150 anni di Unità  d’Italia, 150 anni di storia d’emigrazione

GLI SMEMORATI DEL BELPAESE Vivendo in Italia per alcune settimane durante il periodo estivo ho avuto modo di ascoltare per strada, nei bar e su molti mezzi di trasporto pubblici i più svariati commenti sugli immigrati da parte di persone appartenenti ai vari ceti sociali, tra cui anche insegnanti della scuola dell’obbligo, quasi mai in modo positivo. Anche nei media della carta stampata, sia nazionali che locali, in occasione di fatti di cronaca, che vedevano coinvolti gli immigrati, ci si è lasciati andare in commenti e considerazioni analoghe in quelli di centrodestra ed in disquisizioni più sociologiche in quelli di matrice cattolica o di sinistra. Credo che l’argomento meriti anche qualche considerazione da parte di chi, come il sottoscritto, pur essendo nato e cresciuto in Lucchesia, è figlio di emigrati in Svizzera e che, dopo essersi ricongiunto con i genitori, ci vive ormai anche da quaranta anni. Una vita spesa ad occuparmi professionalmente di sociale e di politiche migratorie prima per il patronato ITAL-UIL ed oggi per la UIM, nonché impegnato in vari organismi istituzionali di rappresentanza degli italiani all’estero a livello sia di Regione Toscana che nazionale. Come emigrato in Svizzera, sono stato anch’io oggetto di spiacevoli episodi xenofobi nei primi anni del mio soggiorno e, come operatore sociale, sono stato poi testimone di moltissimi casi di soprusi (non solo morali ma anche in materia socioprevidenziale ed amministrativa) a danno dei nostri connazionali emigrati nella Confederazione, quando in questo Paese “emigrato” era sinonimo di “italiano” e viceversa e qualche locale pubblico appendeva sulla porta il cartello “Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”. Ebbene, fatta questa premessa, confesso che quanto sta accadendo oggi in Italia con l’immigrazione (intolleranza, approfittamenti, ecc.) è per me molto avvilente ma tutto un dejà vu, un film già visto, compreso il fatto (ricordato dallo storico fiorentino Franco Cardini in un suo recente intervento nel quotidiano IL TIRRENO) che i più razzisti e xenofobi si annidino proprio tra il proletariato e cioè le persone quotidianamente a contatto con gli immigrati sia con le abitazioni che con i posti di lavoro. D’altra parte era molto facile non essere razzisti e xenofobi in Italia e restare esterrefatti nel vedere le immagini e le storie che la TV ed il cinema ci trasmettevano, negli anni cinquanta e sessanta dello scorso secolo, di quanto accadeva negli Stati Uniti e in Sud Africa tra bianchi e neri, ed era altrettanto facile dare “una connotazione profondamente negativa al razzismo ed alla xenofobia” nelle famiglie e nelle scuole, come ricorda ancora Franco Cardini, quando l’Italia non conosceva ancora il fenomeno dell’immigrazione straniera. Anche se quanto accadeva in quegli anni nel triangolo industriale del nord Italia con l’immigrazione interna dalle regioni del sud era comunque una prima avvisaglia degli umori popolari nei confronti dello “straniero” anche alle nostre latitudini dove ha sempre imperato il campanilismo. Un altro dejà vu, per me è stata la nascita anche in Italia, come già avvenne in Svizzera negli anni sessanta con la Destra nazionalista di James Schwarzenbach, di un movimento politico come la Lega Nord che deve le sue fortune elettorali al cavalcare i sentimenti razzisti e xenofobi di molti italiani. Anche da noi, oggi, si può così affermare “aspettavamo delle braccia sono arrivati degli uomini”, come disse a quell’epoca lo scrittore elvetico Max Frisch. Con una grande differenza, rispetto al popolo elvetico: innanzitutto la nostra storia, fin dall’unità d’Italia, è stata una storia impregnata di emigrazione spesso tutt’altro che gradita dalle popolazioni autoctone dei vari Paesi dove si emigrava; in secondo luogo se oggi l’Italia è diventata la “Merica” per tanti altri disperati del mondo è certamente grazie anche alle rimesse in valuta pregiata che milioni di emigrati italiani hanno inviato in Italia. Esattamente quello che stanno facendo anche gli immigrati in Italia e che viene criticato da molti che vorrebbero investissero i loro risparmi nel nostro Paese! È, pertanto, un vero peccato che gli italiani, oggi, abbiano dimenticato, o addirittura i più giovani non conoscano affatto, quella che è stata la nostra storia e che, in certa misura, è anche attualità visto e considerato che nel mondo abbiamo ancora circa quattro milioni di emigrati italiani e che ogni anno se ne vanno tuttora a lavorare all’estero più di cinquantamila connazionali. Ed è un vero peccato che non si faccia tesoro della nostra storia e della nostra esperienza di emigrazione per facilitare al massimo il processo di integrazione dei nostri immigrati che, in gran parte di loro, saranno presto i genitori di futuri cittadini italiani.Morale: l’italiano può permettersi tutti i difetti di questo mondo tranne quello di essere razzista o xenofobo!

RAZZISMO: tendenza a considerare la razza come fattore determinante dello sviluppo civile di una società e quindi a evitare mescolanze con altri popoli, considerati di razza inferiore, mediante la discriminazione o, in casi estremi, mediante la persecuzione e la loro distruzione; ogni tendenza che favorisca o determini discriminazioni sociali. XENOFOBIA: odio, avversione per gli stranieri e per tutto ciò che è straniero.Fonte: www.sapere.it

Dino Nardi Coordinatore UIM EuropaMembro CGIE

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