LA SPAGNA TORNA A SORRIDERE, LA “ROJA” LA FA FELICE

Quando Iniesta ha segnato il gol della vittoria della Spagna sull’Olanda ho gridato goooooool come se fosse stato un gol dell’Italia. Ho vissuto tutti i mondiali degli ultimi 20 anni in questo paese scelto per caso come mia nuova casa e di cui ho visto in prima persona i prodigiosi cambiamenti e vissuto le sue contraddizioni. Ma mai avrei pensato che una vittoria sportiva mi facesse sentire anche un po’ spagnolo come è successo ieri notte.
Che Spagna, che squadra, che coraggio e che disciplina. Una squadra che ha dato al resto del mondo una lezione di umiltà e spirito di gruppo sconosciuti e che altre squadre da oggi dovranno imparare a seguire. Il calcio spagnolo ha dimostrato che le “mega stelle galattiche” sono prodotto del marketing ma che i solo veri sportivi meritano di essere campioni.
Ieri notte gli undici in campo e la maggioranza dei 47 milioni di cittadini di questo paese (di cui ben 7 milioni sono stranieri) hanno sofferto per 116 minuti la tattica e il gioco pesante della squadra olandese che con questa partita ha definitivamente cancellato la sua vecchia fama perdendo il titolo di “arancia meccanica” e acquistando quello altrettanto meritato di “zucca”(hanno in comune solo il colore).
Ma credo che lo spettacolo calcistico e questo meritatissimo successo sportivo abbiano anche una lettura non solo sportiva: la “Roja” (rossa) non solo ha vinto la Coppa del Mondo dimostrando come una squadra compatta e umile possa arrivare in alto, ma ha anche vinto contro le polemiche alimentate dai nazionalisti e facendo gridare a tutto il popolo”Yo soy español” in qualsiasi parte del paese dalla Catalogna fino ai Paesi Baschi. Un squadra composta sopratutto da giocatori del Barcellona e del Real Madrid che ha dimostrato con il suo esempio agli stessi spagnoli che le divisioni culturali, linguistiche, politiche e sopratutto nazionaliste nello sport non hanno nessuno spazio. Tutti erano lì per giocare e vincere per i colori di una sola bandiera, quella della Spagna.
Vedere in televisione il nostro Cannavaro depositare la Coppa al centro del campo prima dell’inizio della partita mi ha fatto rivivere i meravigliosi momenti che la nostra squadra azzurra ci ha dato nel 2006. Ma anche lui, oramai eliminato, che ha vissuto e giocato in Spagna, credo sognasse che il suo amico personale Iker Casillas sollevasse la stessa Coppa come campione del mondo. E così è stato.
La Spagna intera si è riversata per le strade di tutte le città, grandi e piccole, per festeggiare. A Madrid è stata una vera “locura”: circa 500.000 persone hanno visto la partita in strada grazie alle decine di schermi giganti installati dal comune e dagli sponsor nelle maggiori piazze.
I bar e ristoranti sono stati letteralmente presi d’assalto quadruplicando la loro fatturazione rispetto a una giornata normale.
Ieri notte dopo il gol del “Don Chisciotte” Iniesta, giocatore nato proprio nella terra della mancha, la Spagna ha dimenticato per alcune ore le proprie pene. Io ho brindato con mia moglie spagnola che indispettita per il gioco sporco degli olandesi, mi ha lasciato solo davanti al televisore per tutto il secondo tempo fino al gol. Scopro oggi che il famoso polpo “Paul” è italiano, pare che sia originario dell’Isola d’Elba. Adesso tutto è più chiaro: eliminata l’Italia, il polpo ha scelto sempre la Spagna per ovvi motivi di affinità elettiva.
Oggi i campioni arrivano a Madrid e dopo i ricevimenti d’obbligo del Re Juan Carlos e di Zapatero, alle 19 saranno portati in trionfo per le strade della città in un percorso d’onore riservato solo agli eroi. E’ probabile che più di un milione di persone sarà lì per riceverli ed applaudirli. Ci sarò anche io, insieme agli spagnoli e a tanti altri italiani, argentini, nigeriani, peruviani, marocchini, indiani, francesi, cubani, cinesi, inglesi e cosi via. Andrò con mia moglie e le mie due figlie nate in Spagna, nate proprio a Madrid, la città che non dorme mai. E credo che la prossima notte sarà ancora più lunga.

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