Le pressioni sul Capo dello Stato non si fermano, al massimo si travestono. Nelle mani dei capigruppo Pdl Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, quella che dovrebbe essere una presa di responsabilità e un ritorno sui propri passi diventa una nuova occasione per imposizioni al Capo dello Stato. “Nessuno sta forzando e nemmeno pensa di forzare la mano – si legge nella nota – ma è indubbio che nel nostro sistema bipolare i cittadini trovino sulla scheda anche il nome del premier”. Dunque, per Cicchitto e Gasparri, “ipotizzare governi tecnici o di transizione senza consenso elettorale sarebbe vista come una manovra di palazzo lontana dal mandato del popolo”.
In pratica i pidiellini non lasciano margini di scelta al Presidente della Repubblica, al quale impongono il rispetto di una Costituzione fantasma. Quella reale, probabilmente sconosciuta a gran parte del mondo pidiellino, lascia al Capo dello Stato il sindacato sull'opportunità o meno di sciogliere le Camere. L'incostituzionalità di un governo tecnico o di transizione, tanto sbandierata dalla maggioranza in questi giorni, è una pura fantasia. Un'interpretazione personalissima che trova il suo perchè non negli articoli della Costituzione, ma in una contingente convenienza politica.
Il Partito Democratico non può lasciare che considerazioni personali, e sbagliate, prendano il posto dei principi costituzionali. A questo proposito i capigruppo PD di Camera e Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, rispondono al Pdl in una nota congiunta: “Il presidente del Consiglio e il Governo possono rassegnare le dimissioni o chiedere la fiducia al Parlamento. Ma tutto cio' che avviene un minuto dopo le dimissioni o dopo la mancata fiducia da parte delle Camere e', secondo la Costituzione del nostro paese, nelle mani del capo dello Stato. Qualunque decisione il capo dello Stato decidesse di adottare, noi la rispetteremo fino in fondo. Il potere di scioglimento delle Camere e', secondo la Costituzione, nelle mani del presidente della Repubblica, al cui equilibrio e' rimessa ogni decisione in merito alla possibilita' di garantire continuita' alla vita istituzionale del Paese”.
Lo scontro ufficiale fra il Pdl e la più alta carica della Stato era iniziata lunedì.
“Se tradisco la Costituzione mi mettano in stato di accusa”. È questo il duro messaggio contenuto in una nota ufficiale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. A fare da destinatario è la maggioranza berlusconiana che, in questi giorni di evidente agonia, si è più volte scagliata contro la più alta carica dello Stato.
L’ultimo esponente Pdl a puntare il dito contro il Colle è Giorgio Bianconi che, in un’intervista a “Il Giornale” accusava Napolitano di tradire la Costituzione. Bianconi, si legge nella nota, “si è abbandonato ad affermazioni avventate e gravi sostenendo che il presidente Napolitano “sta tradendo la Costituzione”. Essendo questa materia regolata dalla stessa Carta (di cui l'on. Bianconi è di certo attento conoscitore), se egli fosse convinto delle sue ragioni avrebbe il dovere di assumere iniziative ai sensi dell'articolo 90 e relative norme di attuazione. Altrimenti le sue resteranno solo gratuite insinuazioni e indebite pressioni, al pari di altre interpretazioni arbitrarie delle posizioni del presidente della Repubblica e di conseguenti processi alle intenzioni”.
Una reazione, quella del capo dello Stato, che arriva dopo settimane di pressing da parte del Pdl e della Lega. Lo stesso capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, che aveva ravvisato “attentato alla Costituzione” e “congiure di palazzo” in un’eventuale decisione di governo tecnico da parte di Napolitano. Subito ripreso dal Capo della segreteria Politica di Pier Luigi Bersani, Filippo Penati: “Il senatore Gasparri oggi ha pronunciato parole gravi accostando il capodello Stato alle congiure di palazzo. Si lasci in pace il presidente della Repubblica e soprattutto se ne rispettino poteri e funzioni nel quadro delineato dalla Costituzione. Invitiamo il capogruppo del Pdl al Senato, in tutti i casi, quando parla degli altri, a non fare confusione con ciò che avviene tra le fila della sua maggioranza. A ciò che è dato sapere non esiste ancora una Costituzione secondo Gasparri: non è una partitura musicale da interpretare a seconda delle convenienze, bensì una serie di norme precise a cui attenersi. Se questo pessimo governo dovrà cadere, allora, a dispetto della lettura strumentale e para-eversiva che ne fa il centro destra, il dettato costituzionale prevede un percorso preciso e a cui, si metta l’animo in pace, si dovrà attenere anche questa maggioranza che si dimostra sempre più incline a sovvertire le regole. Nelle
I fedelissimi di Berlusconi, senza essere andati in parlamento, si muovono come se fossimo già oltre la crisi di governo, si ricordino che esistono delle regole e un Parlamento. Gli italiani hanno diritto a sapere se Berlusconi è ancora in grado di governar oppure no”.
