di Enzo Raisi
Da “Il Secolo d’Italia” del 08.07.2010 – L’altra sera ho assistito a un intervento televisivo dell’amico Maurizio Lupi, uomo di punta di Comunione e liberazione nel Pdl, in cui si scagliava contro le correnti che, riprendendo una nota frase, del presidente Gianfranco Fini, sarebbero «le metastasi del partito». L’esponente ciellino sosteneva in realtà che le correnti sono la vecchia politica contro la quale è nato il Pdl per cui non possono essere accettate. Ed è un po’ questo il leit motiv a cui ci hanno abituati negli ultimi giorni il presidente Silvio Berlusconi e alcuni suoi interpreti privilegiati, i quali per additare i cosiddetti finiani al pubblico ludibrio (mi passi il termine, caro presidente, che lei usò, contro di noi, nella famosa direzione nazionale) indicano la corrente “finiana” come un corpo estraneo di un partito come il Pdl a forte impostazione carismatica e leaderistica. E ovviamente sulla scia di questa posizione abbiamo registrato decine di articoli su Libero e su il Giornale, quotidiani che, ossequiosi a quella che si vuole come “linea ufficiale”, sostengono questa tesi.
Di fronte a queste posizioni ho personalmente riflettuto a lungo e sono quindi arrivato alla conclusione che probabilmente oramai all’interno del nostro partito si potrebbe tranquillamente sostenere – come diceva una nota barzelletta sui comunisti – che gli asini volano e nessuno ci troverebbe nulla di strano. Sono un estimatore e amico di molti ciellini, che trovo persone preparate nella maggior parte dei casi e, soprattutto, mossi da profondi valori non sempre da me condivisi ma sicuramente da me rispettati. E in qualche modo si può sostenere che Maurizio Lupi e gli altri colleghi di Cl che siedono con me in Parlamento sono lì anche perché appartengono a una componente culturale e sociale, a una presenza ben precisa. Già ma le correnti non esistono, dimenticavamo. D’altronde anche i Promotori della libertà promossi dallo stesso presidente Berlusconi non sono forse un gruppo dentro al partito? Già ma le correnti non esistono. Le stesse liste elettorali non sono state composte così come la lista degli incarichi di partito in base alle quote di ogni gruppo di riferimento dei vari colonnelli o generali: gli amici di Scajola, quelli di Gasparri e La Russa, gli ex socialisti di Cicchitto, quelli di Alemanno, quelli di Quagliarello, quelli di Verdini? Io stesso sono arrivato dove sono inizialmente in quota a una componente, quella di Matteoli, forse la meno militare e la più liberal, ma sempre una componente con tanto di fondazione e lo sono stato orgogliosamente senza dovermene pentire. Pochi giorni fa il presidente Berlusconi ha benedetto l’ennesima fondazione, si dice dei berlusconiani doc, con a capo Mariastella Gelmini e Mario Valducci. E quella cos’è un opera pia o l’ennesima componente dentro al Pdl? Dire che nel nostro partito l’unica corrente sia quella di Fini è quantomeno ipocrita. La verità è che esistono diverse componenti “di maggioranza” sotto l’ombrello protettivo del presidente, che in verità lui stesso – gliene do atto – mal digerisce e alle volte fa credere di subire. A queste si aggiunge – ripeto, si aggiunge – una componente “di minoranza” che in quanto tale non è “di potere” ma è fondamentalmente un’area di interventismo politico, il cosiddetto arcipelago finiano. Ed è su questo equivoco che oggi taluni giocano la partita per isolare Gianfranco Fini, il quale quando usò la famosa frase sulle “metastasi” lo fece proprio contro le correnti di An che non erano più portatrici di un pensiero plurale ma mera ragioniera spicciola di occupazione di seggiole.
Quello che non si può accettare è l’ipocrisia di coloro che negano la realtà e che si richiamano al modello del “centralismo carismatico”, un’idea da partito sudamericano più che da popolarismo europeo, demonizzando chi vuole fare del Pdl il primo grande partito italiano in cui la destra moderna dimostra di essere modernizzatrice e plurale. Noi continuiamo a crederci nel Pdl, e vorremmo che alla minoranza fosse riconosciuto il diritto a discutere e a proporre idee che non sempre debbono coincidere con quelle del manovratore (l’infallibilità non è infatti un valore laico). Certo, le regole interne di partito vanno rispettate. Ma prima vanno scritte insieme se no facciamo solo demagogia e strumentalizzazioni inutili che diventano veri e propri boomerang, soprattutto quando coloro che le sostengono sono i primi ad avere un comportamento non coerente rispetto a ciò che viene denunciato.