Nel 1949 il giornalista Giovanni De Maria scriveva: “Il livello della disoccupazione in Italia è il più elevato del mondo. Per quanto non esistano statistiche precise, si sa in via di massima che alla metà del 1948 i disoccupati erano 2 milioni 283 mila, comprese 720 mila donne. Negli altri paesi, la disoccupazione è in grandezza assoluta ben minore”, e riportava le conclusioni di un Congresso che indicava tra le cause, “l'eccesso di popolazione in rapporto agli altri fattori produttivi, l'insufficiente incremento della produzione, le limitazioni al movimento dei beni, dei capitali e delle persone”. Tra i rimedi proposti per combatterla, “la necessità di favorire l'afflusso dei capitali stranieri e del risparmio nazionale alle imprese; necessità delle trasformazioni fondiarie, dello sviluppo degli scambi internazionali e delle migrazioni; necessità di sollevare le aree depresse con un'acconcia politica fiscale e creditizia, con i lavori pubblici. Comunque – sottolineava De Maria -, nei presenti al Congresso è rimasta l’impressione che poco si sia fatto per curare la disoccupazione e la sensazione è quella che nelle alte cerchie governative siano in troppi perché si possa decidere con coerenza e siano troppe le volte che i problemi vengano accantonati per timore di portare apertamente alla ribalta pubblica gli inevitabili contrasti…”
Questo nel 1949. Il 28 Ottobre 2010 il Governatore della Banca d’Italia Draghi afferma: “Il problema «centrale» per lo sviluppo in Italia, che quest’anno e il prossimo non si allontanerà da una crescita dell’1%, resta la disoccupazione: genera «diffusa incertezza sul futuro», con i redditi reali al palo e i consumi che «ristagnano». Fra il secondo trimestre del 2008 e il quarto del 2009 si sono persi 560.000 occupati che la «debole ripresa» di quest’anno (+40.000) non riesce a riassorbire”.
Draghi lancia un allarme: il Paese è fermo da quasi 10 anni.
La domanda ora è : Quale eredità ci stanno lasciando i nostri governatori?
Purtroppo questi due articoli disegnano i tratti di un Paese che in due momenti storici profondamente diversi, continuano a perseverare nel perseguimento di scelte sbagliate o quantomeno discutibili.
L’Italia si distinse negativamente anche per la gestione dei fondi del Piano Marshall, che venne duramente criticato dagli Stati Uniti stessi “per gli sprechi che il Governo ne sta facendo”. Il rapporto Hoffman parla di scelte scellerate e cattivo impiego delle risorse messe a disposizione: “Rivoli di denaro che vanno in tasca ai boiari”.
In sostanza i problemi del nostro Paese non sono cambiati molto dal 1949:
1) il clientelismo rimane ancora un tratto distintivo del nostro Paese che continua a servirsene con modalità' nemmeno troppo diverse;
2) la disoccupazione rimane il problema principale che oggi come allora dimostra l'incapacità e l'impossibilita del sistema produttivo di assorbire in modo adeguato i lavoratori a disposizione;
3) siamo di fronte ad incapacità' e/o scarsa volontà dello Stato di investire nell'innovazione e nella ricerca per garantire una possibilità concorrenziale al nostro Paese;
4) vi è il ritorno a una tendenza che porta a favorire gli interessi dei grandi gruppi industriali ai quali vengono dati pieno appoggio da parte del governo a discapito di una contrattazione sindacale che si avvia alla fine;
5) gli stipendi sono sempre più bassi a fronte di grandi profitti, che ci riportano verso un divario sociale in cui la classe media tende a sparire;
6) vi è una ripresa dell’immigrazione che coinvolge non solo il sud ma i giovani in maniera pressoché omogenea di tutto il Paese verso l'estero.
La riflessione che nasce spontanea è quella che mi porta a chiedere se questa situazione sia vittima di una crisi che ha riacceso quel retaggio culturale che ha fatto tanta parte della storia del nostro Paese fino alla seconda Repubblica, facendoci retrocedere in un passato cupo, o se la crisi abbia colpito una Nazione che economicamente era ferma da 10 anni, ma culturalmente e socialmente non era mai cambiata.
Dal 2000 ad oggi, infatti, la caduta è stata inesorabile. Per 8 anni su 10, ha governato una forza politica di centro destra che, con la sua ingordigia, è riuscita a far andare a rotoli una grande parte onesta del Paese, a favore di quella protetta e corrotta che al contrario ha guadagnato potere e autonomia. Una “casta” abile nell’emanare leggi ad personam che andassero bene, appunto, solo ad una ristretta cerchia di cittadini.