Ironia della sorte, quello del rispetto della Carta sembra essere diventato il nuovo leit motiv della maggioranza. Anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel corso di una conferenza stampa, ha bocciato qualsiasi soluzione diversa dal ritorno alle urne in base all’articolo 1 della Costituzione. Quella stessa Costituzione che, meno di un anno fa, scriveva la parola fine sull’opera più grandiosa del ministro Alfano, l’omonimo e palesemente incostituzionale lodo.
E se alla crisi di governo, il Pdl aggiunge questa improbabile crisi d’identità, nell’opposizione c’0è chi ha le idee chiarissime. Anna Finocchiaro, presidente dei senatori PD, parla di analfabetismo cosituzionale. “I continui attacchi che dal Pdl partono nei confronti del Capo dello Stato – attacca – sono inaccettabili e devono finire. Il Pdl sta tentando di condizionare l’atteggiamento del Presidente della Repubblica in maniera strumentale e pericolosa. Ci troviamo di fronte a veri e propri analfabeti della Costituzione italiana. È il Pdl che grida al golpe, che nascondendosi dietro ad una demagogia plebiscitaria cerca di stravolgere i principi costituzionali in modo del tutto arbitrario. L’atteggiamento del Presidente Napolitano è ineccepibile. La Costituzione è una sola e l’art.1 va letto nella sua interezza e non interpretato parzialmente per meri interessi di parte. E’ inutile che il Pdl cerchi di dare legittimità ad una ‘Costituzione materiale’ che a loro farebbe comodo ma che non esiste. La Costituzione italiana va rispettata e il Capo dello Stato ne è il più autentico e rigoroso interprete.”
Dalla presidente PD e vicepresidente della Camera, Rosy Bindi, arriva un monito a Silvio Berlusconi: “Il Presidente del Consiglio metta uno stop immediato alle vergognose dichiarazioni di ministri del suo governo e parlamentari della sua maggioranza che stanno avvelenando il confronto politico. Basta con il massacro delle istituzioni. Il Presidente della Repubblica ha fatto bene a reagire. Non si può continuare con le offese o peggio con le minacce più o meno velate al Presidente Napolitano che in questi anni ha sempre dimostrato grande equilibrio e piena fedeltà alla lettera e allo
spirito della nostra Carta fondamentale. Siamo solidali con il presidente Napolitano, certi che continuerà ad esercitare il suo ruolo di garante della nostra democrazia e della forma di governo parlamentare che la Costituzione prevede e che Berlusconi non può pensare di cambiare in agosto mentre si sta dissolvendo la sua maggioranza”.
Anche Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento Europeo, non risparmia le critiche all’indecente teatrino del centrodestra: ''Gli attacchi sgangherati dei berlusconiani alle funzioni del Capo dello Stato dimostrano ancora una volta una concezione inaccettabile della legalita' e delle istituzioni. Il precetto costituzionale obbliga il Presidente della Repubblica, in caso di crisi, a esperire ogni tentativo per verificare se vi sia una nuova maggioranza in Parlamento in grado di dare un governo al Paese senza limiti di mandato, come e' sempre accaduto in passato. La verita' vera e' che non c'e' piu' una maggioranza, siamo di fronte a un governo in agonia, impaludato nella sua guerra interna, ma cosi' arrogante e disperato da pretendere di dare ordini al Capo dello Stato''.
Ignazio Marino consiglia chi accusa il Presidente della Repubblica di tradire la Costituzione di “rimettersi sui libri e studiare diritto costituzionale. Ogni parlamentare, anche l’on. Bianconi, dovrebbe infatti sapere che nel caso in cui il Governo in carica non dovesse più avere la fiducia del Parlamento, come appare in questo momento, il Presidente ha il dovere di verificare se esiste la possibilità di formare un nuovo esecutivo. Non è una sua scelta e dunque non c’è alcun rischio di tradimento. Mi stupisce che chi siede in Parlamento non lo sappia e insinui scorrettezze da parte di chi invece ha sempre dimostrato, e continua a dimostrare, grandissimo equilibrio e razionalità nell’affrontare l’attuale crisi politica. Napolitano va sostenuto e difeso perché è proprio nella sua figura che risiede la massima garanzia del rispetto delle regole costituzionale. Il vero problema della maggioranza è che non riesce a governare nonostante abbia vinto le elezioni con ampio margine e non ha la forza di portare a termine nessuno dei progetti di riforma tanto sbandierati. L’Italia non può andare avanti così, con un Governo incapace e bloccato dai conflitti interni e dagli scandali. Molto meglio per tutti, allora, accettare l’idea di un esecutivo di scopo, con l’obiettivo di modificare l’attuale legge elettorale ridando ai cittadini la possibilità di eleggere i propri rappresentanti e togliendo ai segretari dei partiti il potere assoluto di nomina del Parlamento. Per aprire una nuova fase della politica che sia al servizio del Paese, vanno ristabilite alcune regole democratiche di base, compreso il conflitto di interessi del premier Berlusconi rispetto alla concentrazione mediatica di cui dispone. Tutti dovranno contribuire per risolvere questa anomalia inserendo una norma chiara nella nuova legge elettorale”.
Ivana Giannone