La libertà  della morte

Sul Manifesto del 18 luglio ho letto una lettera dello scrittore Renato Pierri, il quale fa notare che la filosofa Michela Marzano, nel suo articolo su La Repubblica del 4 luglio, sbaglia a parlare di amore da parte degli uomini che maltrattano e uccidone le donne. Riporto, a conferma, quanto dichiara lo psichiatra Massimo Fagioli su Left Avvenimenti n.28: “E' un rapporto che sembra di amore ma in realtà è un'attrazione intrisa di odio e confusione”. Renato Pierri conclude la sua lettera: “Si può arrivare al suicidio per amore, ma non si uccide la persona amata per amore. Uccidere per amore è una contraddizione in termini”. Ed è giusto. Eppure c'è un caso in cui si potrebbe, per amore e non per odio, arrivare a dare la morte alla persona profondamente amata. Si tratta di un amore oblativo, altruistico, che nulla chiede in cambio. E' il caso in cui una persona cara affetta da malattia incurabile, prigioniera d'insopportabili sofferenze, invoca la libertà della morte. La legge civile vieta questo atto d'amore, ma non le legge morale.

Francesca Ribeiro

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