La Regione «per razionalizzare la spesa» cancella la Conservatoria delle coste, ente deputato alla salvaguardia del patrimonio naturale e che dà  lavoro a giovani sardi specializzati, che ora dicono no al taglio

Lo sbando del patrimonio naturalistico, ambientale e, ad un secondo livello di interesse, turistico ed economico, del nostro aese è cosa ormai acclarata, tanto più dopo la svendita al miglior offerente inaugurata dal nuovissimo federalismo demaniale. Esistono però, in taluni casi, eccellenze organizzative e altamente specializzate, in grado, sul piano locale, di garantire una salvaguardia giusta e coraggiosa di pezzi di Belpaese. La Conservatoria delle coste della Sardegna è una di queste. Concepita con spirito innovatore su modelli internazionali, come l’inglese “National Trust” o il francese “Conservatoire du Littoral”, svolge da ormai tre anni un importante ruolo di comple-tamento all’azione di protezione delle aree costiere e agli strumenti già esistenti di pianificazione, programmazione e regolamentazione. Lo scopo ultimo è quello di acquisire i territori più fragili e delicati e, dopo aver effettuato i lavori di ripristino ambientale e naturalistico, gestire direttamente le aree o affidarle in gestione ad altri enti pubblici, associazioni o cooperative, affinché assicurino il rispetto delle leggi e delle norme di riferimento stabilite.
Fanno parte della Conservatoria specialisti di più settori: ingegneri, architetti, geologi, progettisti, biologi marini, naturalisti, esperti in turismo e comunicazione che dopo aver frequentato master e dottorati in tutta Europa, tornavano in Sardegna per mettere le proprie professionalità a disposizione ella loro regione, rinunciando ad altre opportunità e beneficiando di un piano per il lavoro promosso dalla precedente Giunta. Ora, gli stessi lavoratori firmano una lettera aperta in cui dicono no alla manovra correttiva dell’attuale Governo regionale, che ha deciso la cancellazione della Conservatoria, considerata un ente superfluo da tagliare per favorire scelte strategiche per lo sviluppo, le infrastrutture, il contrasto alla povertà, le politiche per il lavoro. «La realtà è esattamente l’opposta – denunciano i firmatari -: per uscire dalla profonda crisi economica della Regione, occorre un investimento di lungo termine che mantenga e valorizzi i beni ambientali, storico-culturali, e umani, ovvero i fattori produttivi rimari della nostra economia». Parole sacrosante a cui corrisponde il perfettoidentikit della Conservatoria delle coste, “caso” più unico che raro di occupazione per i giovani locali (di sicura professionalità), volto alla tutela e al rilancio di un intero territorio, nonché di un’intera economia. Ma gli amministratori pensano non sia utile tale modello di sviluppo, che nelle sue prerogative annovera anche la parola invisa agli ammiratori delle virtù del cemento: sostenibilità, tradotta in progetti per un centro eco-turistico all’Asinara e per un eco-ostello nel Sulcis. L’ente minacciato e la Giunta regionale sono in fase di scontro, ma perché una cancellazione così irragionevole possa essere scongiurata, c’è chi si è attivato promuovendo una petizione, facilmente reperibile in Internet. Le firme dei cittadini responsabili sono già giunte a migliaia in poche ore.

Diego Carmignani
TERRA

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