Parla Renzo Macelloni, presidente della società Belvedere che ha promosso un prestito obbligazionario per finanziare un impianto fotovoltaico popolare. Così si guadagna e si rispetta l’ambiente
Un ettaro di cielo è il primo caso in Italia di impianto fotovoltaico “popolare” finanziato e costruito con il contributo di 350 cittadini. Abbiamo incontrato Renzo Macelloni, presidente della Belvedere Spa, la società di Peccioli (PI) che ha emesso il prestito obbligazionario. Come è nata l’idea? L’idea è nata per fornire una soluzione alle continue difficoltà che i cittadini sono costretti ad affrontare per poter disporre di un piccolo impianto fotovoltaico “domestico”. Difficoltà quali il fatto di non avere un’abitazione di proprietà o spazio per installare i pannelli, ma anche disagi nel gestire progettazione e manutenzione. è stato difficile attivare l’azionariato popolare? Non è stato difficilissimo. Moltidei nostri soci, viste le precedenti e positive esperienze, hanno accettato di buon grado la proposta, ma è stato molto utile anche inviare una cartolina esplicativa con informazioni sulle condizioni e la struttura del prestito a tutti i cittadini della provincia di Pisa. Le obbligazioni nominali di 50 euro potevano essere sottoscritte a pacchetti di 60 per un valore di ogni pacchetto di 3.000 euro. Il tutto in due tranche a 7 e a 12 anni. La prima con rendimento del 5,5 %, la seconda del 6,5%. Entrambe rimborsate a scadenza con interessi risarciti alla fine di ogni esercizio. Quanta energia riuscite a produrre? Con il nostro impianto fotovoltaico di 1000 kWp produciamo annualmente circa 1.300.000 kWh con una media giornaliera di 3.562. Per i benefici basti pensare al risparmio di 650.000 kg di CO2 che corrispondono al fabbisogno di 100.000 alberi di un anno, ma anche alla produzione di energia pari al fabbisogno di 448 famiglie. Quali sono le difficoltà incontrate nell’attivare progetti simili? L’iter autorizzativo è stato piuttosto impegnativo e difficoltoso poiché ha dovuto tenere conto in primis della presentazione del progetto preliminare ai vari Enti, quali Comune, Provincia e Regione nonché all’Arpat. In seguito abbiamo dovuto presentare a tutti gli enti il progetto definitivo, fino ad arrivare alla definitiva autorizzazione da parte della Provincia di Pisa nel settembre 2008. Vent’anni fa a Peccioli c’era una discarica: voi l’avete risanata e avete creato un impianto per lo smaltimento e la produzione di biogas. Ora state sperimentando la dissociazione molecolare dei rifiuti. In cosa consiste?Venti anni fa la situazione qui era emergenziale. Abbiamo cominciato prima con una operazione di risanamento; oggi stiamo sperimentando il dissociatore molecolare, in grado di trasformare il materiale organico di origine varia in gas di sintesi. Il processo è entrato in funzione consentendo di trattare fino a 5 tonnellate di rifiuti al giorno. Se il processo darà risultati positivi, e attualmente sono confortanti, potremmo recuperare tutti i rifiuti già stoccati definitivamente in discarica per produrre energia.
Floriana Bulfon