IL PERCHE’ DI UNA SCELTA

Tre milioni e mezzo. Questo numero non è la soluzione di un problema. E’ il problema. Tre milioni e mezzo di Connazionali sono sempre lontano dalla penisola. Quando si scrive d’emigrazione, e non se ne scrive mai a sufficienza, s’inseriscono nella complessa situazione aspetti economici, etnici e politici che devono essere superati dalla realtà che tutti possono verificare. La stampa nazionale tratta sempre di meno della realtà degli italiani all’estero e quella a loro dedicata è penalizzata da consistenti tagli da parte del nostro Esecutivo. Insomma, in Italia si è andata a perdere una realtà che dovrebbe interessare tutti, politici compresi. Indubbiamente, la nostra emigrazione ha mutato, ma era logico, il suo originario aspetto di sfogo per i non qualificati, per i meno abbienti del Bel Paese. Non ci sono più i “passaporto rossi”, né navi sovraccariche salpanti per “terre assai lontane”. Ora i nostri Emigrati s’identificano come italiani all’estero; ma i loro problemi ci sono sempre tutti. Dal 1876 al 1976, si sono registrati circa 26 milioni d’espatri alla ricerca di un futuro meno amaro. Nel 1977, dopo cento anni d’emigrazione, il fenomeno si è ridimensionato ed il numero dei rimpatri ha superato quello degli italiani usciti dai confini nazionali. Oggi i Connazionali all’estero, di seconda e terza generazione, si sono validamente inseriti nella realtà sociale dei Paesi ospiti; restano, però, italiani a tutti gli effetti. Del resto, le migliaia di presenze nel dicembre del 2008 alla prima Conferenza Mondiale dei Giovani Italiani all’Estero rappresenta un’ulteriore prova di quel patrimonio d’italianità che non vuole essere dispersa nei processi, pur necessari, d’integrazione. Come a scrivere che la coscienza degli eredi dei primi nostri emigrati è rimasta ancora viva verso il Paese d’origine. Gli italiani all’estero, per scriverla tutta, non sono stati mai seriamente considerati. Neppure il riconoscimento del loro voto politico in Patria ha mutato il loro status d’italiani oltre frontiera. Poi, la politica ha fatto il resto. Nonostante l’evidenti carenze, non esiste ancora un partito che li rappresenti effettivamente in Patria. Gli Onorevoli eletti nella Circoscrizione Estero hanno, di fatto, solo rimpinguato i parlamentari dei partiti nazionali; con conseguenze negative che si sono fatte subito sentire. Oggi l’Italia è interessata al fenomeno immigratorio, ma scarsa importanza è rivolta a chi, per oggettivi motivi, è italiano all’estero. I Connazionali per il mondo non godono neppure più di quelle forme d’associazionismo che, per il passato, sono state un punto d’incontro e di dialogo. La Patria li ha dimenticati. L’anno prossimo si festeggeranno i 150 anni dell’Unità d’Italia. Di là delle manifestazioni già previste, chiediamo anche un concreto riconoscimento dei nostri 150 anni d’Emigrazione. Con normative che favoriscano, ove possibile, il rientro in Patria dei Connazionali di prima generazione che si sono guadagnati un futuro all’estero ed il riconoscimento del voto anche per le circoscrizioni elettorali nazionali. Per quanto ci riguarda, la nostra scelta è stata fatta 50 anni fa, quando abbiamo iniziato ad interessarci concretamente ai problemi della nostra Emigrazione. Dopo mezzo secolo d’impegno, riconfermiamo il perché di questa nostra scelta. Gli italiani nel mondo attendono tangibili segnali di maturità nei loro confronti da parte di chi guida le sorti del Paese che anche il loro.

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