Bucchino: Abolire il CGIE o abolire Razzi?

Il simpatico, anzi vulcanico, collega Antonio Razzi non perde occasione per ricordare che egli è un operaio prestato alla politica. Tanto per sottolineare che nelle officine si forgiano uomini duri, che pur non avendo nulla a che fare con il “celodurismo” degli aborriti leghisti, tali restano anche nelle vicende della vita e della politica. Il nostro Antonio, insomma, tosto una volta, tosto per sempre, come le persone consacrate.

Di questa tempra ha dato una dimostrazione quando ha respinto eroicamente, come il santo di cui porta il nome, le diaboliche tentazioni degli emissari della maggioranza per un passaggio di campo, lanciando nello schieramento nemico, se non la stampella di Enrico Toti, il mutuo della casa di Pescara.

Il prode Antonio, insomma, non si fa passare la mosca sotto il naso.

Ad esempio, le fustigazioni di Brunetta ai dipendenti pubblici, di fronte a quelle del deputato ticinese, sono lievi carezze. Egli ha proposto, così, che i dipendenti pubblici eletti in Parlamento, anziché essere messi in aspettativa quando diventano parlamentari, ricevano al momento del giuramento un bel calcio nel sedere e perdano il posto, perché così si mettono al pari degli operai. D’altro canto, quello che guadagnano in parlamento, se non basta per pagare un mutuo, è più che sufficiente per il resto della vita. Magari “arrotondando” con qualche fuoribusta, perché in vecchiaia non si può mai sapere…

Il nostro Antonio, comunque, non si limita al cortile nostrano, spazia anche negli scenari più lontani e inaspettati. Così, spunta come un fungo a fianco del dittatore coreano e con lui dialoga senza interprete, tanto tra uomini tosti basta uno sguardo e, magari, un flash. Di Kim Jong Il, anzi, si fa ambasciatore in Italia e nel mondo, con gran beneficio per le sorti della pace e della convivenza dei popoli.

Ma non basta. Sant’Antonio Razzi, in un’altra delicata occasione, con una semplice letterina miracolosa ha risolto in quattro e quattr’otto l’affairedella liberazione del cittadino svizzero, prigioniero di Gheddafi, che, anche se non se n’è parlato sulla stampa, rischiava seriamente di ballare il Bunga Bunga nella famosa tenda nel deserto, costruita dal dittatore libico pare senza mutuo.

Ma per il nostro nemmeno le porte del privato resistono. E’ riuscito, infatti, a stanare Zapatero in un momento di relax nel suo paese di origine, guarda caso lo stesso della moglie di Antonio, e lo ha riempito di effusioni e di pacche sulle spalle che, date da un operaio tosto come lui, debbono aver fatto mugolare di gioia il presidente spagnolo. Anzi, pare che Zapatero abbia confidato agli amici che la soddisfazione avuta dalla visita di Antonio sia inferiore solo a quella provata con la vittoria della Spagna al mondiale di calcio. Naturalmente, tutto documentato, tutto fotografato. E tutto trasmesso – ci mancherebbe – alle agenzie di informazione.

L’ultima performance di Antonio ha rischiato di travolgere quel lazzarone del presidente leghista della Commissione dell’Unione Europea che gli ha negato la parola, impedendogli di spiegare ancora una volta perché il CGIE debba essere abolito. Ebbene sì, il prode Antonio lo ha promesso ai suoi tremilaquattrocentotrentasei elettori: egli non avrà pace finché il CGIE non sarà cancellato dalla faccia della terra. Lo sappiano i cittadini all’estero, su questo Antonio non tratta, nemmeno in cambio del mutuo di Pescara. E’ inutile che qualcuno gli faccia notare che non ha senso dire che i COMITES vanno bene e che il CGIE deve scomparire, perché se metti mano al sistema della rappresentanza in questo modo, alla fine nemmeno i COMITES si salvano, come sta accadendo al Senato. E solo chi confonde il ruolo di parlamentare all’estero con quello di Superman può pensare che ognuno degli eletti possa rapportarsi solitariamente con milioni di elettori e di persone di origine. Mentre è chiaro che di Superman c’è n’è uno solo, gli altri sono al massimo normal man.

E allora di fronte al milione e mezzo di elettori europei che restano dopo avere fatto la tara dei tremila di Antonio, non resta che una chiara, per quanto dura e amara alternativa: o abolire il CGIEo abolire Antonio.

Con la mia più grande simpatia e stima.

Gino Bucchino

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