Il prossimo 18 giugno 2010 (ore 18,00), nell’Auditorium della Biblioteca Acclavio di Taranto/ Palazzo della Cultura (piazzale Bestat), due impedibili eventi.
Primo evento: il presidente dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria, prof. Gianni Iacovelli e il giornalista-scrittore Pippo Mazzarino presentano il libro “L’uomo che curava le donne” (Editore O.G.E.) di Romano Forleo. ginecologo, docente universitario, politico, giornalista e romanziere.
Secondo evento. Il noto pittore e grafico Nicola Andreace presenta la sua rassegna visiva “Pianeta donna”.
I due eventi si svolgono con il patrocinio e collaborazione dell’Amministrazione Provinciale e del Comune di Taranto, dell’Ordine dei Medici Chirurghi, della FEDER. S.P. e V. di Taranto e di Studio 100 – Puglia Report. Organizzazione dell’Accademia Sanitaria – Centro Pugliese. Coordinamento del giornalista Walter Baldacconi, direttore di Studio 100.
Il tema che accomuna i due eventi è la donna, descritta con la parola da Romano Forleo e raffigurata graficamente e pittoricamente da Nicola Andreace.
Il protagonista del romanzo “L’uomo che curava le donne” di Romano Forleo è Surano, un grande medico, nato ad Efeso nel 90 d.C. di cui in modo avvincente e romanzesca è narrata la vita con la sua formazione e attività medica, i suoi amori, le sue vicende quotidiane professionali e umane nell’epoca degli imperatori Traiano ed Adriano.
Nicola Andreace, che nel suo percorso artistico si è fatto sempre ispirare dal suo territorio, ma ha trattato anche temi letterari, storici, presenta per l’occasione a Taranto, sua città natale, una silloge di opere pittoriche con protagonista “la donna”. Sono Ricerche realizzate decenni addietro, soprattutto nell’ambito dell’Umanesimo tecnologico, che ci propongono composizioni armoniosamente equilibrate. Nudi plastici, corpi carichi di carismatici slanci e suggestioni, volti intensi, occhi capaci di rispecchiare la loro complessità psichica e di comunicarci emozioni. Le presenze, che si stagliano sulla superficie, rivisitate dalla memoria, proiettano i loro sentimenti intimi, mostrano all’infinito il loro fascino conturbante o pudico, con i segni del candore infantile, della bellezza giovanile, della tenerezza materna, della stanchezza senile, ma sempre con uno sconvolgente “effetto donna”. Guardando le opere in mostra (nella foto il dipinto “Nudo al sole”, olio su tela cm 30 x 40 del 1966), appare evidente come Andreace con il segno ed il colore, imbevuti insieme di poesia e di vigore espressivo, scavando nell’anima, sia riuscito a raffigurare la donna, nell’interezza della sua femminilità, avendone colto i segni della passione e del languore, ma anche la dolcezza della maternità, essenza della vita, che si perpetua in eterno nell’infinito mistero dell’universo.