Intercettazioni, Fini: ho forti perplessità . Botta e risposta con Schifani

Botta e risposta tra il presidente del Senato, Renato Schifani, e l'omologo della Camera Gianfranco Fini, dopo che quest'ultimo aveva sollevato “dubbi” sul Ddl sulle intercettazioni, in questi giorni all'esame del Senato. “Da quando sono presidente del Senato non mi sono mai occupato di dare valutazioni politiche nel merito di argomenti all'esame di questo ramo del Parlamento”, ha detto Schifani riferendosi indirettamente a Fini. Con il viso “tirato”, la seconda carica dello Stato ha proseguito spiegando ai giornalisti che “il ruolo del presidente del Senato è quello di assicurare il rispetto delle regole e dei diritti di maggioranza e di opposizione: è un dovere di terzietà”. “Men che meno – ha concluso – mi sono mai sognato di fare giudizi di merito su argomenti all'esame dell'altro ramo del Parlamento”. Immediata la risposta del presidente della Camera che sottolinea “il totale rispetto per l'autonomia del Senato”. Però, aggiunge Fini, “il presidente Schifani non può fingere di non sapere che prima di presiedere la Camera ho contribuito a fondare il Pdl, di cui anch'egli è espressione. Sulle questioni relative alla legalità e all'Unità nazionale non ho intenzione di desistere dallo svolgere un ruolo politico”.I dubbi di Fini – “Ho dubbi sul testo al senato del ddl sulle intercettazioni”. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, rompe il silenzio e dà voce al dissenso interno al Pdl, già espresso nei giorni scorsi da Bocchino. Per il presidente della Camera, in particolare la norma transitoria “è in contrasto con il principio di ragionevolezza”. Fini dice che “é opportuno che il Parlamento rifletta ancora su questo testo”. “Mi inquieta un po' – ha aggiunto Gianfranco Fini – anche il limite di tempo. Io non so se i 75 giorni sono un numero giusto o sbagliato: ma se si capisce che il giorno successivo al 75/o accade qualcosa non si può continuare?”. Per il presidente della Camera “non si può perciò usare la mannaia”. Per questo Fini auspica “che il dibattito affronti queste questioni che non sono state valutate bene specialmente dalla maggioranza. Se i deputati alla Camera lo riterranno necessario si potrà intervenire”.Ddl verso il ritorno in commissione – Ma il ddl sembra in procinto di tornare in Commissione, dove potrebbe subire un'ulteriore lettura per apportare emendamenti – coem quelli già presentati da Pdl e Lega – che possano in qualche modo rendere il testo condiviso da tutti. Secondo fonti ufficiose, infatti, Schifani potrebbe decidere il rientro in commissione Giustizia del testo, dopo il voto delle pregiudiziali.Finocchiaro: vogliono intralciare ben precisi processi – Già questa mattina, in un'intervista comparsa sul numero odierno dell'Unità, la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, aveva espresso tutta la sua contrarietà al testo licenziato dalla commissione Giustizia. “Ma quale tutela della privacy – ha detto la capogruppo – la verità è che vogliono intralciare con ogni mezzo ben precisi processi e impedire ai cittadini di sapere quel che realmente accade. Ora è arrivata la perla finale: le norme si dovrebbero applicare anche alle indagini in corso. Evidentemente c'è qualche posizione da aggiustare, hanno qualche interesse perché alcune indagini in corso finiscano sotto queste tagliole nuove di zecca. E non pensino di scaricare sul Quirinale le loro precise responsabilità. Dietro il paravento della privacy la maggioranza punta ad un sistema che limita la possibilità stessa di intercettare e rende più complicato indagare su certi reati”.

La capogruppo dei senatori Pd annuncia quindi battaglia: “Faremo di tutto per evitare di far approvare questo provvedimento, sarà un'opposizione durissima” afferma, precisando che i senatori Pd si riuniranno questa mattina prima della seduta a Palazzo Madama per decidere il da farsi, non escludendo anche l'occupazione dell'aula: “Lo vedremo insieme, io non ho mai preso una decisione da sola, e questo i miei senatori lo sanno bene”. E aggiunge: “Siamo di fronte a un provvedimento estremamente grave. Spero ce ne sia piena consapevolezza”.Aggiustamenti non soddisfano – E sugli emendamenti della maggioranza precisa: “C'è stato qualche aggiustamento, ma l'intervento è comunque insoddisfacente. Credo che l'insufficienza degli emendamenti obblighi ad un ritorno in Commissione. Tra l'altro, se la maggioranza si fosse risparmiata prima certi emendamenti concordati col governo e avesse mantenuto il vecchio testo uscito dalla Camera, avremmo risparmiato tempo”, “la responsabilità del ritardo è tutta della maggioranza e del governo. Non si sognassero di dire che sono costretti a mettere la fiducia perché l'ostruzionismo dell'opposizione allungherebbe i tempi. Hanno fatto un balletto indecoroso, prima modificando il testo originario e poi rimangiandosi tutto. Il ricorso alla fiducia sarebbe ancora più illogico. Oltreché grave, vista la follia di questo provvedimento”.

“Sostengono – accusa Finocchiaro – che con questo provvedimento si vuole mantenere segreto il contenuto delle intercettazioni e poi stabiliscono che l'autorizzazione a intercettare deve essere rilasciata dal tribunale del capoluogo del distretto. E allora immaginiamo queste carte che partono per il capoluogo del distretto, che tra l'altro verrà oberato di richieste da tutte le procure, per poi tornare indietro, un va e vieni continuo, perché lo stesso procedimento sarà necessario anche per le proroghe. Quante altre persone oltre a quelle delle procure verranno a conoscenza del fatto che si sta procedendo a intercettazioni telefoniche? Quante altre occasioni di fuga di notizie?”.”Si legittima la censura” – Non c'è dubbio: puntano ad “introdurre un vero e proprio sistema di censura preventiva. Con, tra l'altro, questa perla che si puniscono gli editori. In molti casi si tratta di società, e allora cosa c'entra la responsabilità penale? Il direttore può avere colpa per non aver vigilato su ciò che viene pubblicato sul suo giornale. Ma sulla base di quale profilo viene punito l'editore? Se si incaricano di esercitare una vigilanza, gli editori si faranno qualche calcolo, ed è già chiaro come andrà a finire. Molti giornali piccoli chiuderanno e in quelli che non chiuderanno – conclude la Finocchiaro – gli editori eserciteranno un controllo di censura che si sovrapporrà a quello stabilito da questo provvedimento”.

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