On. Antonio Di Pietro
Tremonti ha liquidato la manovra dell'Italia dei Valori, alternativa a quella presentata dal governo, con un lapidario “non c’è tempo”. Mi domando cosa significhi non c’è tempo, per questi signori. Si trova il tempo per affossare con 15 miliardi al mese il debito pubblico e, invece, non ce n'è per capire come tappare questa mastodontica falla da oltre 1800 miliardi che affonderà la nave Italia entro un semestre.
Non c’è tempo per capire come tagliare le inefficienze ed i costi insostenibili della politica e del carrozzone pubblico, ma ce n'è per deprimere i consumi e far chiudere migliaia di partite Iva, aumentando le tasse. Non c’è tempo per discutere dell’abolizione delle Province, ma ce n'è per togliere fondi per l’accompagnamento dei disabili.
L'Italia dei Valori, in un quadro economico finanziario disastroso per il Paese, propone una manovra da 64 miliardi di euro in due anni contro la pagliacciata dei 24 miliardi del governo, ed il ministro dell’Economia la archivia con un “non c’è tempo”? Il governo ha l’obbligo di valutare tutte le opportunità per salvare l’Italia dal rischio default, un'emergenza di cui si discute molto negli ambienti economici internazionali.
Il non c'è tempo di Tremonti, in realtà, è una banale e mal riuscita scusa per evitare al governo di entrare nel merito di una manovra valida, proposta da un partito politico che gli fa paura.
L'esame della nostra contromanovra avrebbe messo in difficoltà una classe dirigente già nell'occhio del ciclone, smascherata dalle inchieste sulla P3.
L'Italia dei Valori ha depositato un progetto che smentisce, nei contenuti, quello dell’esecutivo. Abbiamo dimostrato che è possibile recuperare 64 miliardi di euro in due anni senza soffocare i ceti più fragili. E' possibile recuperare quasi il triplo di quanto proposto da Tremonti e Berlusconi senza vessare le famiglie, senza tagliare i fondi pubblici alle forze di Polizia, senza abbattere il sostegno alla scuola pubblica (e nel frattempo gonfiare i finanziamenti a quelle private, come nel caso di “Libera scuola dei popoli padani”, guardacaso fondata dalla moglie di Umberto Bossi).
E' possibile curare la finanza del Paese senza fare sciacallaggio sui disabili.
E' possibile pensare contemporaneamente a sanare la voragine delle casse statali senza dimenticare le difficoltà dei precari.
La nostra contromanovra, liquidata dal “non c'è tempo” di Tremonti, propone risultati più importanti e sacrifici che non acuiscono le differenze sociali già esistenti, poiché punta alla riduzione degli sprechi e delle poltrone inutili.
Non crediamo di essere più bravi degli altri o di avere l'antidoto magico. Semplicemente partiamo da un presupposto che è alla base dello stato sociale: quando c'è da mettere le mani in tasca ai cittadini, si deve partire dalle tasche degli evasori e di chi ha depredato il sistema economico e sociale, politici inclusi.
La realtà è che questa contromanovra il governo non può permettersela poiché scardina il sistema clientelare e di potere con cui i partiti si spartiscono soldi e poltrone.
Il “non c'è tempo” di Tremonti non è una porta in faccia all'Italia dei Valori, ma alle speranze dei cittadini. Il “non c'è tempo” di Tremonti è una vigliaccata.