“Nessuna nuova, buona nuova”. Il detto, saggezza dei popoli, è ben noto nella nostra penisola. Ma, quando le “nuove” ci sono, è importante mettere un poco da parte il fatalismo di questo periodo e fare il punto, nei limiti del possibile, sul fronte politico italiano. E’ una necessità che riteniamo prioritaria proprio per non trovarci spiazzati già dal prossimo anno, quando parecchi nodi di pensiero verranno al pettine. Se da un lato, e giova rilevarlo, il quadro delle alleanze politiche continua ad evidenziare un certo deterioramento, è iniziato, quasi in sordina, il complesso gioco sul fronte di nuove alleanze. Insomma, anche in Parlamento sembra essere finito il tempo dei provvedimenti passati unicamente ponendo la “fiducia”. Nel desolante quadro politico che ci coinvolge abbiamo notato il disgregarsi della sinistra italiana; almeno di quella che abbiamo, da sempre, ritenuto la vera erede del PCI. Il PdL, più che la Lega, è sempre nel mirino di un’opposizione troppo eterogenea perché possa veramente contare. Del resto, i partiti del centro appaiono sempre più consci del loro ruolo strategico nello scacchiere governativo. Per garantirsi eventuali maggioranze più stabili, destra e sinistra sono venute allo scoperto per affrontare, di petto, la questione. Allontanata, almeno per ora, la crisi di Governo, Berlusconi, e la sua squadra spaiata, continua per la strada delle riforme. Almeno di quello indispensabili per non perdere, definitivamente, la credibilità dell’elettorato. Intanto, si punta alla natura scadenza della legislatura poi, col solito filosofico fatalismo, si vedrà. Però, come abbiamo premesso, le novità, secondo noi, ci sono. L’attività parlamentare appare sempre condizionata dalle strategie di chi ha vinto e di chi ha perso. Nell’impossibilità, oggettiva, di modificare il nostro meccanismo elettorale, tutti i partiti si muovono sin troppo in modo scoordinato e gli effetti, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti. A questo punto, non ci conforta più di tanto la voce del Capo dello Stato che ha apprezzato la sopravvivenza dell’attuale Esecutivo. Su molte questioni nazionali sarebbe opportuno varare dei referendum propositivi. Insomma, dovrebbero essere gli italiani a decidere del loro destino. L’istituto della delega ha fatto il suo tempo e gli effetti dispersivi non possono più essere minimizzati. Pur se in modo ancora velato, le riforme istituzionali rimangono il vero punto nodale della realtà nazionale. Alle porte del 2011 il quadro politico ci sembra palese. Siamo governati unicamente da una coalizione di Destra. Quello che rimane della Sinistra vive di una moderata opposizione. Il Centro, vero rebus del fronte politico italiano, dovrà assumersi, in tempi brevi, più specifiche responsabilità. Se non si avranno alleanze palesi, potrebbero verificarsi apparentamenti. Ovviamente di comodo. La futura condotta delle formazioni politiche italiane sarà decisiva per evitare pericolose stasi. Questo, tutto considerato, potrebbe essere l’ultimo Governo Berlusconiano. Del resto, già da ora, c’è chi si domanda chi sarà il successore del Cavaliere. L’interrogativo, indubbiamente intrigante, resterà tale ancora per lungo tempo. Del resto, non sarebbe la prima volta che un partito tramonta col tramontare del suo fondatore.
Giorgio Brignola