Acerra: tra disastro e camorra

di Nello Trocchia

Ci sono territori costretti a galleggiare, destinati a convivere con l’inferno, stagioni da rifare. Da una parte il grande mostro, dall’altra la camorra, scarichi tossici, estorsioni, minacce.

Il miracolo. “La città di Napoli ha avuto risolto definitivamente il problema dei rifiuti. Ci sono le discariche che possono contenerli; c’è il termovalorizzatore di Acerra che funziona completamente.
Quando uno dei canali si ferma c’è bisogno della manutenzione, che è periodica, ma funziona benissimo”. Silvio Berlusconi al Senato, nella replica prima di incassare la fiducia, aveva rassicurato tutti e glorificato nuovamente l’impianto gestito dall’A2a e costruito da Impregilo e le sue controllate (i cui ex vertici sono sotto processo per il disastro nella gestione dei rifiuti). Rassicurazione che sono arrivate a più riprese anche dalla Protezione civile e dalla Partenope Ambiente che ne gestisce il funzionamento. L’impianto, invece, funziona a rilento e a metà settembre si è completamente spento, con tutte le 3 linee di combustione bloccate. Non solo. Dopo le denunce del Comitato civico per Acerra, e dell’ex senatore di Rifondazione comunista Tommaso Sodano – protocollate nel 2009 – è partito il nuovo filone di indagine. Il procuratore, Giovandomenico Lepore, e i pm Federico Bisceglia e Maurizio De Marco hanno delegato i carabinieri del Noe a eseguire verifiche sull’impianto, accertando in particolare se le sue caratteristiche corrispondano a quelle del bando di gara, sulle emissioni, sulla qualità e la quantità dei rifiuti bruciati. Nelle scorse settimane Sodano era già stato ascoltato dai pm, ai quali aveva fornito chiarimenti sulla denuncia del giugno 2009. Una denuncia che poneva l’attenzione sui rischi ambientali connessi all’impianto e sulle gravi carenze che l’inceneritore presentava, evidenziando il superamento dei limiti di emissione e l’assenza di un adeguato sistema di monitoraggio delle stesse.

Il dossier. Sodano ha consegnato, venerdì scorso, un dossier per integrare le presunte carenze già segnalate allora e per chiedere il sequestro dell’impianto, per il mancato rispetto delle 27 prescrizioni del ministero dell’Ambiente.
Il nuovo esposto si basa su un documento della provincia di Napoli, sei pagine di analisi puntuale su quello che accade nell’impianto e che si conclude con una serie di criticità. “L’impianto non è conforme a quanto previsto dall’autorizzazione integrata ambientale (Aia)”. E’ una delle valutazioni, firmate dalla direzione tutela del territorio della provincia di Napoli, un giudizio severo sul funzionamento dell’impianto.
Nelle sei pagine emerge, tra le tante, un’altra anomalia, relativa allo smaltimento dei fanghi prodotti dalle acque reflue che avviene per il tramite di una società di intermediazione, nonostante la normativa preveda lo smaltimento evitando passaggi intermedi. Le conclusioni ribaltano la verità dell’impianto a norma. “ La società non rispetta quanto alle vigenti normative in materia di deposito preliminare, imballaggio, ed etichettatura di rifiuti pericolosi…”. E più avanti:
“L’impianto è in esercizio solo con la Linea 2, una delle due benne risulta guasta, la fossa è quasi
Colma, pertanto si paventa un possibile intasamento del sistema”. Altro che impianto modello da esportare nelle altre regioni, come ripete Berlusconi.

La camorra, l’ultima inchiesta. Ad Acerra la popolazione convive con l’inceneritore, e aspetta le invocate bonifiche, ancora tutte da realizzare, promesse svanite, come quella del Polo pediatrico. Alla fine resta l’impianto e la cappa di una camorra senza guida, intenta solo a curare i propri interessi criminali, senza alcuno scrupolo. Senza identità, ma con spiccata propensione al malaffare. L’ultima operazione della direzione distrettuale antimafia di Napoli conferma questo paradigma. L’inchiesta, denominata Risiko, ha sgominato le bande camorristiche locali, 47 ordinanze di custodia cautelare in carcere, in tutto 57 indagati. Tra gli arrestati appartenenti ai clan Crimaldi (retto da Cuono Crimaldi), De Sena (capeggiato da Mario De Sena) e De Falco-Di Fiore (retto da Mario Di Fiore) che si sono contrapposti militarmente per il controllo delle attività illecite. Le indagini si sono sviluppate nell’arco di circa due anni, tra il 2006 e il 2008, all’indomani della morte di Ciro De Falco (detto `o ciomm), capo dell’omonimo gruppo camorristico, avvenuta nell’ottobre 2006. Al centro degli affari sporchi: il traffico di stupefacenti, lo spaccio, ma anche le estorsioni. Tra i vari episodi estorsivi venuti alla luce, uno vede come vittima l’amministratore delegato di una nota clinica della provincia di Napoli che aveva rinvenuto una bomba a mano sotto la propria auto. Tra i destinatari dell’ordinanza c’è proprio il capoclan Cuono Crimaldi, attualmente detenuto e già in carcere all’epoca delle indagini. Secondo le indagini Crimaldi, nonostante il carcere, continuava ad avere il pieno controllo delle attività criminali. Fondamentali neanche a dirlo anche per questa inchiesta i pentiti e le intercettazioni.

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