Loggia P3,la procura della Cassazione indaga su altri magistrati.
La Procura generale della Corte di Cassazione, titolare dell'azione disciplinare assieme al ministro della Giustizia, rende noto – con un comunicato – di aver avviato “sin dal 12 luglio scorso, una indagine di natura disciplinare” in merito ai “fatti emergenti dall'ordinanza di custodia cautelare” emessa dal gip di Roma nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti nell'eolico e sulla associazione segreta denominata P3. La nota della procura generale della Suprema Corte non cita i nomi dei magistrati su cui sta compiendo accertamenti.I nomi nell'ordinanza – Sono quelli del presidente della Corte di Appello di Milano Alfonso Marra (su cui la prima commissione del Csm ha avviato una istruttoria per il trasferimento per incompatibilità ambientale), del capo degli ispettori del ministero della Giustizia Arcibaldo Miller (magistrato fuori ruolo su cui possono intervenire a livello disciplinare il ministro della Giustizia e il pg della Cassazione, ma non il Csm), dell'avvocato generale in Cassazione Antonio Martone (che ha presentato la scorsa settimana domanda di pensionamento). Il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, anch'egli magistrato fuori ruolo fino a qualche mese fa, il cui nome figura nell'inchiesta, è andato in pensione da poco e dunque non è più passibile di accertamenti disciplinari.Ma secondo le indiscrezioni di stampa vi sarebbe anche il nome di Umberto Marconi, presidente della Corte d'appello di Salerno, in riferimento alla vicenda dell'ex sottosegretario Cosentino.Marra trasferito – La prima commissione del Csm ha deciso di avviare la procedura di trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale per il presidente della Corte d'Appello di Milano, Alfonso Marra, il cui nome appare in alcune intercettazioni dell'inchiesta sugli appalti per l'eolico. La decisione è passata con quattro voti a favore. ha votato contro il laico del centrodestra Gianfranco Anedda. La Prima Commissione, che aveva chiesto pochi giorni fa al Comitato di presidenza l'apertura di una pratica dopo gli sviluppi dell'inchiesta nella quale figurano nomi importanti della magistratura, ha deciso quindi di muoversi senza esitazioni.”Sono contento che il Csm abbia aperto la procedura – ha detto il presidente della Corte di Appello di Milano – così si chiarirà la mia posizione”. Di Alfonso Marra parlano alcune delle persone finite in carcere per l'inchiesta della Procura di Roma, facendo riferimento a pressioni su alcuni consiglieri del Csm per favorire la sua nomina alla guida della Corte d'Appello di Milano.A votare per l'avvio della procedura di trasferimento di ufficio sono stati i consiglieri Pilato, Fresa, Volpi e Patrono. Non ha partecipato al voto, invece, Giuseppe Maria Berruti che nelle intercettazioni viene indicato come il consigliere che rappresentava il maggior ostacolo alla nomina di Marra. Quanto agli altri magistrati tra cui il capo degli ispettori del ministero della Giustizia, Arcibaldo Miller – citati nell'ordinanza di custodia cautelare del gip la Prima Commissione ha disposto un'istruttoria chiedendo all'autorità giudiziaria gli atti anche per capire la loro esatta posizione e le eventuali contestazioni nei loro confronti.Sarà sentito nei prossimi giorni – Fiorella Pilato, presidente della prima Commissione del Csm, chiuderà entro lunedì prossimo il documento con le contestazioni rivolte al presidente della Corte d'appello di Milano, Alfonso Marra, che verrà convocato nei prossimi giorni per essere ascoltato. Obiettivo della Prima commissione è quello di chiudere l'iter del trasferimento per incompatibilità ambientale entro la fine della consiliatura, il 31 luglio prossimo. I tempi tecnici non permetteranno di portare in plenum la questione Marra prima di settembre. Gli atti, infatti, devono essere depositati e il magistrato ha 20 giorni di tempo per mettere a punto la sua difesa. Il caso Marra sarà dunque il primo fascicolo spinoso che il nuovo Csm dovrà affrontare subito dopo la pausa estiva.Restano in carcere Carboni e Lombardi – Intanto si apprende che sono stati respinti i ricorsi presentati dalla difesa di Flavio Carboni e Pasquale Lombardi: i due dei principali indagati dell'inchiesta della cosiddetta P3 restano in carcere. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Roma presieduto da Guglielmo Muntoni.