Una manovra di sacrifici e senza orizzonti

La manovra finanziaria correttiva varata dal Governo ora al vaglio del senato si presenta come una raffica di tagli pensati per limitare i danni di un bilancio che, nonostante le affermazioni continue del presidente Berlusconi, è fuori controllo: il rapporto tra debito pubblico e Pil, che era diminuito di 18 punti percentuali tra il 1994 e il 2007, in questo biennio di recessione è aumentato di 12 punti, al 115,8 per cento.
E' una manovra correttiva (la decima in due anni di attività di Governo) che non punta alla crescita e si limita a tagliare, in maniera anche poco equa, la spesa senza creare i presupposti per aumentare la produttività del lavoro, quindi senza capacità di visione, senza dare ai cittadini una prospettiva per il futuro, una prospettiva per cui può anche valere la pena il sacrificio di oggi. Occorrerebbe incentivare il contratto di primo lavoro e di apprendistato e, più in generale, il sostegno all'occupazione al sud anche tramite il credito di imposta, ma di tutto ciò non vi è traccia nel provvedimento varato da Tremonti
E mentre fino ad alcuni mesi fa non si perdeva occasione per criticare i provvedimenti del Governo Prodi, ancora freschi di memoria, sembrano tornare in auge quelle tanto avversate misure di contrasto all´evasione fiscale introdotte, nella scorsa legislatura, da Vincenzo Visco; dalla riduzione del tetto alla tracciabilità bancaria dei pagamenti fino alla fatturazione elettronica.
Ma che effetti potranno avere tali misure se le si affianca all'ennesimo scandaloso condono? Forse che per fare cassa si possono continuare a giustificare comportamenti ed azioni illegali? In una lettera a Gianfranco Fini e Renato Schifani, i capigruppo del Pd di Camera e Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, hanno chiesto di “sollecitare il governo a
presentare prima dell'inizio dell'esame in Aula della manovra correttiva la Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) al fine di individuare le motivazioni che hanno costretto il governo a varare una finanziaria da 24 miliardi di euro”. Insomma il Pd chiede al Governo di assumersi le “colpe” di una manovra nata da una “politica economica sbagliata” e sulla quale la protesta crescerà.
Nel frattempo qualche piccola modifica è intervenuta in corso d'opera, prima della presentazione del testo all'Aula del Senato, con lo stralcio della parte riguardante la soppressione e il taglio dei finanziamenti a enti e istituzioni culturali, rimandando ad un apposito decreto del ministro Bondi; inoltre il congelamento degli stipendi dei dipendenti statali scatterà dal 2011 e non in corso d'opera come previsto inizialmente. Ma che si navighi a vista è dimostrato anche dal balletto sul taglio delle Province, dapprima previsto, poi stralciato, successivamente reintrodotto con un emendamento approvato dalla Commissione affari costituzionali della Camera (soltanto 4 Province colpite dal taglio!) e poi revocato di nuovo dalla Commissione stessa. Insomma, una situazione ridicola ed anche in questo caso non sono cadute nel dimenticatoio le critiche feroci al Governo Prodi, da parte dell'attuale maggioranza, colpevole di non abolire le Province.
In sostanza il decreto legge 78/2010 persegue la diminuzione del disavanzo pubblico dal 5% del Pil di quest'anno al 3,9% nel 2011 e al 2,7% nel 2012, così come previsto dagli impegni presi con Bruxelles. Ma il percorso della manovra economica messa in campo dal Governo si preannuncia complessa e comunque a danno dei “soliti noti”: i dipendenti a reddito fisso, quelli dell'apparato pubblico, i bilanci dei ministeri, gli indifesi . I “finiani” hanno già annunciato battaglia “emendativa” in Parlamento mentre il Partito Democratico ha lanciato un proprio manifesto di controproposte e presenterà un pacchetto di misure ispirate alle lenzuolate del governo Prodi per introdurre “misure di liberalizzazione e semplificazione dell'intervento pubblico in vari settori economici” (vai al documento del PD sulla manovra).

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