Più sicurezza. L’Aquila, i successi del governo

Tanti saluti a L'Aquila

Siamo tornati a L’Aquila a pochi giorni dalla visita di Bersani, Bindi, Franceschini e 140 deputati.
Lo abbiamo fatto perché troppe volte Berlusconi garantisce che la ricostruzione è in atto. ma non è vero, per cui la sua frase sulla ricostruzione l'abbiamo messa sulle cartoline che gli spediremo e che vi chiediamo di mandargli con Mobilitanti.it (ci sono due serie, quella sui successi del governo e quella sul prima e dopo della ricostruzione che non c'è) e di farle circolare tra i vostri amici, come ha fatto oggi anche Pier Luigi Bersani su facebook.

Siamo tornati a L'Aquila senza pullman, telecamere, cronisti. Solo con il taccuino, la macchina fotografica e un permesso per la zona rossa del centro storico dove ci accompagnano un vigile del fuoco ed un’attivista del PD cittadino. E loro ci hanno fatto iniziare la visita dalla zona blu, dove l’accesso è libero. Ma le strade sembrano quelle di Beirut negli anni ’80: crateri nell’asfalto, palazzi crollati per metà, porte e serrande curvati verso l’esterno come da uno scoppio e polvere a ricoprire tutto. Siamo alle spalle della villa comunale, uno dei pochi luoghi di aggregazione all’aperto rimasti in una città che ormai si ritrova solo nei centri commerciali. Camminiamo per via Sturzo, villini liberty e palazzine anni ’60 in cortina. Vediamo la lana di roccia che garantiva l’isolamento termico alle mura delle case a L’Aquila, dove ad ottobre è già inverno, fuoriuscire dai muri sbrecciati. La zona è stata appena riaperta ed è stata una di quelle con più vittime. Due palazzine sono crollate completamente, ora c’è solo un buco enorme. L’asfalto in più punti si è aperto inghiottendo le macchine (qui è stata scattata la foto che ha fatto il giro del mondo la mattina dopo la scossa, che mettemmo anche noi in copertina) in un buco enorme. Alcuni sono riusciti a scappare con le macchine dai garage ma il passaggio delle auto caricate alla rinfusa ha portato a un crollo della strada con un vertice, come l’occhio del ciclone di un buco enorme. Poi c’è il buco dell’attenzione del Paese, il buco enorme in cui sono finite le domande e le telecamere su chi viveva fuori dalla zona rossa, su come le persone provano a ricostruire, su qual è la situazione del centro storico, su quanto dovrà aspettare chi ci viveva per riavere la sua casa, insomma le domande sui successi del governo, già venduti dal sommario del TG1 e archiviati. Tant’è che quando abbiamo pubblicato delle cartoline per far vedere come stanno le cose, anche da voi una domanda ricorrente è stata: “Ma davvero stanno ancora così”, con commenti del genere “SE fosse vero sarebbe uno scandalo”. E’ vero. E’ così, allora accompagniamo alle cartoline tutte le altre foto che abbiamo scattato e queste poche righe, facciamo un’OPERAZIONE VERITA’ prima degli strateghi del PDL. Passata la prima fase dell’emergenza la ricostruzione per partire ha bisogno di permessi, controlli, parere sulla situazione degli edifici, tutto per evitare nuove tragedie ovviamente.
Ma finita la fase dell’emergenza per tutti i sequestri e le verifiche sugli edifici quanti vigili del fuoco sono rimasti a disposizione della sezione giudiziaria? Nove. Sì, 9, li contate sulle dita di due mani. Ma a L’Aquila ad aprile 2009 gli sfollati nella fase di prima emergenza erano circa 67.000. Oggi nelle case costruite dopo il terremoto e nei prefabbricati vivono in 22.995. Gli altri 29.179 che vivono in case in affitto, i 3.127 negli alberghi sulla costa ed i 569 ospitati in due caserme vivono in una città che è tornata al normale organico che faceva le verifiche sugli edifici prima del sisma.
Perché? Perché da giugno non ci sono più i fondi. Ma ne servirebbero almeno 126 come ha calcolato uno dei sindacati dei Vigili, il Conapo, in una relazione.

