Il Governo Berlusconi, per bocca dello stesso Tremonti, ha dato alla scelta nucleare il significato dell'unica politica di sviluppo che il centro destra è in grado di proporre al paese. E' una decisione avventurista, che fa gli interessi di un complesso industriale ben identificato, che usa l'Enel per mettere le mani sulla gigantesca mole di affari legata agli appalti della costruzione delle nuove centrali.
La dimensione dell'affare è enorme. Supera la spesa che l'Italia ha sopportato negli ultimi 15 anni per la costruzione dell'Alta Velocità. Inoltre è noto che tutti gli affidamenti, i contratti e le costruzioni sono realizzati in un contesto di segretazione, che rende impossibile ogni controllo. I metodi usati per i lavori del G8, il cosiddetto “metodo Bertolaso”, riceveranno un impulso e un'estensione senza precedenti
La nomina di Romani a ministro dello sviluppo è stata voluta da Berlusconi che mette così un suo uomo ossequiente e ligio al volere del capo nel punto nevralgico delle politiche industriali italiane.
La preoccupazione si accresce ulteriormente se si tiene presente che la lobby affaristica, che agirà senza controlli, guadagnerà tanto di più quanto di più riuscirà a far crescere il costo delle costruzioni delle centrali ben al di fuori delle previsioni.
Le prime dichiarazioni del Governo e dell'Enel fissavano a 3,5 miliardi di euro il costo di una centrale elettronucleare di tipo EPR. E' noto che due centrali di questo tipo sono in costruzione in Francia e in Finlandia e il loro costo, alla metà della realizzazione, supera i 5 miliardi di euro. Il Canada ha rifiutato una proposta francese per una centrale nucleare di tipo EPR che ammontava a 8,5 miliardi di euro. E' prevedibile che le centrali italiane costeranno più di otto miliardi di euro l'una.
Con costi di questo tipo l'energia elettrica di fonte nucleare sarà più cara di quella da fonte convenzionale. Infatti gli ammortamenti degli impianti, le loro manutenzioni in condizioni di sicurezza, il decommissionamento e lo smaltimento delle scorie, che non hanno solo il problema del costo ma anche quello ben più grave della sicurezza dei siti, faranno salire il costo del chilowatt nucleare ben al di sopra dei costi attuali e forse al livello di quello delle fonti rinnovabili. Non è un caso se i costruttori, l'Enel e i partner francesi non sottoscrivono ancora i contratti se non hanno la sicurezza di poter adeguare le tariffe elettriche ai costi di ammortamento per almeno 30 anni.
Altro che riduzione delle tariffe elettriche del 20%, il costo della elettricità nucleare è destinato ad una crescita costante, con esiti economici imprevedibili.
Romani, desideroso di mostrarsi ligio agli ordini, ha stanziato 2,4 milioni di euro per l'Agenzia per la sicurezza nucleare, non ancora costituita. Vale la pena di ricordare che l'analoga struttura francese, che ha compiti fondamentali e un ruolo centrale per far procedere la scelta nucleare, ha un bilancio di oltre 400 milioni di euro e una struttura operativa cinque volte maggiore di quella pensata da Romani, che dovrebbe risultare dal trasferimento di due reparti provenienti da Ispra e Enea.
Se pensiamo che una struttura così asfittica, con pochi mezzi e poche competenze, dovrebbe controllare la grande lobby nucleare, vengono i brividi. Il professor Veronesi si appresta a dare la sua copertura a questo affare indecente. Rifletta bene, per non compromettere una fama di scienziato ben meritata solo per inseguire un'ultima infatuazione. Non vorrei ricordare al professore, che ha dedicato la vita alla battaglia contro il cancro, che importanti studi di suoi colleghi tedeschi mostrano che i bambini che vivono vicino alle centrali hanno una maggiore incidenza di leucemie infantili. dovrebbe riflettere bene prima di dare il suo avallo a questa avventura. L’Agenzia, priva di risorse proprie, sarà di fatto alla mercé dei costruttori.
Come dimostra il caso della vendita di Green Power da parte di Enel, che si disfa della sua azienda che opera nelle energie rinnovabili, per fare cassa per il nucleare, la scelta nucleare del governo italiano è assolutamente alternativa a quella per le energie rinnovabili e per la green economy. Si ha un bel dire, come fa la Prestigiacomo, che faremo tutto, nucleare e rinnovabili. In Italia non ci sono le risorse finanziarie per questo connubio e la scelta nucleare ci relegherà al ruolo di fanalini di coda nel comparto più dinamico delle tecnologie energetiche del futuro e della ricerca.
L'A.D. Di Enel dice, esagerando, che la costruzione delle centrali elettronucleari porterà diecimila nuovi posti di lavoro. Bisogna rispondere che con la stessa cifra e nella metà del tempo, le energie rinnovabili possono produrre più di 150mila posti di lavoro.
Adesso è il momento di intensificare la mobilitazione nei territori interessati dai siti, che ormai si conoscono, e in tutto il Paese, per prepararci alla battaglia referendaria di primavera, per battere sul campo il governo Berlusconi e per dare al Paese una nuova prospettiva politica.