Il fallimento di un’illusione

di Renzo Balmelli

CRISI. Se qualcuno si era illuso che l’economia, martoriata dagli avventurieri, fosse uscita dal tunnel ha dovuto brutalmente ricredersi. Quanto accaduto in Grecia sommato al panico dei mercati e ai 160 miliardi di euro polverizzati in un sol giorno, è la testimonianza eloquente che la crisi continua a covare sotto le ceneri nonostante le rassicurazioni di facciata. Si potranno anche sbloccare aiuti colossali per impedire che la nazione ellenica precipiti nel baratro trascinando con se altri anelli deboli, ma fino a quando i comportamenti virtuosi non avranno la meglio sulle spinte speculative l’incendio non sarà mai sotto controllo. In questi giorni di confusione totale, l’alta finanza chiusa nella sua torre d’avorio è la dimostrazione tragicamente attuale che l’unica cosa che l’uomo impara dalla storia è che non impara nulla dalla storia.

TERZA VIA. Nonostante le delusioni del passato, i sudditi di sua maestà britannica sperano sempre nelle virtu’ taumaturgiche della terza via. Tutti pazzi per i lib-dem, fanno il tifo per Nick Clegg che ha gettato le scompiglio nei ranghi dei due principali partiti, laburista e conservatore. Per la prima volta, sgretolando un altro pezzetto dello splendido isolamento insulare, la tivu’ ha fatto irruzione nei dibattiti e il candidato liberale, salutato come l’Obama d’Oltremanica, è stato premiato per le sue doti comunicative che gli consentono di presentarsi alle elezioni del 6 maggio nel ruolo di outsider con buone carte in mano. Resta solo da capire se la nuova terza via ricalchi quella di Tony Blair, talmente intrisa di tacherismo da svuotarla di qualsiasi spinta innovatrice.

ATOMO. Annunciare con Putin accanto la ripresa del nucleare in concomitanza con l’anniversario di Chernobyl è stata da parte di Berlusconi una scelta di pessimo gusto. Nel mondo non si è ancora spento il ricordo dell’immane tragedia che terrorizzo' l'umanità, e rompere la moratoria che porterà alla costruzione della prima centrale italiana a propulsione atomica in un giorno simile ha svelato una mancanza abissale di sensibilità. Quanto a invitare il premier russo, che assicura il suo pieno appoggio al progetto, a tenere la prima lezione all’università del pensiero liberale che il premier sta facendo nascere è stato eccessivo e inopportuno. Una macchia in piu’ su un quadro già poco piacevole. Dalle parti del Cremlino il “pensiero liberale” consiste nel mettere a tacere i giornalisti sgraditi e nell'eliminare definitivamente dalla televisione e dalla carta stampata quel poco che ancora resta del diritto di critica. Ma come si dice, chi si assomiglia si piglia.

RIFORME. Il fallimento di un’illusione. A Palazzo Chigi si parla di riforme come se chi vi risiede fosse arrivato in sede da 24 ore. Invece il Pdl ci sta da due anni nella stanza dei bottoni senza che nulla di sostanziale sia cambiato per il bene dei cittadini. Con i numeri che ha e due elezioni che lo pongono in una botte di ferro, se avesse voluto fare le riforme Berlusconi le avrebbe già fatte. A meno che non si vogliano considerare parte di un presunto piano riformista le diciannove leggi ad personam che costituiscono – si fa per dire – i soli atti di governo prodotti durante la legislatura. Per il proprio tornaconto e per nient'altro, il premier non ci ha mai pensato due volte a mettere sotto pressione il parlamento che sui banchi della destra maggioritaria si è fatto docile strumento per assecondare i voleri del capo. Poi ha lasciato fare ai portaborse. Se lo scoppio della bolla finiana possa in qualche modo porre fine al cesarismo sul quale si regge la formula ormai vacillante conosciuta come “ rivoluzione del predellino” è un'ipotesi tutta da verificare, ma in apparenza poco probabile.

QUIRINALIZIO. E’ un grido di dolore quello di Sergio Zavoli sulle condizioni in cui versa la RAI. Con la gestione della destra, la tv di Stato non rispetta piu’ niente: la sua autonomia, la sua capacità di critica. Non è ancora la notte del servizio pubblico, ma serve un colpo d’ala- esorta il popolare giornalista, presidente della Commissione di vigilanza. Patrimonio comune di tutti gli italiani che pagano il canone, la RAI sta diventando sempre piu’ un feudo del Cavaliere. Dopo avere plasmato il Tg1, ormai cortigianesco quanto il Tg4 di Mediaset, il premier ha preteso il video per l’irrituale e quirinalizio messaggio del 25 aprile. E’ stata una prima prova generale, una sorta di “presidential training” che potrebbe preludere ad altre invasioni di campo in attesa della salita al Colle. Adesso il peso politico tra le due destre si conta anche a viale Mazzini dove i vari filoni del Pdl si contendono senza esclusione di colpi le poltrone piu’ ambite. L’effetto è che quanto proposto nei programmi-spazzatura finisca col diventare la mano morta di una ideologia deteriore.

CENTRALISMO. Nei momenti di crisi la politica riesce anche a fare sorridere, proponendo espressioni che restano un punto di riferimento irrinunciabile per cogliere il clima di un’epoca. Si parte dagli astrusi “equilibri più avanzati” del periodo moroteo , per giungere all’intrigante “centralismo carismatico” riferito al signore di Arcore. E’ la versione scanzonata del “centralismo democratico” d’antan che non ammetteva critiche all’indirizzo del capo. C’è poi il fulminante “gattopardo democristiano” con cui Bossi apostrofa Fini e che la dice lunga sull’aria pesante che si respira mentre va in scena il duello rusticano tra le opposte fazioni della destra. Ci si potrebbe anche divertire se il paese non fosse nelle condizioni in cui si trova a causa della latitanza di chi ha scordato l'unica ragione per la quale è stato eletto: il governo dell'Italia, il buon governo.

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