L'offensiva della maggioranza dopo lo scandalo sul senatore. E' scontro con il Pdl sui voti in Aula di domani
Il caso Di Girolamo dovrebbe chiudersi domani mattina nell’Aula del Senato con il voto sulle dimissioni chieste dallo stesso senatore. Almeno questo è l’intento del Pdl che alla conferenza dei capigruppo ha fatto passare, nonostante il no dell’ opposizione, la linea del voto sulle dimissioni e non sulla sua decadenza per irregolarità nel voto all’ estero, già bloccata nel gennaio del 2009 per volontà della maggioranza.
Il diretto interessato fa sapere che, in caso del via libera di Palazzo Madama alle sue dimissioni, è pronto a consegnarsi alle forze dell’ordine anche domani. L’opposizione protesta e annuncia battaglia sostenendo che il Pdl vuole chiudere in fretta la vicenda del senatore inquisito per riciclaggio e collusione con la camorra, oltre che per la vicenda della sua elezione, discutendo solo della richiesta di dimissioni. «Noi vogliamo – spiega Anna Finocchiaro – che una questione importante come questa, uno scandalo come questo, non si derubrichi e non si declassi questa vicenda alla pura discussione delle dimissioni di Di Girolamo». «E' incredibile che tutto si chiuda quasi con un omaggio all’altruismo di Di Girolamo che ci concede le sue dimissioni, bontà sua…», rincara la dose la capogruppo del Pd in una conferenza stampa che richiama la mozione presentata dal suo gruppo in cui si chiede che si discuta sulla decadenza di Di Girolamo rimuovendo l’odg presentato dal senatore del Pdl Sergio De Gregorio il 29 gennaio 2009 che congelò il voto dell’Aula in attesa di una sentenza della magistratura sulla irregolarità della elezione.
Ma il presidente del Senato difende la giustezza della decisione, presa a maggioranza alla riunione dei capigruppo e confermata dal voto dell’ Aula dopo un acceso dibattito. «È un diritto sacrosanto di critica quello che esercitano le opposizioni. Ma – obietta Schifani – vi sono tanti e tanti precedenti, e molto autorevoli, che prevedono che le dimissioni riassorbono gli altri dibattiti e quindi vengono poste subito all’ordine del giorno». Posizione ribadita da Maurizio Gasparri che ha ricordato il caso di Cesare Previti per il quale l’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti «impose la discussione sulle dimissioni». L’ opposizione però alza il tiro e chiama in causa l’iniziativa di De Gregorio, che «a suo tempo salvò il senatore del Pdl ora scaricato dal Popolo della libertà perchè siamo sotto elezioni» come sottolinea il capogruppo dell’ Idv Felice Belisario, visti in nuovi capi di imputazione. «Occorre annullare gli effetti disastrosi e perversi di quell’ ordine del giorno che, se non verrà cancellato, permetterà che in futuri eventuali casi analoghi la Giunta e il Senato non abbiano alcun potere di esprimersi e di agire fino a che non ci sarà una sentenza della magistratura», osserva in Aula il capogruppo dell’ Udc Gianpiero D’Alia che ha riassunto una preoccupazione che è di tutta l’opposizione.
Si riaccende il dibattito sulla legge elettorale. «Il gruppo del Pdl chiede la revisione delle norme che regolano il voto degli italiani all’estero. Assumeremo iniziative in tal senso», è l'annuncio de capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. Intanto la Giunta delle Elezioni e delle immunità ha deciso di proseguire nell’esame della richiesta di arresto per riciclaggio fino a quando l’Aula non voterà e nell’eventualità che siano accolte le dimissioni di Di Girolamo, deciderà il subentro del primo dei non eletti del Pdl: Raffaele Fantetti. Ma su questo nome, il faccendiere Gennaro Mokbel, che è al centro dell’ inchiesta sul riciclaggio, ha delle forti riserve e dice che Fantetti «è peggio di Di Girolamo». Frase riportata dal deputato dell’ Idv Franco Barbato che è andato a visitare Mokbel in carcere.