L’OMBRA DEL MALAFFARE SULL’EXPO DI MILANO

Autore La Redazione

Parte quarta

E così lo scorso 19 ottobre Milano ha avuto semaforo verde per l'Expo 2015. Il Bie (Ufficio internazionale Expo) ha infatti autorizzato la registrazione della manifestazione all'Assemblea generale del prossimo novembre.
Un via libera ottenuto per il rotto della cuffia a causa dei ritardi dovuti alla pessima gestione dimostrata dai due principali protagonisti di questa vicenda: il sindaco di Milano e Commissario Straordinario dell’Expo, Letizia Moratti e il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. Con loro i rispettivi gruppi di potere e affari che, non riuscendo a mettersi d’accordo sullo “sfruttamento” futuro dei terreni destinati ad ospitare le opere, fino all’ultimo momento hanno messo a rischio l’assegnazione dell’Esposizione Universale al capoluogo lombardo.
Una “figuraccia internazionale” di cui abbiamo più volte scritto su queste pagine, sottolineata anche dalle parole del presidente della Commissione Bie, Christensen che ha detto di ''aver cercato di essere il più collaborativo possibile'' con il dossier milanese. Tradotto: i vertici del Bie sono stati buoni e forse hanno chiuso un occhio su qualche aspetto poco chiaro della faccenda.
Tutto sommato, quindi, una buona notizia per Milano e l’Italia: “Siamo tutti molto soddisfatti”, ha infatti dichiarato la Moratti. Parole alle quali ha fatto eco il presidente Formigoni che, all’insegna dello ‘scurdammoce ‘o passate’ – almeno temporaneamente –, ha detto: “Stiamo tutti allineati dietro al sindaco Moratti”.
Da vecchio lupo della politica Formigoni sa bene che non gli conviene avere come nemico la sindachessa medagliata con i nuovi superpoteri. Quelli assegnatigli dal Governo Berlusconi per organizzare l’Expo e che gli permetteranno di decidere e dare il via a nuove opere anche in città, bypassando così l’Aula consiliare e molti di quei controlli previsti dalle leggi ordinarie per assicurare la trasparenza e limitare al minimo il rischio, già concretizzatosi, di infiltrazioni mafiose. Parliamo di miliardi di euro di investimenti, la cui gestione si concentrerà nelle mani di una sola persona, quella Letizia Moratti, appunto, che Antonio Di Pietro ha ribattezzato, non a caso, “Bertolaso2”.
Con il Governo in carica, infatti, tutto diventa emergenza e merita per questo una gestione straordinaria: dopo i rifiuti a Napoli e il terremoto in Abruzzo, ora anche l’Expo di Milano. Un metodo che sempre Di Pietro ha definito “criminogeno per assicurare l’impunità. Questa – ha detto – è ingegnerizzazione della corruzione”, e da ex Pm che sente prima di altri la puzza di bruciato ha previsto: “Prima dell’Expo vedremo i magistrati come è accaduto a L’Aquila e alla Maddalena”.
Ed è quello che sembra stia avvenendo in queste settimane. Voci sempre più insistenti negli ambienti milanesi, parlano di una Procura con i riflettori ben puntati sull’Expo. E se la magistratura dovesse aprire un’inchiesta, la prima a finirci dentro sarebbe proprio Letizia Moratti, che comunque si dice tranquilla. Tuttavia sussurri preoccupati filtrano anche dai piani alti del Pirellone e non escludono sviluppi a più ampio raggio. In questa chiave andrebbero letti i numerosi incontri succedutisi nei giorni scorsi. Tra questi, quello ai massimi livelli, a Roma, tra Roberto Formigoni, Silvio Berlusconi, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e Gianni Letta.
La preoccupazione, non solo in casa Pdl, è tanta. Soprattutto dopo alcune indiscrezioni su un esposto contro ignoti che sarebbe già stato depositato in Procura, con una presunta accusa di “procurato ritardo” (in soldoni siamo nei pressi del reato di abuso d’ufficio). Niente di ufficiale ancora, ma pare che i magistrati stiano concentrando la loro attenzione sulla gestione delle aree e delle risorse finanziarie, oltre che sulle modalità di assegnazione degli appalti. Non sono da escludere, quindi, sviluppi clamorosi.
Dopo 900 giorni di ritardi, litigi, accordi mancati, patti sottoscritti e poi smentiti, ora per l’Expo 2015 sembra profilarsi la stagione delle inchieste.

Danilo Sinibaldi

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