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Il gattopardismo indica il cambiare tutto perché nulla cambi. Lo scrittore Tomasi di Lampedusa lo riferiva ai baroni siciliani, improvvisamente garibaldini e savoiardi dopo essere stati convinti borbonici, nella sostanza immutabili nella gestione dei loro interessi. 150 anni dopo, il gattopardismo è diventato prassi di governo e opposizione, l’uno compenetrato nell’altra. L’opposizione nasce infatti per continua partenogenesi di chi governa il Paese.
Il governo Berlusconi del primo quinquennio del 2000 comprendeva Fini e Casini, ai quali dobbiamo la partecipazione attiva a tutte le leggi porcata, da quella elettorale alla legge Schifani (progenitrice del Lodo Alfano). Oggi, Casini e Fini rappresentano improvvisamente l’opposizione, con un salto carpiato con doppio avvitamento sono diventati l’alternativa. I poteri che li sostengono sono gli stessi che hanno banchettato e banchetteranno con Berlusconi. Si è così manifestato il miracolo evangelico della moltiplicazione del governo all’opposizione. Al posto dei pesci, deputati. Alle prossime elezioni si potrà votare il listone unico e bino. Da una parte Berlusconi e Bossi, dall’altra Casini, Fini e Bersani (il portavoce di D’Alema). L’attuale legge elettorale premia le coalizioni e per non fare la fine di Bertinotti e ritagliarsi qualche spazio di potere, anche marginale, è probabile che molti partiti e partitini andranno a Canossa, per il bene del Paese si intende!
E’ un gioco in cui vince sempre il banco e perdono gli italiani. Un teatrino dei pupi con insulti accademici in cui la parola più usata tra loro (ad uso dei cittadini) è: “Vergogna”, ma nel quale non si vergogna mai nessuno di ricevere i finanziamenti pubblici, di maturare il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo, di privatizzare i servizi essenziali e il demanio, di realizzare la Tav e la base militare americana Dal Molin, la più grande base in Europa. O di tollerare in Parlamento Dell’Utri (confortato da Casini presidente della Camera ai tempi della prima condanna per contiguità mafiose) e Cuffaro e portare i cittadini all'esasperazione. O di essere seduti nei banchi di Camera e Senato “nominati” dai loro capi partito e non dagli elettori in assenza del voto diretto al candidato. I partiti non sono tutti uguali, sono in realtà tutti lo stesso partito di lotta e di governo con gli stessi obiettivi.
Bersani lo ha dichiarato con un lapsus, tra una privatizzazione dell’acqua e l’inaugurazione di un inceneritore: “Siamo partiti di governo provvisoriamente all’opposizione”, lo stesso vale per la Lega e per Fini, anche loro partiti di governo, saltuariamente all’opposizione.E' il gang bang dei gattopardi. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.