Applausi attempati
Nel leggiadro giro di dirigenti e simpatizzanti femminili di cui fa mostra il Popolo delle Libertà, si cresce (come diremmo evangelicamente) in sapienza, età e grazia dinanzi agli uomini e dinanzi alle telecamere. Ma si cresce specialmente in età. Dalla giovane Noemi alla cui festa di compleanno intervenne Berlusconi in persona, fino alla Carfagna, l’età anagrafica si eleva progressivamente raggiungendo i livelli della Brambilla e quindi della signora Santanchè. Di ciascuna sono state premiate (pare) la bravura, la capacità politica e la fedeltà al Primo ministro.
Ora, in tanta leggiadria di fanciulle ed ex-fanciulle, torna alle cronache con impeto giovanile anche “donna” Assunta Almirante, vedova del defunto segretario del MSI, che alla corte berlusconiana sta assumendo un ruolo di ospite di sempre maggior riguardo. Ho già scritto come sia antipatico questo vezzo che vuole appiccicare alla signora Almirante un appellativo nobiliare, in modo da far meglio transitare nella mentalità di lettori ed ascoltatori la convinzione che questa madre nobile della destra, nobile sia effettivamente, e ancor più nobili siano le sue idee e i suoi giudizi.
“Donna”, come si sa, è un appellativo riservato alle dame nobili, e la signora Almirante, afferma di esserlo, non tanto in grazia del primo marito marchese da cui si separò, quanto in virtù del secondo, di cui si legge che sia disceso da una famiglia ducale (ma non si era già estinta forse dal Settecento?). In mancanza di monarchie, in periodo repubblicano, come titolo di cortesia l’appellativo “donna” è stato riservato anche alle consorti dei presidenti della repubblica e dei primi ministri. Ma mi pare che né la signora Clio Napolitano né la signora Veronica Lario lo abbiano mai ricevuto dai laudatori e dai pubblici cantori, preferendo uno stile molto più sobrio che tanto si addice alla loro grazia e alla loro discrezione.
Ora, la signora Almirante, già madrina “nobile” o (tanto per rimanere al modo di dire aziendale berlusconiano) sponsorizzatrice di Fini, non perde occasione di parlare di storia e di politica, dimostrando che oltre all’età, è molto cresciuta anche in sapienza, ed afferma, come ha fatto in più occasioni, ed anche alla festa della Destra dell’onorevole Storace a Taormina, di essere pentita per aver favorito la crescita politica l’ex-pupillo di suo marito. La signora Almirante, travolta più dalla resipiscenza politica che dal volgere degli anni, ha perciò applaudito il presidente Berlusconi, e ne ha approvato entusiasta le scelte politiche, muovendo non poche critiche nei confronti dell’onorevole Fini.
Mi viene da pensare che se la signora Santanchè ha avuto un posto di sottosegretario dopo aver lasciato la Destra e aver criticato Veronica Lario, la vedova di Almirante potrebbe a buon diritto essere investita di un posto di sottosegretario per aver pronunciato in pubblico un discorso tanto veemente e appassionato.
Credo, però, che si debba anche cercare di fare chiarezza sull’uguaglianza che spetta ai cittadini. Qualche cretino, al’epoca delle convulse votazioni che dovevano decidere la sorte del Governo Prodi, ebbe a criticare la presenza nel consesso pubblico di una studiosa come Rita Levi Montalcini, una donna che secondo qualcuno era troppo vecchia per poter dire la sua in politica e nella società, e votare al Senato. Anche se più giovane, oggi nell’ambiente di centro-destra nessuno si sognerebbe di dire che la signora Almirante è troppo vecchia per parlare, e tantomeno io che difendo la vita e la libertà di espressione. Ma spero che, dopo discorsi e interviste dell’arzilla vegliarda, in futuro nessuno muova discriminazioni su altre dame e sulla loro età.
Piuttosto, devo dire che tutti i discorsi, gli interventi e i pettegolezzi di questi giorni, invece di ricordare le dame, le donne e le nobildonne, mi sembrano ben degni dei commenti da comare.
Carmelo Currò