Via Campo di Fossa è stata una delle strade più colpite. Siamo nella zona blu, non dovremmo sentire il silenzio frastornante del centro storico. Con noi c’è una persona che torna con la mente indietro di 30 anni: “Quando sono andato a Nocera Inferiore sei giorni dopo il terremoto. Stesso cupo silenzio ma, una sostanziale differenza: il terremoto dell'Aquila è stato 15 mesi fa!” ci dice. Ha ragione. Eppure non ci sono automobili, non ci sono betoniere, non ci sono i caschi gialli degli operai. Solo puntelli. Ecco tutta l’Aquila scopriamo oggi è nella stesse condizione: puntelli, ponteggi, architetture di legno che mettono in sicurezza le mura delle case per evitare di farle cadere. Poi basta. Non ci sono cantieri. Le ditte private che qui dovevano ricostruire non sono state ancora mai pagate, così da mesi hanno smesso. Tutti servizi che sono sottoterra hanno danni ancora enormi che nessuno vede: palazzine di 5 piani sono implose i tubi che portavano gas, acqua e luce sono aggrovigliati e non si può rivivere senza prima rimetterli in sesto. Ma per terra nell’asfalto ci sono solo i buchi dei carotaggi per verificare cosa è successo là sotto, se ci saranno nuovi crolli. Poi tutto è sospeso.
Entriamo nella zona rossa alle 12. Da piazza Duomo dove prima c’era il mercato e adesso il tendone bianco delle assemblee autoconvocate dove Bersani ha ribadito gli impegni del PD per gli aquilani: l'appoggio alla loro proposta di legge popolare e la richiesta di una tassa di scopo per la ricostruzione.
Anche il Duomo è stato puntellato, ma praticamente è rimasta solo la facciata. Gran parte della volta adesso è nel cortile della curia: accatastata perché le macerie andranno riclassificate, catalogate, la speranza era quella di fare come ad Assisi. Ma a L’Aquila con il teleobiettivo notiamo dei particolari: la scavatrice gialla davanti è impolverata e sopra la collinetta di detriti crescono le erbacce.
Primo successo del governo a L’Aquila: cresce il verde pubblico.

Il duomo lo stanno svuotando ora, dentro è totalmente distrutto, imploso. Anche qui solo la messa in scurezza: legno e metallo che ingabbiano i palazzi.
Poi passiamo in Piazza della Prefettura: lo sfondo del G8 , tutti i grandi si sono messi in posa davanti alla scritta tremolante PALAZZO DEL GOVERNO. Quella scritta era il simbolo di uno Stato smarrito e il governo solo sul simbolo ha lavorato, mettendolo in sicurezza, puntellando l'ingresso porticato e tirando su una tettoia per evitare che ci piova dentro. Se non piove a vento. Poi basta fare 10 metri e le tettoie svaniscono. Altri 10 metri e l'ingresso del cortile è ricoperto di macerie, detriti, oggetti. Altri 10 metri e la casa del prefetto non è neanche stata messa in sicurezza. Niente puntelli, niente transenne, incombe sui passanti. Il prefetto quella sera non dormiva qui perché c'era stato l’avvicendamento nell’incarico da poco. Ecco la ricostruzione che non c'è, la messa in sicurezza incompleta se dopo un anno e mezzo questo che era un edificio pubblico è in condizioni spaventose. E' un dietro le quinte doloroso che non avremmo mai voluto, è la conferma che la ricostruzione è una rappresentazione, messa in scena per le telecamere e gli elettori. A destra della fu Prefettura e sede della Provincia c'è un teatro. Sul balcone campeggia uno striscione: noi alle 3 e 32 non ridevamo. Rideva chi pensava al business della ricostruzione.

