Il Lodo Alfano rischia di finire su un binario morto

di Italo Bocchino

Con quello che è accaduto nelle ultime 24 ore c’è il rischio concreto che il Lodo Alfano costituzionale prenda la via del binario morto come la legge sulle intercettazioni e il processo breve. Da un lato le forti perplessità del presidente Napolitano circa le procedure che riguarderebbero lo stesso inquilino del Quirinale, dall’altro le parole di Berlusconi che dice di non aver chiesto questa norma e di non essere interessato a che venga approvata portano dritti dritti verso l’impaludamento di una soluzione che tra le tante era la più logica.
Nessuno infatti può negare la validità del principio di tutela della funzione durante il mandato, tanto più se passa attraverso la semplice sospensione dei processi e il proseguimento delle indagini. Ed è del tutto strumentale la polemica sulla retroattività, visto che ovunque il principio della sospensione ha senso solo se è anche retroattivo, come dimostra il caso francese di Chirac che da presidente della Repubblica vide sospeso un processo per fatti antecedenti che avrebbe commesso quando era sindaco di Parigi.
È evidente ormai che la norma all’attenzione del Senato è stata scritta male, molto peggio del Lodo ordinario che la Consulta bocciò. Ci si era dimenticati della retroattività e si è dovuti ricorrere a un emendamento che ha aperto polemiche che era meglio evitare e si sono inserite due novità non condivisibili. La prima riguarda la possibilità che il Parlamento a maggioranza semplice decida sulla sospensione di eventuali processi a carico del capo dello Stato; la norma è irragionevole e va assolutamente cambiata, senza se e senza ma. La seconda riguarda la reiterabilità della sospensione dei processi. Inizialmente la sospensione si poteva avere soltanto una volta, mentre adesso si vuol fare in modo che possa essere chiesta più volte. È evidente che questa è una previsione normativa ad personam perché ha quale unico obiettivo quello di consentire a Berlusconi di attivare la sospensione in questa legislatura da presidente del Consiglio e nella prossima da inquilino del Quirinale se dovesse riuscire nel suo obiettivo di diventare presidente della Repubblica. È altresì evidente che è un po’ troppo e che Futuro e Libertà deve pensarci cento volte prima di dare il suo assenso alla reiterabilità, che nel caso di Berlusconi sospendendo per tre anni i processi perché è a Palazzo Chigi più sette anni se dovesse salire al Quirinale diventerebbe una sostanziale immunità, tutelandolo giudiziariamente fino ai suoi 84 anni. E questo è oggettivamente un po’ troppo.
Visto che ci siamo val la pena ribadire anche le forti perplessità che abbiamo su alcuni aspetti della riforma della giustizia, pur confermando che una riforma serve, che la separazione delle carriere è più che accettabile così come non deve spaventare la creazione di due Csm.
Ci sono però almeno tre aspetti che ci vedono fortemente contrari e che fanno apparire la riforma punitiva verso la magistratura, che per noi non è un’associazione per delinquere, ma un baluardo di democrazia, di legalità e di sicurezza dei cittadini. Non possiamo condividere che i due Csm e l’Alta corte di disciplina siano governate da una maggioranza laica e quindi politica, non possiamo dire sì alla parte che prevede che al ministro della Giustizia vengano ampliati in maniera eccessiva i poteri di controllo sui magistrati e non possiamo accettare che le indagini siano di fatto sottratte ai magistrati togliendogli l’indirizzo della polizia giudiziaria.
La nostra battaglia per la difesa della Costituzione e per la legalità continua senza se e senza ma e con chiarezza lo faremo emergere in Parlamento.

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