Intervista a Pier Luigi Bersani: “Una Newco? Non ne voglio nemmeno sentire parlare. Si era detto Panda a Pomigliano e così deve essere dopo i risultati del referendum che loro hanno voluto. Gli impegni si rispettano” (di Adolfo Pappalardo – Il Mattino)
fonte Intervista a Pier Luigi Bersani di Adolfo Pappalardo – Il Mattino
“Per salvare lo stabilimento si incide su diritti sensibili, non è solo la Fiom a preoccuparsi delle conseguenze”. “Ora occorre che la vicenda Pomigliano per risolversi esca dai riflettori per un po', ci sia insomma una fase di decantazione” è il parere di Pier Luigi Bersani. Per il resto due cose sono assolutamente certe per il segretario nazionale del Pd; La prima: “Ipotesi Newco? Non ne voglio nemmeno sentire parlare e si rispettino gli impegni presi”. La seconda: “Una linea non chiara del Pd sul caso Fiat? Tutti abbiamo detto che le forze sociali hanno una loro autonomia e che l'investimento andava fatto. Per il resto il segretario sono io e ho sempre ribadito come questo non sarà un modello ripetibile perché di certo questo contratto non può essere spostato meccanicamente negli altri stabilimenti dei gruppo”.
In mezzo, come aveva anticipato durante un seminario sul Mezzogiorno a Napoli, l'assenza di un ministro per lo sviluppo Economico: “Davanti al caso Pomigliano e a decine di crisi aziendali che passano sotto silenzio occorreva trovare subito un sostituto di Scajola. E invece ci hanno dato Brancher”.
Su Pomigliano c'è incertezza la Fiat sembra confermare l'impegno ma non l'investimento programmato visto l'appena 63 per cento dei sì. E la Fiom chiede di riaprire le trattative.
“Sono abbastanza esperto di queste cose per sapere che ci sono infinite tecniche sindacali e di relazioni d'impresa per trovare una soluzione che salvi ruolo e dignità di ciascuno e si migliori il grado di adesione. Se avessimo una Fiat che ribadisce senza se e senza ma gli impegni presi, se avessimo un governo che non dicesse La fiat fa l'investimento e non parla con nessuno si potrebbe favorire più facilmente un percorso condiviso. E inutile fare la voce delle armi, oppure ripetere teorie ideologiche come vedo spesso fare da parte del governo. Poca arroganza, per favore. Anche per questo penso che occorra una fase di decantazione tra azienda e forze sociali per riaprire li dialogo”.
S'aspettava questo risultato al reférendum?
“Ha ribadito quello che ho sempre sostenuto. E cioè che l'investimento va fatto, ma tenendo a mente le preoccupazioni di queste persone. Che non sono solo quelle della Fiom perché quell'accordo ha pesato su alcuni diritti sensibili come la malattia e lo sciopero. E quindi mi auguro che ora tutto venga orientato e rimesso sul piano produttivo secondo una logica del buon senso”.
I retroscena di quesli giorni tratteggiano la possibillità di una nuova società, la Newco, che assuma gli operai napoletani che lo vogliono con una contrattazione favorevole ai vertici del Lingotto.
“Non ne voglio nemmeno sentire parlare. Si era detto Panda a Pomigliano e così deve essere dopo i risultati del referendum che loro hanno voluto. Gli impegni si rispettano”.
Eppure ora anche dalla maggioranza di governo e da Cisl e Uil arrivano le richieste di rispettare gli accordi: come se ci fosse l'incubo di un passo indietro del Lingotto.
“Il governo giustamente deve farlo ma deve anche ribadire la più ampia condivisione. Non è la prima volta che i sindacati rivendicano una trattativa a maggioranza, dopodiché si sono sempre trovati modi, in passato, per allargare le maggioranze. Salvando la dignità di ciascuno”.
Crede che possano esserci davvero boicottaggidaparte della Fiom come teme la Fiat?
“Non diciamole nemmeno queste cose perché non esistono, esiste invece un problema che si può e si deve risolvere”.
La sinistra su questa vicenda siè divisa. Compreso il Pd dilaniato tra autorevoli esponenti schierati subito per il sì e altrettanti di primo piano per il no.
“Tutti quanti abbiamo detto che l'investimento andava fatto e ribadisco che le forze sociali hanno una loro autonomia e il partito un suo profilo. Il segretario comunque sono io e ribadisco: non facciamo di questa vicenda un modello. Anzitutto si poteva impostarla meglio la linea e al punto dove siamo arrivati parta l'investimento ma si apra una fase di dialogo sui temi dei diritti perché c'è stata una mia preoccupazione molto forte. Questa è semplicemente una linea non ideologica. Qui parliamo di lavoro, realtà industriale e io non me la sento di fare così a cuor leggero esperimenti sulla pelle della gente. E, per favore, non li faccia nemmeno il governo”.
Eppure il ministro Sacconi sostiene che il contratto nazionale sarà una cornice sempre più leggera.
“Stia attento, l'Italia è già abbastanza divisa così e se spacchiamo anche gli istituti di coesione è la fine. Perché se tocchiamo punti fondamentali non so dove andiamo a finire su certi argomenti ci vuole molta, molta cautela”.