SPERANZE E INCERTEZZE

La torrida estate non ha consentito il solito periodo “feriale” all’esecutivo e, di conseguenza, al Parlamento che, nonostante la canicola, è tornato al lavoro. Ferie ad agosto per tutti gli “Onorevoli”. Fatto, questo, più unico che raro. Senza troppe illusioni, il 2011 sarà il primo anno di “sacrificio” sociale; ma ne seguiranno altri. Almeno due per evitare il tracollo dell’Azienda Italia. Se la macchina dello Stato ha l'obbligo d’andare avanti, c’è da rastrellare parecchi milioni di Euro. Costi quello che costi. Popolarità politica compresa. Del resto, già da ora, nella Maggioranza non c’è più quell’omogeneità che abbiamo salutato al ritorno di Berlusconi alla guida della penisola. Anche nel PdL le “correnti” hanno avuto la meglio ed il partito potrebbe trovarsi in maggiore difficoltà al momento del varo della Legge Finanziari per il prossimo anno. Con un PIL ancora in negativo, c’è poco da illudersi. I sacrifici sono appena cominciati. Non sarebbe andata meglio se avesse vinto il Centro-Sinistra. L’economia non consente più di “giocare in casa”. Un’ulteriore contrazione dei consumi, in ogni caso già prevista, dovrebbe evitarci di fare la fine della Grecia. Pur con non pochi distinguo. Tanta è l’incertezza che le banche sono zeppe di denaro, ma nessuno si azzarda a chiedere prestiti per investimenti magari già programmati. Con l’aria che tira, è meglio mantenere la liquidità; anche se, in termini pratici, non rende nulla. Resta, però, una sicurezza psicologica in attesa di tempi migliori che proprio non siamo in grado di prevedere. Per tirare avanti, escludendo le spese improcrastinabili, ci si accontenta di meno; anche a discapito della qualità. Un pasto mediterraneo, ma senza nessuna pretesa, costa il 18% in più rispetto alla scorsa estate ed alimentarsi in casa grava di un 7% in più rispetto al luglio 2009. Insomma, si risparmia per necessità, più che per convinzione ed in tutti i settori produttivi diretti ed indiretti. Basti pensare che la vita media di un’autovettura e passata, in dodici mesi, da 7 a 11 anni. Ci si veste male e si mangia peggio. Noi italiani siamo fatti così. L’importante, almeno per ora, è non fare il passo più lungo della gamba. Non tentare “avventure” economiche delle quali già non è chiaro il futuro. Se il Governo Berlusconi arriverà a fine mandato, non potrà fare a meno d’imporre una strategia economica molto più severa dell’attuale. Ma anche se si dovesse presentare una crisi dell’Esecutivo, la situazione economica nazionale non potrebbe che reagire ancor più negativamente. Nonostante tutto, l’Italia è ancora nelle condizioni per evitare il peggio. Tramontato, definitivamente, il Capitalismo, non resta che consolidare quanto siamo riusciti a realizzare in questo primo decennio del Terzo Millennio. E’ venuto il momento d’essere più che sembrare. Riscoprire un’economia europea ci porrebbe tutti sulla stessa barca. Con maggiori garanzie internazionali. Di fatto, però, il nostro Potere Legislativo è sotto pressione anche per questioni che non interessano l’economia. Si tira in ballo la tutela della “democrazia”. Peccato, un’altra occasione per tacitare quelli, e non sono pochi, che preferiscono esaltare le ambizioni di partito, più che quelle d’Italia.

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