Mentre la Lega sembra pronta a far saltare il banco,
la vita del governo sembra “appesa a un Fini”.
di Renzo Balmelli
RECITA – Ha sfoggiato toni da liberale, ma l’ossessione dei magistrati continua a essere il solo tasto che suona veramente sincero nel suo intervento. Per il resto del programma, a dir poco incommentabile, il premier incassa la fiducia peggiore della sua carriera. La vita del governo è “appesa a un Fini”, mentre la Lega sembra pronta a far saltare il banco. Senza il calciomercato di Montecitorio, a quest’ora il Cavaliere starebbe raccogliendo i cocci della sua maggioranza. Tecnicamente l’esecutivo ottiene dal Parlamento il via libera per superare il cupio dissolvi della sua esistenza. Ma sul piano politico il “sì” è una finzione che fa male al paese. La rassegnazione ormai permea i gangli vitali della nazione e da questo si capisce quanto fosse fasulla la recita. Il 29 settembre di Berlusconi non chiude un periodo difficile, semmai ne apre uno nuovo, ancora piu’ instabile.
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PASTICCIO – Fra le tante bolle di sapone del governo, nell’elenco delle illusioni perdute figura anche il mancato, decisivo intervento per il rilancio dell’economia. Con la disoccupazione che cresce e il potere d’acquisto che cala si scioglie come neve al sole la favoletta dell’Italia uscita dalla crisi meglio di altri paesi. In ritardo, ma ancora in tempo per ravvedersi, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha capito come Bridget Jones di essere finita in un pasticcio fidandosi della destra che ha poco da offrire e molto da nascondere. Ma il suo monito a Palazzo Chigi sulla gente che ormai ha esaurito la pazienza, rischia di restare lettera morta.
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RIFIUTI – Alla luce degli ultimi sviluppi sul fronte della monnezza, s’inquadrano nel loro vero contesto le offensive della stampa di famiglia. Erano manovre di depistaggio per impedire di smascherare il grande bluff del Cavaliere sui rifiuti di Napoli. L’immondizia stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia. Ora si scopre che non si è risolto nulla, solamente tamponato: il più delle volte occultato. Cosi’, dietro il presunto risolutore dell’emergenza-rifiuti, si stagliano tante menzogne spacciate come successi. Lo stesso in Abruzzo dove la ricostruzione è stata una mera operazione di facciata, perdutasi tra scandali, escort e appalti truccati.
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LIVORE – “Fini traditore, ordina la Kippah”. Il feroce insulto antisemita del senatore Pdl Ciarrapico è un grumo di violenza e frustrazione, specchio di antichi e mai sopiti pregiudizi razziali. In pari tempo, il livore della bravata conferma quanto assomigli a un fiume in piena l’imbarbarimento del linguaggio nello schieramento politico di destra. E non solo in Italia. Ormai gli esempi di intolleranza si accumulano ovunque in quantità industriale. L’SPQR storpiato da Bossi per chiamare “porci” i romani, fa il paio con il “Rom raus” dei confratelli leghisti di Lugano e con gli orrendi manifesti comparsi nottetempo in Ticino che equiparano i frontalieri a ratti viscidi e avidi. Ne deriva un quadro sconsolante di cui forse non si misura o non si vuole misurare ancora appieno l’estrema gravità. I calcoli di bottega prevalgono sullo sdegno e, se a Roma la maggioranza si guarda bene dall’irritare l’alleato che porta voti indispensabili, nella Svizzera italiana il committente dei cartelloni al servizio di interessi inconfessabili si nasconde dietro l’anonimato. L’omertà rende ancora piu’ vile l’ignobile trovata che ricalca odiose campagne di stampo nazista. Ormai siamo in fondo alla scala: piu’ indecente della xenofobia ottusa, nel gradino piu’ basso c’è soltanto la xenofobia opportunista.
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IDEALI – Nel marasma, una boccata d’ossigeno. Di questi tempi fa bene al cuore abbeverarsi agli ideali di cui furono alfieri, in tempi diversi, ma con analoga passione, Anna Kuliscioff (“il miglior cervello politico del socialismo italiano”), e Giovanni Bassanesi, intrepido aviatore antifascista. A lei, la “dottora dei poveri”, rivoluzionaria e femminista, dedica un ampio servizio un diffuso settimanale di moda, sotto il titolo, invero emblematico, di “Vorrei essere io”. Quanto a Bassanesi, è ora consegnato ai posteri sulla targa scoperta a Lugano in ricordo di quando dal cielo ottant’anni fa, decollato da Locarno, lancio’ su Milano migliaia di volantini contro il regime. Epica, esemplare mobilitazione la sua, che fece infuriare il Duce e non piacque affatto alle pedanti autorità elvetiche.
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EGOISMO – Quanta, inconsolabile tristezza negli occhi dell’anziano minatore venuto in televisione a parlare dei suoi colleghi morti a Marcinelle in quel tremendo 8 agosto l956. Quell’anno il mondo era in fibrillazione per la crisi di Suez , c’era stato l’affondamento dell’Andrea Doria e in Italia la notizia della tragedia in miniera dopo quella del mare aggiunse sciagura a sciagura, smarrimento a smarrimento. Il lavoro scarseggiava e si espatriava verso terre spesso ostili. Era amaro il pane dell’esodo. Amaro e segnato dai lutti. In Belgio centotrentasei emigranti italiani , con molti altri compagni di sventura di tutta Europa, persero la vita in fondo a un pozzo, vittime dello sfruttamento. Chi oggi dileggia gli immigrati rifletta su quanto è cinico il comportamento di chi vive guardando solo al proprio egoismo.