Non contestualizzare il nome di Dio invano

La confessione del lupo. E’ accaduto l’impossibile: che su “Il Foglio” di Giuliano Ferrara esca un articolo che un qualsiasi democratico potrebbe largamente condividere. Ne diamo perciò conto ai “navigatori” di micromega.net.

di Stefano Di Michele, il Foglio, 5 ottobre 2010

Dovendo nientemeno rievangelizzare l’occidente intero, per il momento monsignor Salvatore detto Rino Fisichella pare faticare anche alle prese con un qualsiasi bar sport paraistituzionale. Così siccome al Cav. a volte scappa una parolina, una volta una parolaccia – il prelato ha elaborato l’innovativa teoria della contestualizzazione” della bestemmia, pudicamente nominata “contestualizzare le cose”. E se le cose sono una schifezza?

Per dire: per strada, in un attruppamento i militanti e militari, se sei il capo del governo, vabbé, discutiamone… E quando cappa ai calciatori in campo? E quando fugge in un corteo di facinorosi? E quando s’insinua nella riflessione di un precario a fine mese? E’ la più singolare sortita ai giorni del concilio di Nicea, probabilmente. Una roba che sta persino una tacca sopra il sempreverde “utilizzatore finale”di ghediniana memoria – che almeno lì, in un parapiglia mandrillesco-giuridico, non ci finiva di mezzo la figura del Padreterno (cioè, del Padreterno vero, non di quello fittizio e governativo). Ora, se una simile proposta fosse stata avanzata da un comico o da un giornalista o da un cristiano rinato (per il quale sarebbe stato opportuno un bis della rinascita stessa), avrebbe giustamente destato scandalo – ché scandalo, per un qualunque credente, e possibilmente anche per un qualunque non credente, dovrebbe essere la bestemmia del nome di Dio.

Neanche per una martellata sulle dita, neanche se il Cav. dovesse vincere le prossime dieci elezioni, nemmeno se sei del Pd e guardi il Tg di Minzolini. Un civile “vaffanculo” (che ha del resto subìto una certa regressione sociale da quando Grillo ne ha fatto urlo di piazza) come un fraterno “stronzo” o un colloquiale “coglione”, ci possono anche stare: sono termini che ha ormai sdoganato persino Raiuno in prima serata, figurarsi che impressione potrebbero fare in Paradiso, dove peraltro hanno una programmazione migliore e un più spiccato senso dell’umorismo. Ma nominare il nome di Dio (e manco invano, ma con suino accostamento), e poi cercare sciascianamente di trovargli un (in)decente contesto, questa è una roba che uno non si aspetta nemmeno da un alcolizzato ateo maremmano atterrato da una mandria di cinghiali impazziti, altro che da un vescovo di spiccata cultura, di tonaca sempre ben stirata, di elevata partecipazione alle trasmissioni di Bruno Vespa (dove pure alcune orribili tentazioni, in alcune anime prave, certe sere potrebbero farsi strada).

Ora, sarà il fatto del fitto discutere del monsignore stesso con Adornato intorno a “fede e libertà”, magari il lungo servizio quale cappellano di Montecitorio, oppure la guida di pellegrinaggi con truppe di eletti (di destra, sinistra e centro), montati su appositi torpedoni come quello in Russia: tutti eventi che chiedono un rinsaldamento della fede per poter essere cristianamente affrontati – altrimenti, si fatica a capire come un vescovo di così chiara intelligenza e di così impeccabile look possa essere arrivato a formulare una simile teoria, che forse neanche al più incallito mangiapreti (che a volte, per farlo, serve stomaco forte e lunga digestione) sarebbe venuta in mente. E’ un generoso principio, quello del “contestualizzare le cose” – dipende, ovviamente, dalle cose.

Persino Formigoni, per dire, si è tenuto cauto. Ora, il Cav. ha spiegato il suo punto di vista, “non è né un’offesa né un peccato, è solo una risata”, e vabbé: come se san Tommaso si volesse occupare del Bagaglino. Monsignor Fisichella si è fatto, invece, esortativo – come la funzione invita e il ruolo spinge, “guardare a cose più importanti”. Un saggio ammonimento: curioso,però, che un vescovo ne abbia trovate – di cose più importanti.

(6 ottobre 2010)

La casuistica di Fisichella per “guardare a cose più importanti” (quali?)

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