Ma neanche quella comincia nelle strade riaperte perché prima andrebbero fatte le demolizioni degli edifici pericolanti, poi andrebbero classificati i materiali (ed è una lavoro delicato che non possono fare i volontari), poi andrebbero smaltiti i materiali. Non ci sono i depositi di stoccaggio, Protezione Civile e Governo non hanno neanche pensato di riadattare delle cave. Così tutto si ferma e per la ricostruzione, per ripopolare il centro storico servirebbero almeno 10-13 anni. Concludendo il G8 il premier aveva detto: “Per la ricostruzione di tutti gli edifici compresi anche quelli storici ci vorranno degli anni ma l’impegno è quello di concludere tutto entro la legislatura”. Forse Berlusconi sarebbe riuscito a mantenere quella promessa? No, al massimo poteva far partire i cantieri, ricostruire in 10-13 anni sarebbe possibile partendo subito. Invece si accumulano i ritardi. E allora il popolo delle carriole? Vi ricordate gli aquilani che spalavano le macerie? Bollati come lamentoni impazienti, tacciati con l'arrivo dell'esercito. Ma i militari hanno liberato Piazza Palazzo, la sede del Comune, davanti alla quale il sindaco Massimo Cialente convocò un consiglio comunale all’aperto, per far vedere a tutti la situazione. Ma il TG1 ebbe l’impudenza di titolare: “Festa grande a L’Aquila, riaperto il centro storico”! Adesso i militari non spalano, presidiano la zona rossa così non c'entra nessuno. Le macerie restano nei vicoli perché sono i vigili del fuoco ad occuparsene, ma sono sotto organico e dal 1° luglio senza fondi. Mentre il loro rapporto stima in un tempo indeterminato quello necessario a rimuovere le macerie e chiede sicurezza sul loro impegno anche da novembre 2010, quando l’inverno sarà ancora più duro.
Incrociamo i soldati in mimetica vicino alle transenne. Altro successo del governo a L'Aquila: meno traffico.
Ma dopo l’eventuale verifica del piccolo gruppo di vigili chi vive nella zona blu potrebbe ricostruire? Per un condominio piccolo, con 6 appartamenti ci vogliono almeno sette autorizzazioni. Una per ogni appartamento più quella per le parti in comune. Le pratiche vanno portate alla Fintecna che gestisce la ricostruzione che le invia in tutta Italia a periti giurati, tecnici esperti, così da avere entro 30 giorni le risposte con le osservazioni. I sei condomini hanno altri 30 giorni per rispondere, poi devono attendere un contro parere e poi altri 2 mesi per avere il possibile via libera. Il che vuol dire far passare almeno altri sei mesi in cui la casa dove dormivi è esposta alle intemperie. A volte su un piano di recupero che inciderà per almeno 100.000 euro su ogni famiglia le osservazioni possono riguardare modifiche da effettuare che fanno variare l’importo anche di mille euro, basterebbe dire ai proprietari che possono partire assumendosi questo costo ulteriore. Ma le modalità della ricostruzione non sono state discusse con i cittadini. Passiamo accanto a Palazzo Napoleone, il tetto è sfondato. Sono centinaia i palazzi così: ci piove e ci nevica dentro, i piccioni sono migliaia. Altro successo del governo a L'Aquila: più aria pulita.Gli abitanti del centro si sono trovati anche un tetto bassissimo per gli indennizzi. 10.000 euro in cui far rientrare anche l'automobile distrutta dal sisma. La rimozione è gratuita. Ma solo se la casa è stata classificata come E (da demolire) e la macchina era in un garage o cortile. Ma la domanda è quella del risarcimento di beni mobili, così tante famiglie devono scegliere se includere le cose di casa o l'auto. L'unico risarcimento 10.000 euro, non fa distinzioni, non è progressivo. La cifra è quella anche se avevi casa, macchina e magari un piccolo negozio in centro. L’ordinanza della Protezione civile non permette di cumulare i risarcimenti (massimo 10mila euro), tra abitazioni principali ed attività. Così tante famiglie che hanno perso tutto non riavranno niente, finiranno per dover abbandonare la speranza di rientrare nel centro storico. Il berlusconismo è soprattutto questo mix: effetti speciali e titoli su giornali e TG quando la soglia d’attenzione è alta, obiettivi determinati e raggiungibili distogliendo l’attenzione come la desertificazione del centro nascosta dalle photo-opportunity mentre si sostiene una ricostruzione antieconomica e non partecipata, una cortina di silenzio sulle proposte alternative e sulle denunce, dei partiti di opposizione come dei cittadini aquilani o di chi tenta di fare informazione come “la valigia blu” che ha fatto un’operazione simile alla nostra con una telecamera ripresa anche da l'Espresso.

Però volevamo credergli a Berlusconi, la frase sulla ricostruzione l'abbiamo messa sulle cartoline che gli spediremo e che vi chiediamo di mandargli con Mobilitanti.it (ci sono due serie, quella sui successi del governo e quella sul prima e dopo della ricostruzione che non c'è) e di farle circolare tra i vostri amici, come ha fatto oggi anche Pier Luigi Bersani su facebook.

Bastano delle cartoline al PD? No, lo scorso anno alla ripresa dell’attività parlamentare dopo la pausa estiva abbiamo presentato una mozione per chiedere al governo di attivarsi a favore delle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma dell’aprile 2009. In particolare chiedevamo al governo, prima di tutto, di riferire sullo stato di attuazione della complessiva opera di ricostruzione abitativa; di assumere iniziative per la tutela delle attività produttive sospese per il terremoto; di prendere iniziative volte a prorogare la sospensione del versamento delle tasse, prevedendo per la restituzione un trattamento analogo a quello previsto per i terremotati di Marche e Umbria. Con la mozione chiedevamo anche di prevedere un incremento delle risorse per finanziare l’istituzione della zona franca urbana e di predisporre, ai fini della trasparenza, la pubblicità dell’elenco dei fornitori, comprensivo dell’oggetto della fornitura e del relativo importo, dello stato delle somme erogate e dei relativi beneficiari, degli interventi programmati e dello stato di realizzazione delle opere. La mozione è stata approvata dall’aula di Montecitorio all’unanimità. Ma nei mesi successivi questi impegni sono stati tutti disattesi dal governo della destra.

In questi 15 mesi abbiamo scritto di tutte le iniziative fatte dall'opposizione. Ma la maggioranza le ha bocciate, impedendoci di attuarle.
E’ chiaro, vogliono le elezioni anticipate per parlar d’altro invece che dei problemi degli italiani, quelli non li sanno risolvere.

Marco Laudonio
Foto di Francesca Minonne

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