di Oreste Parlatano
Le prime avvisaglie si ebbero nel febbraio 2008, la protesta si sviluppò
all'interno del sistema di trasporto collettivo privato, quello pubblico
è, in pratica, quasi inesistente. La protesta si concretizzò in una
sommossa organizzata dai trasportatori, sostenuta dal partito politico
di opposizione, RENAMO, alimentata dalla popolazione, sulla quale
pesavano i rincari dei trasporti in conseguenza dell'aumento del
combustibile.
La protesta di settembre 2010 mostra dimensioni ben maggiori e
conseguenze ben più pesanti. Il bilancio ufficiale fino al giorno otto
di settembre è di 13 morti, 300 feriti, 244 arresti, concentrati
maggiormente nella capitale Maputo, ma anche nella vicina città Matola,
in altre città del sud e del centro (Inhambane, Marracuene, Bilene,
Chimoio, Beira).
Il contesto sociale nel quale la protesta si accende è sostanzialmente
lo stesso: un peso economico eccessivo dovuto all'aumento dei prezzi,
poco importa che esso scelga un bene o l'altro, l'effetto a catena è
inevitabile. Per le classi sociali più povere il trasporto può incidere
fino al 30% del salario, l'aumento di un qualsiasi bene primario incide
immediatamente anche sugli altri beni, si può ben immaginare quale sia
lo sconforto quando gli aumenti colpiscono più di un bene, così come è
accaduto nel settembre 2010.
Il contesto politico è invece molto diverso, è indicatore di quanto
questo paese si modifichi con velocità non usuali in Europa od in altri
paesi ad economia avanzata.
Nel 2008 esisteva una forte opposizione rappresentata dal partito
RENAMO, esso era in grado di catalizzare quasi tutta la popolazione che
non si riconosceva nel partito FRELIMO, al potere dal 1975. Il partito
RENAMO aveva la capacità di ideare ed organizzare le proteste sul
territorio, possedeva una leadership riconosciuta nella persona di
Alfonso Dhlakama ed anche leader locali conosciuti dalla popolazione.
Oggi, nel 2010, il partito RENAMO si ritrova quasi dimezzato dalle
ultime elezioni, senza più un leader. Dhlakama, dopo la sconfitta
elettorale, ordinò perentoriamente ai suoi eletti di non presentarsi
alla cerimonia di investitura parlamentare e minacciò di tornare nelle
basi militari attive durante il periodo della guerra civile. Gli eletti
non obbedirono, in questo modo si verificò la frattura fra i deputati ed
il partito che essi rappresentano. L'ultima elezione legislativa vide la
nascita di un secondo partito di opposizione, MDM, dotato di una forte
leadership e di un programma politico credibile, ma con una minuta
presenza di eletti.
Il partito al potere detiene la maggioranza assoluta e non ha limiti
nella sua capacità decisionale.
Il contesto politico non permette di identificare con facilità un
partito politico fautore della protesta del settembre 2010, una analisi
politica seria identifica solo due attori: il partito al potere da una
parte, la popolazione dall'altra.
È lecito chiedersi come sia mai potuto accadere che la popolazione sia
stata capace di manifestare lo scontento in modo così dirompente senza
il supporto di un partito politico?
La risposta va ricercata in due direzioni: una storica, durante i moti
del passato in Europa, quando i partiti non esistevano o nascevano come
conseguenza dei moti; l'altra tecnologica, gli strumenti di
comunicazione odierni permettono di velocizzare l'effetto del
passaparola. L'attività in Internet e di scambio di messaggi attraverso
i telefoni cellulari è stata altissima nei due giorni precedenti la
protesta.
L'humus è sempre lo stesso, uno scontento in crescendo della popolazione
che arriva al punto di rottura.
Il potere locale si è reso conto sia dello scontento che degli strumenti
di comunicazione, tanto che ha ritirato le decisioni di aumento dei
prezzi (combustibili, pane, elettricità, acqua) ed ha imposto il blocco
dei servizi sms, ad oggi 8 settembre non funzionanti, anche se non
esiste alcuna azione formale in proposito.
La reazione però ricorda il passato: uso delle armi da fuoco da parte
della polizia, arresti di massa e caccia alle streghe. I manifestanti
cantavano le canzoni di un noto cantante appartenente al partito MDM,
Azagaia, quest'ultimo seppur non colpevole di violenze, con tutta
probabilità non consapevole del suo ruolo, si trova ad affrontare un
incerto futuro.
Maputo 08/09/2010