Per tentare di capire come andrà l’economia spicciola per il 2011, crisi politica permettendolo, ci sembra opportuno fare riferimento ai dodici mesi che stanno per lasciarci. Il confine virtuale del concetto di “povertà” è, a livello UE, d’Euro 850 mensili nette per un nucleo familiare di due persone. Sotto questa cifra, in realtà già contenuta, la povertà è sempre meno virtuale. L’Italia del malessere presenta, però, delle difformità che rendono evidente come al sud sia più difficile vivere che al nord. Come per il passato. Ben l’11% delle famiglie italiane hanno seri problemi per tirare avanti in una penisola dove si tenta la fortuna con le lotterie istantanee e si sogna la ricchezza con la speranza d’azzeccare un “gratta e vinci” milionario. Tornando alla realtà, la povertà nel meridione della penisola s’evidenzia senza ombra di dubbio. I redditi più colpiti sono quelli da pensione. Le spese maggiori si focalizzano per il pagamento del canone di locazione e per le utenze domestiche. Seguono, anche se a distanza, le spese per il vitto e per quelle sanitarie non coperte dal servizio pubblico nazionale. Pur se circa l’80% degli italiani è proprietario dell’alloggio ove abita, il restante 20% si trova il reddito ridotto di almeno il 40% per far fronte alle spese di locazione. Le differenze, anche in questo caso, sono evidenti tra il nord ed il sud. Nel Bel Paese i prezzi non sono mai comparabili e calmierare, almeno, quelli più comuni resta un’impresa impossibile; anche per i politici più navigati. Gli stessi generi alimentari si acquisiscono a prezzi “fluttuanti”. Un esempio per tutti. A Milano un formaggio da tavola costa almeno il 7% in più che a Bari. Ma le incoerenze non finiscono qui. L’olio d’oliva spagnolo costa il 10% in meno rispetto a quello nazionale. Insomma, anche la “povertà” tende a differenziarsi nelle varie regioni d’Italia. Pure sotto questo profilo, che non è marginale, la chimera del federalismo resta tale. Da un esame meno generico, la distribuzione del benessere è tanto variegata che è, oggettivamente, impossibile azzardare dei termini di paragone a tutto campo. Ma non basta. Da noi, solo il 38% delle famiglie ha un tenore di vita paragonabile allo standard europeo; per il resto, le differenze non sfuggono più a nessuno. Anche sotto quest’aspetto, politica ed economia non collimano né, a nostro avviso, collimeranno per il futuro. L’Esecutivo, indipendentemente dalla sua composizione, non è mai riuscito a far quadrare i conti. Come a scrivere che chi è “povero” resterà “povero”. In sostanza, la situazione che ci si presenta è in progressivo degrado e non ci sono cure miracolose. C’è solo da assumerci, come sempre, crescenti responsabilità personali per tentare, almeno, di sanare il divario tra noi e l’Europa. Il quadro che ci si presenta è oscuro e il 2011 è ancora da iniziare.