice che non c’è differenza tra noi e il PDL tira acqua a Berlusconi. Impegniamoci tutti perché il futuro è cruciale e non intendo giocarmelo tra quattro mura: mettiamoci fiducia e ottimismo si capirà che siamo preoccupati dell’Italia e vogliamo dare un cambiamento vero al Paese”.

Anto.Pro -Ma.Lau. Foto di Francesca Minonne

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