Dal primo agosto 2009 al 31 luglio scorso sulle coste italiane sono sbarcati 3.499 immigrati clandestini, contro i 29.076 del periodo 1 agosto 2008-31 luglio 2009, con una diminuzione dell'88%. In particolare gli sbarchi a Lampedusa, Linosa e Lampione nello stesso periodo sono scesi del 98%.
Si tratta di dati inequivocabili che dimostra come la politica del governo sull'immigrazione sta funzionando, senza peraltro mai deflettere da una necessaria linea della fermezza che antepone sempre la dignità dell'uomo. I fatti dimostrano che l'Italia, nel Mediterraneo, è il Paese che di gran lunga ha salvato il maggior numero di vite umane prestando soccorso, in acque interne e internazionali, ai tanti disperati lasciati alla deriva su barconi fatiscenti dalla mafia dell'immigrazione. Il premier Berlusconi si schierò subito col ministro dell'Interno quando esplosero le polemiche per i primi “respingimenti” verso la Libia. Una misura necessaria
dopo che i governi della sinistra avevano sconsideratamente aperto le porte a tutti, ponendo le basi per un´immigrazione senza regole. Si è trattato, dunque, di una svolta cruciale nel contrasto alla clandestinità, e un chiaro segnale al racket che sta dietro a queste cose,
L'Italia ha infatti affermato il principio del respingimento dei clandestini verso il Paese di partenza e non verso quello di origine. Prima, quando un clandestino giungeva sul territorio nazionale italiano, iniziava una lunga e complicata procedura (identificazione, nullaosta per il rimpatrio, definizione delle modalità con cui effettuarlo). Ora, invece, il clandestino torna nel Paese da cui è partito, a prescindere dalla sua nazionalità. Si tratta di un´operazione immediata e che permette di evitare l´avvio di questi lunghissimi meccanismi burocratici e, soprattutto, il sovraffollamento dei Cie. Tanto che il centro di Lampedusa – che la sinistra aveva bollato come “lager” – è praticamente vuoto da mesi. Di questo, stranamente, non parla nessuno…