Il Movimento Federalista Europeo condanna l’azione militare di Israele e chiede una nuova iniziativa di pace europea per il Medio Oriente

L'intervento militare israeliano in acque internazionali contro le navi che portavano aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, ingiustificato nei fini e sproporzionato nei mezzi usati, ha inasprito le tensioni che percorrono il Medio Oriente, allontanando da Israele l’unico alleato islamico – la Turchia –, e aggravato i pericoli che incombono sulla pace mondiale.

E' tempo di ripensare il processo di pace alle sue radici. L'occupazione militare dei territori palestinesi che perdura dal 1967, il blocco della striscia di Gaza, che è di fatto una “prigione a cielo aperto” per più di un milione di persone, il rifiuto di riconoscere il diritto dei palestinesi ad un proprio Stato, la continua diffusione di nuovi insediamenti di coloni nei territori occupati non solo impediscono una soluzione politica della questione palestinese, ma condannano Israele ad una persistente insicurezza e a un crescente isolamento internazionale; più in generale, fanno il gioco dei movimenti fondamentalisti e contribuiscono all'instabilità di tutto il Medio Oriente.

L'unica soluzione ragionevole e possibile, nell'interesse di Israele, dei palestinesi e della pace nella regione e nel mondo, in grado di portare alla sconfitta di tutte le minacce estremiste, è quella della coesistenza di due Stati, reciprocamente riconosciuti e legittimati, con l'attribuzione a Gerusalemme dello status di “città aperta”, sotto garanzia dell'ONU. Una soluzione che tuttavia può essere considerata durevole solo nella prospettiva di lungo periodo di un’unificazione federale di tutti gli Stati del Medio Oriente, l'unica strada che può portare a una pace stabile e permanente per tutti i popoli di quell'area. Non si tratta affatto di una prospettiva utopica e illusoria, come il cinismo travestito da realismo vorrebbe far credere, ma dell'unica realistica strada per garantire la pace e ancora di più quella delle generazioni future.

Nello stesso tempo occorre accelerare i negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione europea, per evitare che sia attratta nell’orbita dell’estremismo islamico. La Turchia è un paese che da quasi un secolo ha compiuto la scelta della laicità dello Stato, introducendo per la prima volta in un paese di fede islamica il principio della separazione tra religione e politica. Inoltre, essa occupa una posizione di avanguardia nel mondo islamico per quanto riguarda l’affermazione – che per il momento resta incompleta – dei principi dello Stato di diritto e della democrazia rappresentativa. Come l’integrazione dell’Europa centro-orientale è stata la risposta al crollo dei regimi comunisti, così l’integrazione di un grande paese musulmano nell’Unione europea rappresenta la risposta a coloro che non solo nel mondo islamico, ma anche in Occidente, puntano sullo scontro delle civiltà.

E' tempo di una nuova iniziativa europea di pace per il Medio Oriente, che si ispiri a una grande visione strategica. Ma anche in questo caso, come in quello della crisi finanziaria ed economica mondiale in corso, un’azione efficace esige una svolta nell'assetto istituzionale dell'Unione. E' necessario che i paesi disposti a trasferire a livello sovranazionale, dopo la moneta, anche la politica estera e la difesa procedano celermente verso la fondazione della Federazione europea. E' tempo di decidere e di agire, perché ogni giorno che passa la crisi può diventare incontrollabile e, di fronte a questa eventualità, l’Europa non si deve trovare impotente e divisa.

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