L’ESTATE DEI VELENI

Autore Maria Caterina Pace

L’estate dei veleni. E’ quella appena trascorsa, che lascia l’amaro in bocca insieme con la delusione per una classe politica che deve solo andare via, per lasciare che le persone possano ancora recuperare una speranza.
Leggiamo notizie che per lo più sembrano saghe familiari, ci vergogniamo per gli onori tributati a Gheddafi. Parlano di “squadristi” condannando il Popolo Viola che ha contestato Schifani, mentre dovrebbero analizzare il perché di quella protesta e chiedere umilmente scusa. Bollano come “alto tradimento” quello di Fini nei confronti dei suoi elettori, ma non ricordo la pensassero così nel vergognoso caso di Capezzone o del più antico Bondi. Infine chiedono le dimissioni del Presidente della Camera, cercando di far passare come legge dello Stato l’accaparramento delle poltrone iniziato nel ‘94 proprio da loro.
Eppure una politica di invettive ed una stampa di regime non sono riuscite a far dimenticare e ad oscurare i problemi reali della Nazione. La gente è stanca, protesta ed alza la voce, come è successo con il Presidente del Senato e Dell’Utri, e vorrebbe una vera opposizione, con un PD che si esprimesse come un partito di sinistra.
Così assistiamo alla vergogna di un ministro (Gelmini) che, dopo una riforma di dubbio valore, rifiuta di incontrare i precari della scuola bollandoli come “strumentalizzazione politica”. Che ha dichiarato guerra ai ricercatori dell’università, spingendo quelli attuali su un binario morto, e precarizzando i prossimi. E pensare che erano riforme auspicate per il rilancio, lo svecchiamento ed il recupero di tutto il sistema.
Stessa cosa per la sanità: anche in questo caso riduzione dei precari, taglio del 50% dei fondi destinati alla formazione e, per finire, un vero e proprio furto, il congelamento delle progressioni economiche, già previste e finanziate dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro: un attacco grave ed inaccettabile alla Sanità Pubblica. La manovra varata dal Governo, che non rispetta la Costituzione, il diritto al lavoro e alla salute, salvaguarda però le poltrone e le nomine politiche, per le quali, stranamente, sono aumentati gli spazi di manovra e di autonomia. Ma non c’era un accordo comune sul “Via i partiti dalla sanità?”
Se cambiamo scenario il quadro non migliora, con un Sud completamente dimenticato, cancellato dal programma di Governo: che fine ha fatto il famigerato piano per il mezzogiorno? Perché la politica non investe su questo paese, proteggendo gli investitori e controllando il territorio?
Intanto gli altri paesi crescono mentre noi restiamo al palo, basti pensare alla Germania ed ai suoi record economici affiancati da quelli civili, con il disegno di legge varato dal governo per rafforzare la libertà di stampa, grazie al quale i giornalisti non saranno più perseguibili in caso di pubblicazione di materiale riservato ottenuto da terzi. Noi, di contro, abbiamo un’informazione sempre più imbavagliata e manovrata, tanto da meritarci il vergognoso titolo di “parzialmente liberi” da parte dell’Europa e del mondo.
Che farci, anche Obama, per il suo Paese in crisi, non prevedeva tagli sui temi essenziali, come accade da noi, ma progettava una manovra finanziaria che trovasse i fondi necessari per grandi investimenti sulla sanità, la cultura e le energie rinnovabili. Ma anche quello è un altro paese.

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