Viminale nega programma protezione a Spatuzza

La viceresponsabile per la giustizia dell’Italia dei Diritti: “Attacco alla libertà di indagine da parte di illegittime intrusioni della politica”

Si dice “sconcertata e amareggiata” la viceresponsabile per la giustizia dell’Italia dei Diritti Lea Del Greco per una decisione da parte della Commissione centrale del ministero dell’Interno, ossia il diniego di ammissione al programma di protezione per il pentito Gaspare Spatuzza, “che si rivela l’ennesimo subdolo e deplorevole attacco alla democrazia, all’amministrazione della giustizia e alla libertà di indagare da parte di illegittime e indebite intrusioni del mondo della politica”. Il provvedimento era stato richiesto dalle procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo, con l’avallo della Procura antimafia ed è stato rigettato perché secondo il Viminale, Spatuzza avrebbe reso le proprie dichiarazioni trascorso il limite legale di 180 giorni dall’intenzione di voler collaborare con la giustizia. Di parere opposto la Del Greco, secondo la quale “non è possibile fissare i tempi della collaborazione di Spatuzza in modo così netto e rigoroso, dato che la molteplicità delle sue rivelazioni ha toccato, in tempi diversi, i temi più disparati, palesandosi come specificazioni di anticipazioni già rese entro il termine stabilito dalla legge. In altri termini – prosegue la Del Greco – Spatuzza aveva già manifestato la sua disponibilità a collaborare con la giustizia e a rendere dichiarazioni utili ai fini delle indagini prima dei 180 giorni, condizione necessaria ma sufficiente per essere ammesso al programma di protezione. A garantire la genuinità delle dichiarazioni – questa la ratio del limite cronologico imposto dalla legge – sarebbe “il silenzio del pentito dettato dalla paura, più che giustificabile, per l’effetto dirompente della sua testimonianza, tanto raccapricciante quanto scomoda, riguardante alcune delle vicende più drammatiche nella storia del nostro paese ed avente per oggetto nomi del calibro di Silvio Berlusconi e del senatore Marcello Dell’Utri”. Per l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, tali rivelazioni “quantunque tardive, dovrebbero comunque essere utilizzate, perché rese nel contraddittorio tra le parti”. Auspicando in conclusione che la questione venga al più presto discussa dalla Commissione parlamentare antimafia, la Del Greco chiede che “si faccia chiarezza sulle recondite motivazioni della decisione, affinché non si tratti solo di un tentativo per intimidire chi collabora con i magistrati per far emergere la verità”.

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