Presunte minacce alla Marcegaglia da parte di Sallusti e Porro sono al centro dell'indagine condotta dalla Procura di Napoli. Stavolta è il braccio armato giornalistico di Berlusconi ad essere sotto i riflettori di dossier killer
Il direttore del quotidiano Il Giornale Alessandro Sallusti e il vicedirettore Nicola Porro sono sotto indagine giudiziaria dei pm di Napoli per presunte minacce (concorso in violenza privata) alla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Perquisite le abitazioni dei due giornalisti e la sede del quotidiano milanese. In una conferenza stampa i soggetti indagati si sono dichiarati completamente estranei dall'accaduto: Sallusti ha querelato il il procuratore Giandomenico Lepore per diffamazione.
Innocenti o colpevoli il risultato non cambia affatto. Il Giornale è il braccio armato del governo. Non servono deputati assoldati al diritto divino della fedeltà, né quelli che entrano in soccorso della possibile mancanza di fiducia parlamentare. Non servono leggi ad personam, né riforme da annunciare anni prima che vengano messe nere su bianco. Basta il Giornale e la sua linea editoriale.
Se scoppia la guerra mondiale o si scopre l'esistenza di forme di vita su Marte, a Feltri e Sallusti interessa solo mettere in difficoltà se non distruggere l'immagine dei vari Fini, Boffo, Bocchino, i segretari e i personaggi di spicco del centrosinistra di turno. Non interessa nulla di attualità politica o di cosa succede in Italia o nel mondo: chi attacca Berlusconi diventa di diritto elemento su cui parlare. O meglio su cui sparlare. E non si sa bene quando questi dossier killer vengono preparati visto che ogni giorno dalla mattina alla sera, tra direttori e vicedirettori del Giornale sono presenti come opinionisti su tutte le trasmissioni Rai e Mediaset che hanno a che fare con la gente e i problemi più disparati. Una sorta di “tronisti di Maria De Filippi” ed oracoli del Grande Fratello. Dai problemi delle doppie punte nei capelli, alle stragi del sabato sera sulla strada, i giornalisti del Giornale spaziano senza limite lasciando nell'etere pillole di saggezza berlusconiana.
Questa volta è toccato a Emma Marcegaglia. “Per caso ci siamo imbattuti in questa inchiesta, stavamo indagando su altro” ha dichiarato il procuratore di Napoli, Lepore. “Nel controllare un numero di telefono ci siamo resi conto che i colloqui tra i giornalisti de Il Giornale Alessandro Sallustri e Nicola Porro con il segretario del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia erano tesi a far cambiare atteggiamento al presidente degli industriali che aveva rilasciato dichiarazioni dure contro il governo”. Una dichiarazione poi precisata nel dettaglio dopo la smentita categorica da parte di Sallusti di aver mai parlato con la presidente di Confindustria. “Non mi riferivo – ha spiegato Lepore – alle telefonate di Sallusti con il segretario del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ma ad altre conversazioni”.
Comunque sia, sono alcune intercettazioni a insospettire la procura di Napoli. Casualità vuole che le minacce alla Marcegaglia arrivino proprio dopo i giudizi non positivi rilasciati dalla presidente di Confindustria sull'operato del governo.
Dal Corriere della sera si legge:
Su un sms inviato il 16 settembre da Porro a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcegaglia si legge “Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcegaglia”. Nella successiva telefonata, pochi minuti dopo, intercorsa tra i due, il giornalista afferma: “Adesso ci divertiamo per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcegaglia come pochi al mondo!” aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver «spostato i segugi da Montecarlo a Mantova” con riferimento – spiegano i pm – alla città centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria. Gli inquirenti registrano poi una telefonata tra Arpisella e un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset con la richiesta di un intervento di Confalonieri. In un colloquio successivo, il responsabile Mediaset parla dell'avvenuto intervento del presidente di Mediaset presso Il Giornale e del fatto che la Marcegaglia lo aveva poi ringraziato. Nel decreto viene poi riportato un passaggio di un'altra telefonata, del 22 settembre, tra Porro e Arpisella in cui il giornalista afferma: “Dobbiamo trovare un accordo perché se no non si finisce più qui… la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire… quello che cercavo di dirti è che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no…”.
Da qui nascono poi le diverse versioni dei fatti con le dichiarazioni delle persone in causa che attaccano o difendono la propria posizione o quella del giornale. Ma come scritto prima, il risultato non cambia. Tocca solo aspettare con ansia quale sarà l'apertura del Giornale di domani. La curiosità è tanta ma una cosa sarà scontata: un altro attacco contro Fini è d'obbligo. Ne va del prestigio della testata giornalistica.
A.Dra