Un convegno a Roma fa il punto sulla riforma della sanità penitenziaria. Al problema di un’attuazione mancata, si aggiunge lo spettro dei tagli al settore pubblico. L’imperativo ora è «correggere la finanziaria»
Come reagire se verrà approvata questa manovra?» sembrano chiedersi i membri del Forum per il diritto alla salute delle persone private della libertà. Nel convegno organizzato ieri a Roma insieme all’Istituto nazionale salute, migrazioni e povertà (Inmp) ci si è trovati a fare i conti con le poche, centellinate risorse a disposizione. Che «i casi di malasanità sono sempre più frequenti in carcere», come avverte la presidente del Forum Leda Colombini, è una verità che rischia di superare il punto di non ritorno: i tagli a sanità ed enti locali contenuti nella manovra finanziaria, sottolineano tutti i partecipanti all’assemblea, minacciano le già compromesse attività di prevenzione e cura della salute di chi è detenuto. E quando a prendere la parola è il ministro Ferruccio Fazio dal pubblico si alza un vocio di dissenso. «La manovra non tocca la sanità», ha affermato il ministro della Salute pubblica, «il blocco dei contratti e del turn over – ha precisato – riguarda tutto il pubblico impiego mentre per i precari stiamo tentando di contenere il taglio al 50 per cento». Cresce il disappunto in sala e non è più contenibile. «La riduzione del 50 per cento dei dipendenti con contratti precari trasferiti dal 2008 al ministero della Salute – ha risposto Rossetti della Cgil – significa licenziare circa 2.500 tra medici, infermieri, personale di assistenza.
Ed è già prevista in manovra». Cmplessivamente, dei 550mila lavoratori (medici esclusi) impiegati nella sanità pubblica, si perderanno tra le100 e le 150mila unità nel prossimo triennio ( fonte il Sole 24 ore). Difficile credere che non si abbiano ripercussioni nell’ambito penitenziario la cui situazione di emergenza deriva non soltanto dalla carenza di personale, ma dalla sostanziale inattuazione della riforma che, nel 2008, ha trasferito le competenze in materia di sanità penitenziaria dal ministero della Giustizia a quello della Salute. Le Regioni e le aziende hanno anticipato quelle risorse che per «crisi di liquidità» non sono state trasferite. Oltre a «correggere la manovra », la deputata del Pd Livia Turco, che ieri ha ricevuto la nomina a presidente del Forum, ha indicato precisi obiettivi: «Spingere per l’approvazione dei livelli di assistenza aggiuntivi per le persone detenute, coinvolgere direttamente Regioni e Comuni nei processi decisionali e, in via d’urgenza, prevenire il sovraffollamento cambiando quelle leggi, come la Fini- Giovanardi sulle droghe e il testo sull’immigrazione, che hanno riempito le carceri delle categorie più svantaggiate». Se «qualcosa si può fare», alcune Regioni poi sono rimaste più indietro di altre. Quelle a statuto speciale, ha ricordato il professor Di Bianchi, in rappresentanza della Conferenza delle Regioni, «hanno recepito il decreto del 2008 con un anno di ritardo, perciò sono ancora gestite dal ministero della Giustizia». E, proprio alla Sicilia, il ministro Fazio ha inviato una lettera per intimare l’adeguamento. Ma mancano gli interlocutori e i partecipanti al forum – spesso semplici operatori, psicologi e assistenti sociali – sanno bene che fin troppo è lasciato alla buona volontà dei singoli.
Dina Galano
TERRA