Il dittatorello Berlusconi Silvio

di Leoluca Orlando

Quello che poteva essere un normale contrasto tra galletti dentro lo stesso pollaio partitico, ha assunto il segno della conferma di un disegno eversivo, lo stesso disegno eversivo espresso dalla legge sulle intercettazioni: impunità e omertà, al posto di responsabilità personale e dell’informazione libera . L’imperativo del dittatorello, pluriinquisito, Berlusconi Silvio, è porre ostacoli all'accertamento di responsabilità, legando le mani e mettendo le manettealle forze dell'ordine e alla magistratura, che le manette dovrebbero metterle ai delinquenti. Il tentativo di Berlusconi è anche quello di mettere il bavaglio ai giornalisti, in sostanza è il progetto piduista di Berlusconi Silvio, pluri-inquisito e, grazie alle leggi ad personam, ancora non giudicato o condannato, come il suo compare, l’avvocato Mills. Berlusconi vuole porre ostacoli alla punibilità di amici di casta e di cricca, vedi Cosentino e Dell'Utri, imputato il primo per camorra e condannato il secondo per mafia, Brancher, il ministro del nulla appena condannato a due anni, ma anche Scajola e Verdini.

In tale scenario, Cesare Previti, già ministro della Difesa e poi condannato e affidato ai servizi sociali, ormai è un profeta del crimine. Vuole porre, al tempo stesso, il bavaglio ai giornalisti e ai blogger, per censurare e zittire informazioni e opinioni sgradite. In tale scenario, il Tg1 di Minzolini e il direttore generale della Rai, Mauro Masi detengono il modello di riferimento di una disinformazione di regime.

In questo scenario, il dittatorello Berlusconi caccia dal partito Gianfranco Fini e quanti si sono schierati con posizioni sgradite sulla questione morale e lascia nel partito e nel governo al loro posto il cofondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, Cosentino, Brancher, Bertolaso, Verdini, se stesso. Lascia, inoltre, e resta a garanzia del sistema, Gianni Letta, il Rasputin del terzo millennio. Palazzo Chigi ormai sembra il palazzo degli Zar, caratterizzato da imprevedibili minacce e atti di violenza. Fini e i suoi hanno osato opporsi al disegno di legge sulle intercettazioni e richiamare l'attenzione sulla questione morale e, implacabile, è arrivata l’espulsione, figlia della cultura della impunità di casta e del fastidio per opinioni diverse dalle veline, di ogni genere. E, a conferma del delirio di onnipotenza del Berlusconi Silvio, a conferma della soffocante coincidenza tra pubblico e privato, che costruisce caste e conflitti di interesse, a conferma del fastidio di ogni controllo sulla legalità, l'ufficio di presidenza del Popolo delle libertà e il presidente del Consiglio dei ministri, quarta carica dello Stato, hanno cacciato dal partito il cofondatore del PdL, Gianfranco Fini, e vogliono cacciarlo dalla carica di presidente della Camera. Un atto eversivo ed un tentativo di stravolgimento del sistema costituzionale. Quello che poteva essere un contrasto tra galletti dentro lo stesso pollaio partitico, ha finito con il confermare, per atti e fatti concludenti, la natura costituzionalmente eversiva e il progetto piduista del dittatorello Berlusconi e del suo governo.

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