In Puglia ragazza muore per una cisti

La viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Sarebbe auspicabile che il criterio di selezione delle strutture ospedaliere da preservare si ispiri anche a principi di merito legati al minimo numero di episodi simili”

È stato aperto dalla Procura di Bari il fascicolo d’inchiesta sulla morte di Antonella Mansueto, una ragazza di Noci di 22 anni deceduta oltre nove mesi fa per l’ennesimo caso di malasanità. La giovane, operata per l’asportazione di una banale cisti al coccige presso l’ospedale di Putignano, viene dimessa il giorno dopo. Passano oltre due mesi ma la ferita non si rimargina e le condizioni generali della ragazza peggiorano drasticamente. La guardia medica di Noci le diagnostica un virus influenzale prescrivendole Tachipirina e Novalgina, ma la febbre continua a salire e si opta per il ricovero presso la struttura ospedaliera Miulli di Acquaviva. Qui resta sedata per 46 giorni, le vengono amputate le gambe e tutte le dita delle mani ad eccezione dei pollici per una grave setticemia che ne causa il decesso il 26 marzo. Le indagini sono partite e i carabinieri stanno ora acquisendo tutte le cartelle cliniche del calvario vissuto da Antonella. “L'ennesimo caso di malasanità riaccende l'attenzione sulle carenze ospedaliere pugliesi – ha commentato Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti –. Senza trascurare il merito del lavoro svolto da tanti sanitari ed ausiliari è innegabile che il tema dell'errore medico e della colpa professionale in campo sanitario acquisisce valenze particolari trattandosi di vite umane. In particolare, dietro ogni storia di questo genere, si cela il dolore di una famiglia privata di una figlia, una madre o un padre la cui esistenza è spezzata per sempre. Il piano di rientro della sanità pugliese predisposto dalla seconda giunta Vendola – chiarisce la Lusi – prevede la chiusura di quei nosocomi la cui presenza in alcuni territori risulterebbe inutile per questioni di densità di popolazione e di effettiva utilità. Sarebbe auspicabile che il criterio di selezione delle strutture da preservare si ispiri anche a principi di merito legati al numero minimo di episodi simili – conclude la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, così da evitare che in futuro si possano verificare di nuovo”.

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