Il governo degli applausi finti

Autore Antonio Di Pietro

Trent'anni fa un ordigno nascosto in una valigia uccise 85 persone nella stazione ferroviaria di Bologna. Una strage senza precedenti in un periodo buio per l'Italia, alle prese col terrorismo e con gli accordi fra mafia e Stato.
Oggi, 2 agosto come allora, a Bologna i familiari delle vittime e tanti altri italiani si sono ritrovati per ricordare quel giorno triste.
Unico assente il Governo. Nessun esponente dell'esecutivo ha voluto rendere omaggio alla storia e al dolore. Il Presidente del Consiglio e i suoi Ministri, impegnati nella corsa contro il tempo per tenersi a galla, hanno disertato la manifestazione odierà.
Il Ministro La Russa ha spiegato che l'assenza è colpa dei fischi che i bolognesi gli avrebbero riservato. Io gli credo. Sono convinto anch'io che lo avrebbero sommerso di fischi. E sono convinto, altresì, che i codardi scappano o si nascondono quando non hanno altra scelta.
Il Governo, anche in questo caso, ha dimostrato di non essere il Governo del Paese ma di una stretta cerchia di persone. Questo è l'esecutivo che adora gli applausi (finti) delle convention e si nasconde alle urla che arrivano dalle piazze.
Il premier e i suoi ministri non mancano mai alle riunioni degli industriali. Sono sempre presenti quando interessi e quattrini spingono una platea ad applaudire il ministro di turno. Ma sono applausi finti. Applausi comprati con i soldi dei contribuenti, costretti a pagare le scelte pilotate a favore della casta.
Oggi a Bologna, invece, i ministri hanno preferito non andare. C'era una piazza che ha sete di verità. E dall'altra parte una classe politica che sa e non dice.
Ma non mi va di criticare i ministri per la loro assenza. Tutt'altro, sono contento che nessuno di loro, oggi, sia stato a Bologna. Perché la memoria di 85 innocenti non può essere onorata da chi divide idee e potere con personaggi loschi che nelle trattative d'allora fra mafia-Stato svolgevano ruoli da protagonisti. Meglio così, allora. Della loro presenza non sapevamo che farcene.
In tutta questa storia una verità processuale c’è già, ma ancora non si sa chi furono i colpevoli né i mandanti. E’ necessario, infatti, stanare i colpevoli di quel silenzio che circondò e avvolse questa tragica vicenda e i mandanti che, dopo trent’anni, non hanno ancora un volto. Per questo, io non dimentico, ma vorrei che la memoria mia e di tutti fosse aiutata dalla verità. Anche oggi, rinnoviamo la nostra vicinanza ai familiari delle vittime e assicuriamo loro tutto il nostro impegno istituzionale per supportare la loro battaglia nella ricerca della verità.

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