Show down, è l’ora di fare sul serio

di Oronzo Valentini

Chi segue il poker sportivo, il cosiddetto texas hold’em, sa che nel momento decisivo della partita i giocatori decidono di giocare a carte scoperte dichiarando lo “show down”! Perché una certa parte del Pdl non decide di seguirci in questo confronto politico aperto e democratico e invece rifugge sempre nel tatticismo e nella penombra, lasciando agli ex cugini forzisti le abiure e le scomuniche quotidiane?
Faccio un piccolo passo indietro per trovare una risposta.
Chi come me ha vissuto la fase costituente del Pdl ricorderà quali fossero le parole d’ordine ribadite, con pochissime eccezioni, dagli allora colonnelli: nuoteremo in mare aperto e non più in una piscina. La fusione sarà un’opportunità per noi di AN, perché abbiamo storia, organizzazione, radicamento territoriale, e tanto altro contro la plastica di FI; daremo vita al partito che rappresenterà l’area vasta tatarelliana, quel partito degli Italiani che non si riconoscono a sinistra.
Molto più semplicemente e banalmente gli ex colonnelli cercavano di cambiare il proprio leader, cercando di allargare i confini della loro influenza, convinti di essere superiori, per qualità e per anzianità di servizio, ai colleghi forzisti che godevano di tutte le attenzioni di Berlusconi.
Utilizzando strumentalmente la memoria e l’insegnamento del grande Pinuccio, hanno simulato la creazione di un partito con l’unico intento di passare da Fini a Berlusconi.
Gianfranco Fini, che per loro rappresenta il principe destituito, non può certo considerarsi vittima di queste trame di palazzo, considerato che questo disegno, al contrario, ha prodotto un accelerazione appassionata e convinta di un processo di modernizzazione e di evoluzione positiva della Destra Italiana, con in testa proprio il Presidente della Camera.
Semmai bisognerebbe soffermarsi sui prossimi obiettivi degli ex colonnelli, che in questa scalata infinita prima o poi cercheranno nuove vette da raggiungere. Mi rivolgo in particolare ai falchi e alle colombe berlusconiane, che dovrebbero affannarsi di meno a valutare le mosse dell’alleato di sempre e dedicarsi con noi tutti alla costruzione di un grande partito di centro-destra, autenticamente popolare, democratico e plurale e, soprattutto, non ad uso e consumo di una classe dirigente che ha fatto il suo tempo.

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