Aggiunto un tassello importante. Proseguono gli scambi-convivio interculturali di Assoii-Suisse

Nella meravigliosa e suggestiva cornice della Piscina Val Gersa in Massagno/Savosa di Lugano si è svolta, Sabato 28 Agosto, la prima edizione della “Festa di fine estate” organizzata da Assoii-Suisse, e la sezione locale di Fogolar Furlan, la blasonata associazione che raccoglie, da decenni, tutti i friulani nel mondo.
A rappresentare la potente associazione degli Imprenditori Italiani in Svizzera, ormai punto cardine insostituibile per l'impresa, il Vice Presidente Nicolò Boccellato mentre per Fogolar Furlan era presente la Signora Dolores Bernasconi; è intervenuto, inoltre, il responsabile zurighese dell'associazione friulana, il Signor Giovanni Moret.
Nutrita è stata la compagnia dei partecipanti all'evento culturale ed enogastronomico, un autentico cenacolo formativo che, in nome dell'etica, hanno posto l’accento sui valori fondanti le antiche tradizioni, proiettate verso il futuro globalizzato, passando per l'imprenditoria.
Il motivo portante dello scambio e confronto culturali è stata una nuova, attenta, analisi della crisi finanziaria che a ragione unanime ripropone la morale come guida nel comportamento del saggio uomo d'affari.
Non è raro, infatti, imbattersi in pensieri di grandi economisti che tendono a bacchettare i primi attori dell'attuale scena produttiva e finanziaria, colpevoli, a loro dire, di aver dimenticato, presi dall'euforia del facile guadagno, i sani principi della morale.
In un mercato pluralista, in una società multietnica, capace di fondere culture, religioni e modi di vita come potrebbe l'uomo d'affari, colui chiamato a trainare l'economia, pilotare la nave senza attenersi al rispetto delle regole capaci di fronteggiare le tempeste?
È spirito comune, invero, la presa di coscienza che occorre evitare di lasciarsi convincere dalla tentazione, scongiurare di cadere nelle trappole tese dalle facili propagande, utili soltanto a deviare i principi della sana etica a favore di una diffusa falsità.
Se l'intercultura ha il difficile compito di mettere in relazione e valutare le scambievolezze tra gruppi, individui ed identità differenti, immaginando, alla base, uno sviluppo che oltrepassa l'individuazione di una realtà oggettiva, l'incontro/scambio, acquisisce la valenza di prezioso “tassello di congiunzione”, mosso dal nobile intento di liberare e rioccupare spazi ritenuti vuoti, operando in perfetta sinergia con le aspettative delle entità partecipanti.
Gli incontri come quello luganese, pur contraddistinti da momenti di grande convivialità e ricerca di sana familiarità, vissuti ed arricchiti da gustosi prodotti tradizionali che hanno scritto gloriose pagine di storia gastronomica, fungono da classica antologia di ideali, da vettori di messaggi, di simboli ed informazioni tra ambiti culturali diversificati e rispondono, in tal modo, alla naturale esigenza di comunicazione di una società, spesso immobilizzata dalla dissomiglianza culturale.
Essi fungono, ancora, da amministratori di occasionali conflitti, si inventano accessi, delimitano frontiere, costruiscono, pazientemente, aperture e contribuiscono, in maniera determinante, alla nascita di nuove intelligenze imprenditoriali.
L'obiettivo ultimo di tali manifestazioni interculturali rimane sempre il raggiungimento di una soluzione condivisa in cui le parti, che, con grande spirito di entusiasmo, vi partecipano attivamente, possano ritenersi entrambe vincitrici, e pronte a lanciare, nonché raccogliere, le sfide.
Il fitto intreccio di scambi, generato dalla globalizzazion, mira ad integrare processi e fattori di produzione al fine di ottenere molteplici vantaggi.
Attuando ipoteticamente, poi in modo pratico, ad esempio, un frazionamento internazionale del lavoro ed una maggiore efficienza nella gestione del risparmio, è dato per certo che la globalizzazione produce un aumento della produttività e dello standard di vita, mentre il più esteso passaggio a prodotti esteri permette ai consumatori di fruire di un più largo ventaglio di articoli e servizi, a costi decisamente più contenuti.
Ecco allora tornare, prepotentemente, i valori dell'etica intesa non soltanto come regola morale ma anche sotto l'aspetto delle funzioni che svolge e degli obiettivi che rincorre.
Le responsabilità cui essa è chiamata, da quando esiste l'uomo, possono essere così riassunte:
– definire, in generale, valori ed orientamenti;
– interpretare e valutare, con certificazione attendibile, la realtà esistente;
– dettare le regole da applicare nella pratica individuale e comune.
Durante la festa, gli oratori hanno posto l’accento su come ciascuno sia chiamato, per dovere, ad adoperarsi per fornire, attraverso la propria competenza, tutti i “correttivi” ritenuti possibili che, introdotti in un sistema strutturalmente ingiusto, possano favorirne il cambiamento verso un'economia più umana, ossia un ambiente in cui sia ancora la persona a dettare le regole.
Non può essere sottovalutato che la struttura economica, di un sistema ormai consolidato, sia molto difficile da trasformare.
Tuttavia ciò non toglie che la singola responsabilità, orientata per stimolare le giuste riforme, persista anche quando ciò non potrebbe avvenire nel breve periodo.
La storia, e le numerose battaglie, insegnano che resta operante il principio di trasformazione strutturale allorquando una situazione economica sia riconosciuta e considerata radicalmente ingiusta.
Occorre, dunque, tenere sempre alti e presenti i valori etici esistenti in un'economia civilizzante e resa umana, che tenga in considerazione la dignità dell'uomo ed il bene comune e che sia un'economia libera in senso etico, vale a dire un sistema in cui tutti hanno diritto di esprimere le proprie idee ed i propri valori.
È doveroso, infine, secondo quanto emerso alla conclusione del dibattito, mirare alla creazione di nuove e capaci forme di economia, offrire tangibili occasioni di socialità e formazione favorendo tipologie di convivio e scambio del tipo luganese.

Antonio Merola

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