Esimio Presidente mai troppo lodato,
nel ritenere di essere stato sufficientemente esaustivo nel rispondere all’agguato posto in essere contro la mia persona nell’occasione del Giubileo della Federazione delle Associazioni Lucane in Svizzera nel 30° anno dalla fondazione, ho il diritto di replicare però con una lettera altrettanto aperta ma questa sì, priva di fini reconditi.
La buona creanza nonché l’educazione che contraddistinguono le persone perbene impone, in questi frangenti, un minimo di correttezza di cui Lei ha dato ampia prova di essere digiuno. Per questo motivo, non la ringrazio dell’accoglienza riservatami, non la ringrazio per non avermi neanche salutato, non la ringrazio per il tranello tesomi e ad arte concordato e pianificato a tavolino con qualche “volpino”, neanche la ringrazio per il lavoro che svolge traghettando un intero Comites chi sa dove e per quali motivi poiché a rimorchio di “padroncini” farfalloni ed arrivisti.
Illustre Presidente (non in quanto a credito sembra), sappia che la mia modesta persona di uomo prima e di parlamentare poi, gode di una reputazione ferrea che connota la sua storia in tutto il suo percorso di vita e che oggi lo vede impegnato in una avventura di rappresentanza assai importante. La gente, gli italiani come me che incontro ogni giorno in tutta la Svizzera mi apprezzano per la condotta specchiata ed intransigente ossequiosa del rispetto delle istanze al riparo da compromessi e senza “patteggiamenti” con l’avversario politico. Ciò non solo per non aver ceduto alle lusinghe, molto allettanti mi creda, delle sirene ammaliatrici della maggioranza, ma per la trasparenza delle azioni e per dare conto alla mia coscienza del mio operato prima ancora che ai miei concittadini all’estero.
Non ho concordato, per esempio, con nessuno della maggioranza alcuna chiusura di un Consolato ai danni di un’altra, non ho pattuito dunque nessun ‘do ut des’ con l’avversario politico al solo fine di poter acquisire visibilità considerando solo l’aspetto elettoralistico, neanche mi interessano i contenuti del “do” né tantomeno quelli del “des”.
La scelta scellerata della chiusura dei consolati italiani in Svizzera, ha avuto una storia assai bizzarra, chieda alla sua omologa Prof.ssa Grazia Tredanari.
Dal tono del sesto capoverso della sua lettera aperta (immagino redatta da Lei e che avrebbe dovuto sottoscrivere perché altrimenti non significa granché), si evince quanto Lei sia sprovveduto ed ingenuo. Si lusinga ancora che i documenti dei Comites non siano oramai e da tempo immemore, solo carta straccia. Ignora, per esempio, che molti altri Comites seguiranno l’esempio di quello di Miami, ignora che personalmente ho abbandonato la seduta della XIV Commissione perché esponenti della Lega Nord hanno detto papale papale che i Comites dovranno essere aboliti. Parimenti ignora tutta la mia attività parlamentare limitandosi solo a quanto le è stato chiesto di dire contro l’on. Razzi invitato ad una festa.
Le sedi consolari italiane in Svizzera non andavano chiuse, nessuna di esse, in quanto la Svizzera è un paese extra Unione. I miei sforzi sono stati indirizzati nel sapere perché e con quali criteri si sia scelto si sopprimere una sede piuttosto che un’altra . Ancora si attendono risposte che in ogni caso non è conveniente né onorevole dare. A dimostrazione di ciò esistono non pochi documenti e comunicati stampa che ne hanno, in maniera pedissequa, reiterato parossisticamente i quesiti.
Lei ignora tutta la mia attività parlamentare e non solo perché non libero nelle considerazioni, ma soprattutto per incuria nello studio e nell’attenzione che avrebbe l’obbligo di mostrare in ogni momento della sua attività in maniera tale da meritarsi un ruolo di rappresentanza verso il Comites che presiede.
Lei ha approfittato di una occasione di festa per poter inveire con una specie di requisitoria davanti al folto uditorio contro la mia persona perché così le era stato impartito di fare ma non si è reso conto che dopo la mia replica, il tutto si è ritorto contro di lei. E’ stato intempestivo, guidato, scortese eludendo la critica positiva pur sempre bene accetta e si è andato ad imbarcare in una faccenda che nulla aveva a che fare con il fine della festa. Si è visto, per dirla in soldoni, che Lei parlasse già preparato e ‘latore della presente’ eludendo clamorosamente persino il tema del consesso.
D’altronde, signor Presidente, non poteva essere altrimenti. Il tutto dedotto dalle manifestazioni di assenso e di solidarietà incassate dal sottoscritto al termine delle manifestazione.
Ciascuno di noi è quello che è anche attraverso le cose che dice, come le dice e dove le fa. Pur dubitando che le sue aspettative vengano puntualmente esaudite, Le auguro per il futuro di occuparsi nel concreto dei fatti scevro da dipendenze che mortificano e danneggiano la reputazione e che nel contempo, recano danno alla immagine di una intera comunità.
Naturalmente On. Antonio Razzi
Roma, 31 ottobre 2010