Perde il governo vince chi lavora: cambia l’arbitrato

Liti e assenze alla Camera nella maggioranza, così passa la tutela sulle controversie future

Lavoro, vittoria del PD

Devono essere i lavoratori a poter scegliere, caso per caso, se ricorrere alla giustizia ordinaria o all’arbitrato. Oggi con 225 sì contro 224 no questo principio è tornato legge alla Camera, dove il Governo, che aveva espresso parere contrario, è stato battuto per un solo voto. Ma un voto che pesa eccome e premia la battaglia dell’opposizione del PD contro la revisione dell’arbitrato che riduceva le garanzie dei lavoratori. L'emendamento di cui è primo firmatario Cesare Damiano si riferisce all'articolo 31 del testo, apportando modifiche al nono comma dell'articolo 9. Laddove si affermava che “le commissioni di certificazione accertano l’effettiva volontà delle parti di devolvere ad arbitri le controversie che dovessero insorgere in relazione al rapporto di lavoro”, il testo dell'emendamento prevede che la norma riguardi le controversie “insorte”, non quelle che “dovessero insorgere”. Sembra poco ma così ogni lavoratore potrà o meno scegliere l'arbitrato solo dopo che la controversia sarà sorta e non all'inizio del suo rapporto di lavoro. Era un aspetto non modificato nel nuovo testo messo a punto dopo il rinvio alle Camere del provvedimento da parte del presidente della Repubblica.

Cesare Damiano, capogruppo del Pd nella commissione Lavoro della Camera, è soddisfatto per la vittoria del PD, ma soprattutto “per il passo avanti per i diritti dei lavoratori. Abbiamo dato un serio colpo all’impianto del provvedimento del governo in materia di arbitrato che, di fatto, imponeva ai lavoratori un'unica e definitiva scelta all’inizio del rapporto di lavoro”.

Pier Luigi Bersani, segretario del Partito Democratico, riferendosi alla conta tra deputati che stanno con Berlusconi e quelli che stanno con Fini commenta: “Non so se si sono estesi i finiani…” e aggiunge: “Viene quasi da augurarsi che qualcuno avesse compreso bene la portata della questione: il nostro emendamento era nel solco delle indicazioni del presidente della Repubblica. Direi quasi un omaggio”.
Ma intanto in aula la maggioranza litiga: Giancarlo Lehner accusa i finiani di aver teso una trappola al momento del voto dato che il gruppo guidato da Fabrizio Cicchitto registra solo 174 votanti. Ma è in missione e quindi assente lo stesso Cicchitto…
Gli assenti sono 95, un terzo del totale, e di questi 50 sono assenti non giustificati mentre 45 sono in missione. Dei 50 che non hanno partecipato al voto senza essere in missione, fa parte un nutrita pattuglia di deputati cosiddetti finiani: scorrendo il tabulato della camera si leggono i nomi di Italo Bocchino, Fabio Granata, Carmelo Briguglio, Flavia Perina ed Enzo Raisi.
Roberto Menia, Angela Napoli, Silvano Moffa e il ministro Andrea Ronchi sono invece assenti perché in missione. Dario Franceschini, presidente dei deputati PD, commenta le molte assenze nelle file della maggioranza, che hanno inciso sull’esito finale del voto: “Ho una certa esperienza parlamentare: quasi 100 deputati assenti di maggioranza su una norma cosi importante non sono mai un caso. In realtà, la maggioranza è sempre più dilaniata politicamente e si comincia a vederne le conseguenze sul piano parlamentare.”

Poi fa notare come l’emendamento, anche se costituito da poche parole, è rilevante soprattutto nel merito dato che “ha corretto radicalmente le norme sull'arbitrato che non potrà più essere usato come condizione imposta ai lavoratori al momento dell'assunzione ma diventa una facoltà per risolvere controversie già insorte. Dato che il ministro e il governo, nel patetico tentativo di minimizzare la sconfitta di oggi hanno detto che l'emendamento del Pd non ha cambiato il senso della norma, si impegnino a non modificare il testo al Senato”. Intanto dopo lo scivolone della maggioranza, l’Aula ha approvato la richiesta del relatore Guliano Cazzola di accantonare l’articolo 31. In serata, comunque i deputati hanno approvato tutti gli articoli del disegno di legge collegato sul lavoro. L'ultimo dei 50 a essere votato è stato l'articolo 31 (conciliazione e arbitrato), modificato dal Pd. Il voto finale sul provvedimento è in programma giovedì dopo le dichiarazioni di voto, fissate alle 9,30. Il testo dovrà poi passare al Senato.

Per Tiziano Treu, vicepresidente della commissione Lavoro del PD, ” ora, finalmente, una parte della maggioranza ha riconosciuto le nostre buone ragioni. Invito Pdl e Lega a riflettere prima di approvare norme sospette e azzardate in una materia tanto delicata anche perché la maggioranza mostra segni di disorientamento. Lo abbiamo visto al Senato sul Ddl sulla professione forense ed ora alla Camera. L'emendamento approvato contro la volontà del governo – aggiunge Treu – dà risposta a un rilievo preciso del Presidente Napolitano il quale ha raccomandato le Camere di garantire l'effettiva volontà delle parti di ricorrere all'arbitro. Questa volontà è effettivamente rispettata se si decide di usare l'arbitrato solo a fronte di controversie già in atto e non rispetto a controversie future”.

Anche la senatrice del Pd Rita Ghedini, componente della Commissione Lavoro insiste su questo: “L'emendamento impedisce di certificare clausole compromissorie su vertenze future, impedendo di fatto che al di fuori di accordi sanciti dalla contrattazione collettiva, il lavoratore sia lasciato solo a decidere all'inizio del rapporto di lavoro di quali strumenti avvalersi per la tutela dei propri diritti”.

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