Intercettazioni, Fini: "Garantisco il regolare svolgimento dei lavori alla Camera"

“Da parte di questa Presidenza” è “stato sempre assicurato, e lo sarà in futuro, il corretto svolgimento dei lavori parlamentari in sede di esercizio della funzione ad essa assegnata dall'articolo 8 del Regolamento, nel puntuale rispetto delle norme regolamentari che disciplinano il procedimento legislativo”. Lo afferma in una lettera inviata a capogruppo dei deputati del Pd, Dario Franceschini, il presidente della Camera, Fini.Fini fa riferimento alla lettera dell'11 giugno scorso “con la quale, in riferimento al prossimo esame da parte di questo ramo del Parlamento del disegno di legge n.1415/B recante norme in materia di intercettazioni telefoniche” Franceschini aveva chiesto “alla Presidenza della Camera di voler assicurare il pieno rispetto di tutti i tempi e delle procedure previste dal Regolamento, al fine di consentire una completa e approfondita istruttoria del provvedimento, attesa la eccezionale rilevanza politica del medesimo”. Al riguardo Fini ricorda a Franceschini “come il Regolamento della Camera disciplini in maniera compiuta le diverse fasi in cui si articola l'iter dei progetti di legge, sia presso le Commissioni sia da parte dell'Assemblea, rimettendo agli organi competenti in tema di organizzazione dei lavori la definizione dei tempi, delle modalità del relativo esame”.Italo Bocchino sulla Stampa critica il ddl e si allinea alle posizioni del suo ex segretario: “Ci sono – spiega – ancora profili di irragionevolezza nel meccanismo di proroga di 72 ore” e di incostituzionalità “nel divieto di pubblicare notizie non coperte da segreto istruttorio, per le quali prevale il diritto di cronaca”. “Non sono convinto che la manovra da 5 miliardi sia sufficiente – rileva inoltre Bocchino -. Quando vedo grandi Paesi europei avviare manovre finanziarie maggiori della nostra, mi viene da pensare che noi tra sei mesi dovremo chiedere nuovi sacrifici”. Sullo scontro interno al Pdl, Bocchino afferma: “La forza della minoranza sta nella sua autorevolezza e nell'avere strategia politica”.to in esame, che, purtroppo, la stampa europea, e non solo quella nazionale, considera un bavaglio alla libera informazione”.Nello Formisano (Idv) spera che le parole di Fini abbiano un senso. “Ci auguriamo che la discussione alla Camera su un provvedimento così rilevante come quello sulle intercettazioni non subisca condizionamenti esterni al Parlamento. Su tali questioni i parlamentari devono più che mai esercitare la libertà da vincoli di mandato, così come la costituzione garantisce”. Lo afferma “Siamo certi – conclude – che il presidente della Camera, quale garante dei principi costituzionali, eserciterà il suo ruolo favorendo la più ampia discussione sul provvedimento in esame, che, purtroppo, la stampa europea, e non solo quella nazionale, considera un bavaglio alla libera informazione”.Il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, in una intervista a Repubblica, conferma le posizioni espresse finora. “Così come è uscita dal Senato, la legge sulle intercettazioni va cambiata di tutto punto. Ci vuole un compromesso da trovare insieme. Se io fossi il presidente della Camera, terrei conto che la maggioranza vuole un iter rapido ma userei anche il buonsenso. E il buonsenso dice che viene prima la discussione sulla manovra”. Spiega ancora l'ex Dc: “La Camera non è l'ufficio timbri” e la legge sulle intercettazioni “non può passare cosi” perché “non supererebbe il vaglio della Consulta”. Tra i vizi della legge, osserva Casini c'é “la gravissima violazione del concetto di libertà di stampa”. Da parte sua però, l'opposizione, afferma il leader Udc, “non deve occupare l'aula o uscirne” perché “così si fa un grandissimo favore alla maggioranza”.

“Parlare di giustizia con un governo che denigra quotidianamente le istituzioni e la costituzione, non è possibile. Le ultime proposte di Alfano, così come la legge sulle intercettazioni, dimostrano come l'Italia dei Valori aveva ragione sin dall'inizio”. Lo afferma Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori. “Da tempo sosteniamo che qualunque tipo di confronto sul tema giustizia è irrealizzabile con questa maggioranza – aggiunge Orlando – a causa del suo spirito in aperto e palese contrasto con i magistrati e della sua chiara volontà di scardinare i poteri dello Stato per realizzare scopi contingenti della casta”.

Su Repubblica Liana Milella scrive che i pm antimafia si sentono disarmati. “Microspie per tre giorni? Una follia”. “Un arretramento ingiustificato”. “Un colpo a Falcone”. “Un regalo alla mafia”. “Una norma scritta in modo ambiguo e incomprensibile”. Intercettazioni ambientali, cimici o microspie che le si voglia chiamare, nella versione prevista dal ddl Alfano? “Un meccanismo assurdo e inaccettabile destinato a favorire i criminali”. Parola di magistrati e poliziotti. E dei finiani, come il numero due della commissione Antimafia Fabio Granata, che esige “un'immediata marcia indietro”. E del dipietrista Luigi Li Gotti, che accusa il Guardasigilli Angelino Alfano “di aver abolito una legge importantissima voluta da Falcone”, rileva Milella.

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