Tra luce ed ombra

Fabio Scibetta è un pittore che da anni si occupa di educazione, studiando ed analizzando tutte le dinamiche e problematiche dell’infanzia, cercando di dare ai suoi allievi, attraverso le sue conoscenze artistiche, mezzi per comunicare, socializzare e condividere momenti, che aiutino il loro sviluppo cognitivo ed intellettuale. Il suo percorso artistico, segue principalmente due filoni: Il primo è quello dello studio delle ombre, presentate come luce-colore, che sfiorano le superfici degli oggetti adattandosi, deformandoli percettivamente e contemporaneamente come Memoria, perché nella loro inconsistenza materia, lasciano comunque un segno.

Osserva e studia le ombre dei corpi nelle ore del tramonto e quando il sole è allo zenit; per l’artista esse hanno una sorta di metamorfosi biologica, nascono all’alba, crescono, diventano sempre più nitide e consistenti quando si avvicinano a mezzogiorno e poi dolcemente si allungano dissolvendosi al calare del sole ed è su queste ultime che si concentra maggiormente la sua analisi. Vi è un richiamo all’Ombra archetipica, perché non solo i corpi fisici proiettano la propria ombra, ma anche la sfera interiore, l’Anima, della quale esiste, da parte di tutti, attrazione e timore. Il secondo filone di studio è di tipo letterario ispiratosi a testi di Verga, Pirandello, Pessoa e Garcia Lorca.

Si è distinto recentemente anche in una performance con l’avvincente uso di diversi linguaggi artistici, come musica, teatro ed immagine, narrando la figura di Iacopone da Todi, presso la Cappella si San Marchese di Altessano-Venaria . Ricostruendo l’atmosfera e lo spirito creativo che animava Iacopone, sono state riproposte vicende umane sotto forma di poesia accompagnate, come in uso in quel periodo, da musiche. Gli artisti si sono confrontati con un genere ed una rappresentazione complessa, un legame fra passato e presente, tra arte antica e contemporanea, che si fondono fino a formare un’opera creativa originale. Il testo, sotto forma di monologo, è stato rappresentato dall’attrice teatrale Chiara Giovara , mentre la voce e la fruizione dei quadri, sono stati accompagnati dagli interventi musicali dei fratelli Partipilo, che lavorano con strumenti particolari dal clarinetto e tablas, al sitar e flauto armeno. Una vera e propria laude in chiave terrena e contemporanea a Jacopone da Todi, dove la sua tormentata ricerca del rigore religioso, la passione per il divino, la totale rinuncia ad ogni bene terreno, vengono rivisitati in chiave contemporanea ed inducono a meditare sugli eccessi del nostro tempo, analizzando i lati oscuri della natura umana.

Un quadro, che rappresenta al meglio la sensibilità e la nobiltà d’animo di Fabio Scibetta, è “Na rua” che vuol dire sulla strada. E’ una denuncia sulla povertà dei bambini di strada brasiliani, del loro sfruttamento nel lavoro, l’infanzia dalla vita breve, perché ammazzati senza pietà, su tutti i diritti violati dei bambini del mondo. Per esaltare queste piaghe sociali le immagini della composizione pittorica sono sviluppate in uno spazio materico fatto di diversi materiali come legno, plastica, catrame, sabbia e diversi tipi di oggetti, che accrescono la percezione e la sensazione che la scena rappresenta.

C’è da parte dell’artista una sorta d’identificazione nell’anima del bambino che muta con lo sguardo la favelas che lo circonda mentre fa una capriola, da squallido agglomerato di mattoni e cemento ad una specie di paese incantato fatto di colori. Infatti le tinte sono accese, vive, solari, come l’anima di un bambino che non smette di sperare e sognare ed attraverso l’alchimia del proprio sguardo magicamente trasforma le peggiori nefandezze degli adulti in favole, perchè la bellezza sta negli occhi di chi guarda. E’ un monito di speranza e di cambiamento, visti i momenti attuali che viviamo anche nel nostro Paese, molto vicino al terzo mondo.

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