Con l'ennesimo voto di fiducia (nonostante i numeri schiaccianti di cui dispone la maggioranza), il 10 giugno scorso il Senato ha approvato in prima lettura il provvedimento “Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche” – comunemente nota come “Legge bavaglio” – con 164 si e 25 no. I senatori del PD hanno abbandonato l'Aula in segno di protesta, per non partecipare a quello che la capogruppo in Senato, Anna Finocchiaro, ha definito “un voto di fiducia che manca di legittimità”. Il contenuto della legge approvata desta forte preoccupazione poiché le norme introdotte sulle intercettazioni sono pericolose e dannose per la democrazia e la libertà del nostro Paese.
Sono inoltre enormi i segnali di rischio, come hanno segnalato tantissime voci – esperti, magistrati e politici – che il provvedimento genera sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, che a questo punto è quasi più tutelata degli onesti cittadini. Un provvedimento ancora una volta frutto dell'arroganza che si esplicita con il trentesimo ricorso al voto di fiducia.
Credo che alla Camera ci sarà una battaglia molto dura per tentare di modificare il Testo licenziato dal Senato. Una battaglia che non potrà essere condotta senza il fondamentale contributo di tutti i cittadini che hanno a cuore il futuro della nostra Italia.
È da tempo che si cerca di imbavagliare la libera informazione, ma questa ennesima occasione ci deve fa reagire e bloccare la legge prima del varo definitivo, poiché è contro il diritto inalienabile dei cittadini ad essere informati, un diritto già leso in passato e che fa riaffiorare il triste ricordo del regime fascista.
Il rischio è quello di elargire, forse anche inconsapevolmente, favori e regali a corrotti, malfattori e furfanti, mettendo in discussione uno strumento fondamentale per le indagini quali sono, appunto, le intercettazioni. Strumento che, se potenziato, avrebbe potuto evitare l'insorgere di molte truffe, come i casi Cirio e Parmalat e da ultimo anche la controversa questione del maxi riciclaggio della cricca Di Girolamo che molto ha nuociuto alle comunità italiane all'estero.
E' un provvedimento che giunge proprio quando sono ancora forti gli echi provenienti dai recenti fenomeni di corruzione che hanno avuto tra i protagonisti anche esponenti di Governo. Un buon governante deve prima di tutto essere un buon cittadino, quindi avere senso civico e dedizione al bene comune, rispettare le regole invece che adoperarsi affannosamente per cambiarle poiché “scomode” da rispettare.
Secondo il Testo governativo le intercettazioni sono possibili solo per i reati puniti con più di cinque anni di carcere e i telefoni possono essere messi sotto controllo per 75 giorni al massimo. Se vi è necessità, motivata dal pubblico ministero e riconosciuta dal giudice, è possibile un periodo aggiuntivo di tre giorni, prorogabili di volta in volta con provvedimento del pubblico ministero controfirmato dal giudice fino a che esista la necessità. Per i reati più gravi, come mafia, terrorismo ed omicidio, le intercettazioni sono possibili per 40 giorni, più altri venti prorogabili. Inoltre, le intercettazioni disposte per un reato potranno essere utilizzate anche per provarne un altro, purché il fatto sia il medesimo.
Per quanto concerne la pubblicazione delle intercettazioni, esse possono essere divulgate solo per riassunto, lasciando passare il messaggio che la lotta al crimine in Italia sarà indebolita perché non potrà contare sull'appoggio di una opinione pubblica informata. Insomma una legge bavaglio che ha preoccupato anche Lanny Breuer, capo degli affari penali del Dipartimento americano della giustizia, venuto da noi a commemorare i giudici Falcone e Borsellino.
Anche le intercettazioni ambientali, le cosiddette “cimici”, non sono state risparmiate: saranno consentite per un massimo di tre giorni, prorogabili di tre in tre con provvedimento del pubblico ministero controfirmato dal giudice.
Come si vede, in ogni direzione vi sono limitazioni temporali che non consentono la linearità delle indagini, con gravi ripercussioni per l'esito finale e per la lotta alla criminalità che ha bisogno di ogni indizio come tassello di un mosaico già difficile da comporre.
Sono sicuro che il buon senso dei cittadini prevarrà dandoci la forza di lottare con forza durante l'imminente esame del provvedimento nell'Aula di Montecitorio: salviamo i pilastri dello Stato di diritto.