Pronto a collaborare con i magistrati, senza porre problemi procedurali

Inchiesta G8, Sepe pronto a collaborare. Il Vaticano: “nei limiti del Concordato”Pronto a collaborare con i magistrati, senza porre problemi procedurali legati al possesso di un passaporto diplomatico. Il cardinale Crescenzio Sepe stempera in un bagno di folla le tensioni del day after: all'indomani della notifica dell'avviso di garanzia da parte dei pm di Perugia, onora tutti gli impegni già presi per la domenica, ben quattro. Tra la gente stringe mani, sorride, rinnova la fiducia verso gli inquirenti e sottolinea: “Bisogna avere fede, la verità viene sempre fuori”. Nella serata di domenica anche il cardinale Angelo Bagnasco ha telefonato all’arcivescovo di Napoli: per dire la sua “affettuosa vicinanza in questo momento”, confermare “la stima per la sua intensa attività pastorale” e soprattutto “auspicare che il sollecito accertamento dei fatti da parte della competente autorità giudiziaria porti piena luce sull’accaduto”.”Chiarezza ma rispettando il Concordato” – Ma padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, parlando attraverso Radio Vaticana, ha auspicato che sia fatta chiarezza il più presto possibile anche se “naturalmente bisognerà tenere conto degli aspetti procedurali e dei profili giurisdizionali impliciti nei corretti rapporti fra Santa Sede e Italia, che siano eventualmente connessi a questa vicenda”. Chiaro richiamo alle norme del Concordato, che potrebbero rendere meno agevole del previsto per i magistrati italiani il chiarimento su quanto accaduto all'ombra di Propaganda Fide, un vero e proprio ministero vaticano.E' nei contratti degli appalti, del 2005, acquisiti negli ultimi giorni al ministero delle Infrastrutture e nei documenti sequestrati da tempo al costruttore Diego Anemone la chiave degli ultimi sviluppi dell'inchiesta condotta dalla procura di Perugia sulla “cricca”, nella quale sono stati ora indagati per corruzione il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, e l'ex ministro Pietro Lunardi. Al centro del nuovo filone d'inchiesta i lavori fatti svolgere e i finanziamenti ottenuti da Propaganda Fide quando era guidata dall'attuale arcivescovo di Napoli.Per quanto riguarda Lunardi il procedimento potrebbe però finire al tribunale dei ministri. A sostenerlo è il suo difensore, l'avvocato Gaetano Pecorella, precisando comunque che sarà l'ex responsabile delle Infrastrutture a dovere decidere se sollecitare questa strada e quindi non escludendo che possa essere sentito a breve dai pubblici ministeri perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi. “Da quanto abbiamo appreso, i reati che vengono ipotizzati – ha spiegato il legale – riguardano il periodo in cui Lunardi era ministro e dunque deve essere l'apposito organismo a giudicarlo ed eventualmente a concedere l'autorizzazione a procedere”. Per l'ex ministro gli accertamenti si concentrano sull'acquisto di un palazzo in via dei Prefetti da Propaganda Fide (a un prezzo che gli inquirenti sospettano fosse più basso di quello di mercato), ma anche sui lavori di ristrutturazione delle sue abitazioni a Roma e a Parma. Tutti lavori nei quali furono impegnate le aziende di Anemone, personaggio considerato centrale per l'inchiesta sugli appalti per i Grandi eventi, così come Angelo Balducci, anche lui legato a questi interventi.Al vaglio dei magistrati perugini c' è comunque soprattutto l'attività di Propaganda Fide, sempre nel 2005, quando era guidata dal cardinale Sepe che oggi si è detto pronto a chiarire la sua posizione con i magistrati di Perugia. Operazioni di ristrutturazione e vendita di immobili della Congregazione sulle quali si sta concentrando ora l'attenzione degli investigatori. Al vaglio della procura perugina anche l'utilizzo di fondi pubblici erogati a quella che attualmente è denominata la Congregazione per la evangelizzazione dei popoli che gestisce un ingente patrimonio immobiliare e finanziario del Vaticano. In particolare per la ristrutturazione a Roma di un museo destinato inizialmente a diventare pubblico ma in realtà rimasto privato. Lavori, inoltre, non completati o solo parzialmente finiti, ritengono gli investigatori perugini. L'attenzione degli inquirenti sembra concentrarsi sui fondi transitati attraverso la Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo.Pecorella: i magistrati hanno preso un granchio – “Se il problema è il finanziamento di due milioni e mezzo di euro a Propaganda Fide – ha sostenuto però oggi ancora l'avvocato Pecorella – i magistrati hanno preso un granchio, perché si tratta di fondi erogati ogni anno per la ristrutturazione di beni di interesse culturale e artistico. Nel caso del decreto firmato da Lunardi e dall'allora ministro della cultura Rocco Buttiglione, si tratta di 82 ipotesi di intervento. Lo stesso finanziamento fu rinnovato nella legislatura successiva dal Governo di centro sinistra”.Un'inchiesta in pieno svolgimento che si sta concentrando anche sui documenti sequestrati ad Anemone e sulle ultime segnalazioni di operazioni bancarie sospette giunte dalla Banca d'Italia. Dai risultati dei riscontri sarebbero emerse operazioni ritenute di interesse investigativo, come i lavori svolti per Propaganda Fide e per Lunardi. Appalti ora al centro dell'attenzione degli investigatori che nei prossimi giorni intendono chiarire anche la vicenda legata all'abitazione occupata per un periodo dal capo della protezione civile Guido Bertolaso in via Giulia, a Roma.http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/10/06/21/sepe_lunardi_appalti.html

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