"Sogno la Scala"

Quando l'Europa entrava in guerra, Nilda Elvira Vattuone (il suo vero nome) era all'apice del successo. Figlia di un genovese che a 12 anni aveva lasciato l'Italia col padre per lavorare in una “estancia” della provincia di Buenos Aires come falegname, era la settima di dieci figli. A cinque anni già cantava a scuola ma non sapeva ancora che la sua vita sarebbe diventata quella di una star. Papà nel frattempo aveva comprato un bel pezzo di terra e la famiglia era diventata agiata. Erano gli ani '30, quando in Europa si diceva “ricco come un argentino” e Nelly sognava di diventare aviatrice. Guardava gli aerei e si immaginava alla cloche come la prima donna pilota, ma un brutto giorno il padre morì di crepacuore e la famiglia, numerosa, subì un tracollo economico. Nelly imparava a pilotare quando si accorsero che aveva una bella voce e le proposero di cantare per 180 pesos (allora una bella somma).
Il siciliano Ignacio Corsini, uno dei più famosi cantanti di tango, le propose di registrare una milonga alla radio e la mamma di Nelly, pensando alla piccola fortuna in arrivo non si lasciò scappare l'occasione: “Tu sei nata per cantare, non per guidare gli aerei”. Fu allora che cominciò la sua carriera, e fu allora che conobbe Evita Duarte, aspirante attrice: “Ci davamo la mano e dicevamo: siamo amiche, nessuna delle due deve rivelare a nessun altro quello che ci diciamo”. Complici e attiviste entrambe per il peronismo, entrambe ribelli e indomabili.
Intanto era nata la radio. Guglielmo Marconi la inventò in Italia, ma fu la ricca Buenos Aires dell'epoca a farla entrare per prima nelle case e con la radio la musica del tango e del folclore nazionale. Evita Peron muore di cancro nel '52, il suo corpo resta imbalsamato nella Casa Rosada fino al '55 quando un golpe militare spodesta il presidente Juan Domingo. E' la caduta anche di Nelly Omar che nel frattempo aveva registrato per le grandi case discografiche i più bei tanghi dell'epoca d'oro del '40 e '50. E' lei stessa dirlo: “Io sono il prodotto della radio”.

Il 18 agosto, quando mancava meno di un mese al suo 99esimo compleanno, Nelly Omar si è infilata il poncho rosso ed è entrata alla Casa Rosada, attesa dal presidente dell'Argentina Cristina Fernandez Kirchner. “Non mi ha chiesto niente, è stata fredda e impersonale. Mi ha consegnato la nomina di Ambasciatrice della Cultura Nazionale e io mi aspettavo molto di più. Volevo il riconoscimento per i 17 anni della ditttatura in cui non ho potuto lavorare”. La cantante più amata d'Argentina, il mito più longevo della musica popolare, folclore e tango, ce l'aveva in punta di lingua e gliel'ha detto: “Presidente, dovrebbe avvicinarsi di più al popolo e non parlare alla gente senza che la gente capisca quello che dice”.
Lei, che era amica di Eva Duarte e per quell'amicizia con la futura moglie del presidente Peròn ha pagato duramente durante la prima dittatura argentina del '55 e la seconda del '76, è rimasta quello che era e per questo, infine, è stata premiata: coraggiosa e onesta, sempre leale verso il popolo che ancora oggi l'acclama e il peronismo che ha sostenuto scrivendo “La descamisada” per aiutare la sua amica Evita che lottava per l'elezione del generale nel '45. Entrambe un mito, una leggenda eterna nell'Argentina che cambia ma resta fedele alle sue voci più rappresentanti del senso di patria.

E' acclamata ancora oggi per Noblesa de Arrabal, e Sur, tanghi del tempo antico di una Buenos Aires aristocratica e plebea insieme, come era stato suo padre il genovese, sbarcato al porto della Boca a fine '800 tra gli umili immigranti italiani.
Nelly la quasi centenaria, sogna un viaggio in Europa: “Vorrei vedere altri teatri, qui è sempre tutto uguale. Magari La Scala di Milano, prima che da lassù mi chiamino”.

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